Lettere di Lodovico Ariosto. Lodovico Ariosto
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Alfonso I, che in parte abbiamo imparato a conoscere, nacque il 21 luglio 1476 da Ercole I ed Eleonora d'Aragona. «Fu piuttosto maninconico e severo che lieto e giocondo.... si dilettò d'aver cognizione di tutte quelle cose che non solamente a S. Signoria, ma anco a private persone son convenienti.... e della maggior parte di quelle arti, che sono ad uso e necessità degli uomini, sapea più che mezzanamente parlare, e di molte eziandio di propria mano lavorare, non mediocre nè volgarmente; delle quali, sendo poi anco duca, si prese spasso ed esercizio.... Ebbe profondissimo giudicio di artiglieria, e fu inventore di nuove forme di essa a farle più comode e più perfette che fin al tempo suo state non erano; e fecene fare gran quantitade»[61]. l'imperatore Napoleone III conferma questo merito di Alfonso «nell'aver dato opera ad un'artiglieria stupendamente mobile ed efficace»[62], con riportare un brano delle Memorie di Fleurange, che in due armerie vide circa trecento grossi cannoni appartenenti al duca, ove dice «non trovarsi tra suoi maestri di getto chi operasse meglio di lui». E mostrossi pure appassionato ed esperto in adoperarli, come abbiam veduto alla battaglia di Ravenna, e come troviamo che fece all'espugnazione di Legnago, scrivendo il primo di giugno 1510 al fratello cardinale, ch'egli era diventato cannoniero vero, che i suoi cannoni tiravano benissimo con il diavolo da 35 a 40 colpi il giorno (risultato assai raro in que' tempi), e che se non avesse sentito affanno per la notizia allora giuntagli della pace conclusa dal papa coi Veneziani, rompendo la lega di Francia, mai sarebbe stato più contento (Doc. XI)[63].
Nel 1491 Alfonso si unì in matrimonio con Anna Sforza sorella del duca di Milano, e a festeggiare per tre giorni queste nozze in Ferrara fu ripetuta nella sera del 13 febbraio la commedia de' Menecmi di Plauto, «con tanto modo et gratia, che da tutti fu commendata.... e il fine della commedia fu, che essendosi riconosciuti Menechino et il fratello, e volendo ritornare con lui a casa, esso Menechino fece mettere alla crida tutti li soi beni, dicendo volerli dare per 1700 onze d'oro, con la moglie sopra il prezzo», come rileviamo da una lettera al duca di Milano scritta il giorno successivo da Ermes Maria Sforza e da Gio. Francesco Sanseverino i quali accompagnarono con altri 200 fra gentiluomini e cortigiani la sposa a Ferrara[64], e la sera dopo fu recitato anche l'Anfitrione tradotto da Plauto, con intermezzi in ambe le commedie di danze, canti ecc.
Anna Sforza morì di parto nel 1497 senza lasciar prole; e poichè Alfonso nell'agosto 1500, in cui Lucrezia Borgia restò vedova, non erasi ancora determinato a riprender moglie, Alessandro VI, che sempre pensava a più illustri nozze per la figliuola, incaricò il cardinale Ferrari modenese di scrivere al duca Ercole (18 febbraio 1501) e proporgli la mano di Lucrezia pel principe ereditario di Ferrara. Il duca se ne adontò e diede un assoluto rifiuto, essendosi altresì manifestata la maggior ripugnanza da parte di Alfonso e di tutta la famiglia d'Este. Ma il papa, ottenuto pure l'appoggio del re di Francia, insistette tanto col far conoscere i grandi vantaggi di tale unione e i danni che verrebbero dal ricusarla, che riescì a vincere la contrarietà del duca: il quale riguardando queste nozze come un ottimo affare di Stato, pose innanzi delle alte pretese, che vennero quasi tutte accettate.
Un corteo guidato dal cardinale Ippolito d'Este composto di un'eletta cavalcata di 500 persone per andare a pigliare la sposa uscì da Ferrara il 9 dicembre 1501 e giunse a Roma il 23 detto mese, accolto colle maggiori dimostrazioni d'onore. Roma era tutta in festa, avendo il papa ordinato che da quel dì incominciasse il carnevale, e ne' seguenti furono dati spettacoli intesi ad esaltare le due congiunte famiglie Borgia ed Este. Il penultimo giorno dell'anno fu ripetuta in Vaticano d'ordine del papa la cerimonia dell'anello che don Ferrante a nome del fratello pose in dito alla sposa, stando il papa sul trono e avendo intorno 13 cardinali e il figlio Cesare.
Lucrezia nel colmo della contentezza, dopo aver ottenuto dal papa quelle grazie che il duca Ercole fece chiedere col di lei mezzo[65], impaziente di abbandonar Roma, partì il 6 gennaio 1502 con un corteo da regina, accompagnata sino a porta del Popolo da tutti i cardinali, ambasciatori e magistrati, e giunse la sera del 31 detto mese al castello Bentivoglio sul bolognese a 20 miglia da Ferrara. Colà ebbe la grata sorpresa d'incontrarsi col marito Alfonso che le si presentò travestito, e trattenutosi alquanto con lei, ripartì nella stessa sera. La Borgia fece la sua solenne entrata il 2 febbraio in Ferrara ove le feste nuziali si protrassero con banchetti, balli e rappresentazioni teatrali per sei giorni[66], e fra i poeti che fecero omaggio de' loro versi alla sposa, anche l'Ariosto le offerse un epitalamio[67].
Quantunque Alfonso negasse fede alle turpitudini attribuite a Lucrezia, non poteva certo mostrarsi lieto, almeno in que' primi momenti, della bella moglie che tutti ammiravano, conoscendola pur sempre di fama assai compromessa per aver avuto due altri mariti: il primo (Giovanni Sforza signore di Pesaro) disgiunto da lei per imaginaria ed estorta dichiarazione d'impotenza, ch'ella offerivasi convalidare con giuramento; il secondo (Alfonso d'Aragona duca di Bisceglie che l'avea fatta madre d'un figlio) fatto strangolare sul proprio letto dal duca Cesare, scacciando dalla stanza Lucrezia la quale non ebbe ardire di opporsi; e perciò le accoglienze della nuova famiglia di cui veniva a far parte, riescirono «a dire il vero fredde», come si espresse la marchesana Isabella d'Este, che inoltre scriveva a Francesco Gonzaga suo marito: «La Ecc. V. non mi abbia già invidia di non esser venuta a queste nozze, perchè sono di tanta freddura, ch'io ho invidia a chi sono rimasti a Mantova»[68]. Però i vantaggi grandi che accompagnarono cotesto matrimonio[69] fecero presto dimenticare la vita passata da Lucrezia in Roma ove fu ceco strumento della ferrea volontà del fratello e del padre.
Morto Ercole I il 25 gennaio 1505, Alfonso come figlio primogenito gli successe nel dominio. Abbiam veduto i supplizi coi quali inaugurò la sua salita al potere e l'odio implacabile che mantenne contro i fratelli, che sono indizio di violente natura e di pessimo cuore: i fatti che veniamo narrando mostreranno altre colpe.
— Il poeta Ercole Strozzi, amico dell'Ariosto[70], era venuto in grande famigliarità e servitù con Lucrezia Borgia, che spesso lodò ne' suoi versi, per mezzo della quale sperava di poter conseguire il cappello cardinalizio: ma la notte del 6 giugno 1508 fu crudelmente assassinato e deposto morto, involto nel proprio mantello, davanti la casa che abitava[71]. Alla gelosia del duca per Lucrezia fu attribuita questa morte: però il Giovio, dicendola procurata da un personaggio di alto affare per motivo di Barbara Torello sposata di recente dallo Strozzi, e sapendosi altresì che la donna era amata e sollecitata dal duca[72], tutto induce a credere che l'assassinio venisse da lui ordinato, come ebbe a rimproverargli anche il papa, non essendosi pur fatta alcuna inquisizione per scoprire e castigare i colpevoli[73].
— Un notaro bolognese per certa causa che aveva in Argenta tra un famiglio di Ercole d'Este ed un balestriere per nome Gaione, li citò a Roma, sebbene