Augusto De Angelis: Tutti i Romanzi. Augusto De Angelis
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— Non ammetto neppure che mi si dica l’avvenire con le carte!
— Oh! signore! Ma non è per questo che io mi sono seduto. Volevo soltanto invitarvi a una piccola partita all’écarté. Potremmo, se voi credete, mettere per posta non più di una piastra egiziana ogni cinque punti. Libero ciascuno di noi di alzarsi e di smettere quando voglia.
Mi sono seduto, allora, di fronte a lui e gli ho detto:
— Nikola, vi darò cinque volte cinque piastre egiziane, il che porta il valore reale della mia offerta a un quarto di lira egiziana, se voi mi fate vedere come trarrete il re dalla manica della vostra redingote, quando le necessità del giuoco vi consiglieranno di farlo.
— Date – mi ha risposto, tendendo la mano – e vi mostrerò che non dalla manica lo traggo, ma dalla coda sinistra del mio abito, che io ho sempre cura di ripiegare sul ventre, quando mi seggo per giocare.
Mi sono ricordato, allora, che le forme assunte dalla Provvidenza divina per manifestarsi sono infinite, e gli ho rifilate le venticinque piastre. Avevo il mio piano, naturalmente, dacchè altrimenti non avrei stornato una parte dei miei fondi segreti, con tanta imprevidenza.
— Nikola Cripopoulo, è giunto il momento che io vi faccia una domanda diritta, una di quelle domande che decidono della vita di un uomo, così come il naso di Antonio decise della sorte di Cleopatra e gli ozi di Capua di quella di Annibale. Come vedete, mi attengo alle tradizioni volgari, e non discuto i testi.
Nikola mi guardò senza mostrare meraviglia di sorta e soltanto mi consigliò di farmi più sotto alle pareti delle cabine, per togliermi dai raggi cocenti del sole. Quindi aggiunse
— Non vi è domanda alla quale non si possa rispondere in modo tale, da far corrispondere il proprio interesse a quello del nostro interlocutore.
— Appunto, Nikola! E questo avviene per la medesima ragione per la quale non vi è interesse umano, che non combaci in certo momento con quello di un proprio simile. È una questione geometrica, sapete? È assolutamente erroneo e pericoloso prestar fede alla teoria delle parallele. Non vi sono parallele che non si incontrino, chè altrimenti non vi sarebbero scontri ferroviari, o mariti traditi che uccidono le proprie mogli.
— Io non approvo il marito tradito che uccide.
— Vedo che siete levantino, Nikola, e mi rallegro con me stesso, per non aver mai dubitato della vostra saggezza. Ma, dunque, ditemi: che cosa vi recate a fare ad Alessandria?
Nikola non esitò, non tergiversò, non ricorse alla sua abilità chiromantica; ma subito riprese:
— Mi reco a Alessandria, perchè ivi ho una clientela affezionata, una casa adatta, e la possibilità di predire l’avvenire ad almeno venti persone in un giorno, mentre mia moglie smercia le droghe infallibili ad almeno altrettante persone.
— Che cosa intendete, Nikola, per droghe infallibili?
— Quelle droghe che producono effetti tali da evitare che le speranze e i desideri dei clienti falliscano.
— Ebbene, Nikola, se io vi proponessi di mettere al mio servizio la vostra arte e quella di vostra moglie, per aiutarmi a condurre a buon fine la missione per la quale mi vedete viaggiare su questo piroscafo, in pieno agosto, con il termometro che segna 38 gradi all’ombra e circa 45 dentro le cabine di prima classe, che cosa direste?
— Che io viaggio in terza classe; ma che se mi rimborsate della differenza, si può trovare un terreno di accordo.
Il terreno di accordo fu trovato su quel ponte di prua e io sono sbarcato ad Alessandria d’Egitto con Nikola Cripopoulo al fianco, in redingote nera, cappello a staio con nastro rosso listato di blu e per valigia un sacco fatto con un tappeto di Smirne. Io, naturalmente, non ho che valigie di cuoio giallo, sulle quali le iniziali del mio attuale nome risplendono impresse in oro.
Non avevo ragione, dunque, di dirvi che mi ero incontrato con un tipo assai curioso, sul piroscafo che mi aveva portato ad Alessandria?
Ma questo è ancòra niente: vedrete che il bello viene poi e che non siete che al principio delle sorprese. Ma prima ditemi: siete convinti che la differenza tra la soddisfazione ottenuta e la soddisfazione cercata sia il pungolo che spinge verso la perfezione? Questo è il punto, sapete? E questa è la tesi fisiologica e psicologica, per amore della quale mi sono indotto a mettervi a parte delle mie avventure di agente segreto di una grande Potenza europea. Poichè queste mie avventure per complicate misteriose e allucinanti che siano, hanno un significato morale e soprattutto una ragione psicoanalitica, la quale, rendendole altamente esemplificative ed educatrici, mi ha impedito di farle restare più oltre sepolte tra i documenti di un qualsiasi archivio D di un qualsiasi Ministero degli Esteri di questo nostro mondo terreno, che ha sì una sua importanza egocentrica, ma che al postutto è soltanto una piccolissima infinitesimale parte del Cosmo visibile e più che mai di quello invisibile.
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2. La magia delle sette candele
Sono sceso al «Claridge». La via di Port Rosette è la via elegante, oltrechè storica, di Alessandria. Ma io m’infischio della storia di Egitto. Ho ben altre faccende per le mani. È esatto che io dica per le mani? Nel cervello, via, si fa per dire. Nikola mi ha accompagnato in auto sino alla porta dell’albergo. Poi ha voluto che io pagassi l’auto e lui ha preso una carrozza, per farsi condurre a casa. Abita sulla via di Ramleh; mi ha lasciato l’indirizzo; lo andrò a trovare nel pomeriggio. Stamane, ho da coordinare le idee. L’impresa che mi è stata commessa è ardua. Avrò da farmela con questi egiziani e per di più con un gruppo di russi, che stanno per arrivare. C’è di mezzo una certa storia di cotone ammassato, che il governo egiziano vorrebbe vendere ai russi e che io dovrei non far vendere. E poi altre storie anche. Due principesse, qualche ministro, molti uomini di industria e di commercio. Il tutto inasprito dalla minaccia bolscevica. Se la mia buona stella non mi avesse fatto incontrare Nikola Cripopoulo, il mio compito sarebbe stato ben più difficile! Adesso, però, come mi servirò di Nikola? Confesso che non lo so ancòra. Ma ho subito compreso che era l’uomo adatto. Un chiromante è un uomo che fa per mestiere quello che tutti gli altri uomini fanno nascostamente, ben guardandosi dal confessarlo: fa il ciarlatano. E gli altri gli credono, appunto perchè lo dice. La sua forza è incontestabile. Inoltre, il breve commercio avuto per due giorni e mezzo di navigazione con Nikola, mi ha rivelato molte altre sue virtù. Non mi meraviglierei punto che egli sapesse persino essere onesto, in certi casi e con la dovuta moderazione. E poi c’è la moglie. È una egiziana, mi ha detto Nikola, proprio nata in un harem quando gli harem erano una cosa seria. Questo è un merito. Oggi le egiziane che nascono negli harem sono rarissime. O se anche vi nascono, sono state concepite altrove, magari in un albergo. A nessuno può sfuggire l’importanza di aver sottomano un’egiziana, che conosca l’uso sagace del kohl, e che sappia fare a modino gli scongiuri necessari a tener lontani gli afrit1 , ed alla quale siano familiari altre pratiche misteriose, quali quella di non fare il bagno che