La Sua Omega Insolente. Kristen Strassel

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La Sua Omega Insolente - Kristen Strassel

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se avessero intuito i sogni di rivoluzione che non avevano nulla a che fare con il Re o la sua corte, si sarebbero assicurati di stroncarli sul nascere.

      «Farò tutto il possibile per riportarlo a casa.» L’abbracciai velocemente, ma non avevo il tempo di restare e confortarla.

      Dovevo lavorare con Dagger. Per quanto sperassi che Rielle ci rivelasse i segreti dei Reali, dovevo far sapere a lui i nostri.

      Non c’era modo di vincere questa guerra se io e lui non fossimo rimasti uniti.

      Tre

      Dagger

      Caricai un altro contenitore di provviste nella piccola stiva dell’Humvee elettrico. Volevo partire all’alba e il cielo si stava già schiarendo. Re Adalai aveva insistito che portassi con me un gruppo di uomini, e gli avevo fornito un elenco di alcuni dei più bravi nell’attività di spionaggio. Senza dubbio avrebbe mandato in missione i migliori, dato che era così importante per la sua Regina, ma se non lo avesse fatto... beh, non avrebbe avuto importanza. Avrei trovato una cazzo di soluzione.

      Tornando all’armeria, caricai fucili e munizioni. Ero già armato fino ai denti, come un qualsiasi altro giorno, ma non faceva mai male avere qualcosa in più. Soprattutto visto che avrei potuto scontrarmi con bestie che erano sessanta centimetri più alte di me.

      Tornando al veicolo, i primi accenni di sole iniziarono a fare capolino dalle mura della città, e i rumori del risveglio di Luxoria trasformarono i suoni della mattina tranquilla in un sordo ronzio. Gli uomini si stavano radunando vicino al castello per prepararsi al nostro viaggio. Era un piccolo esercito, per lo più composto da beta, che riuscivano a entrare facilmente in posti in cui noi Alfa non eravamo i benvenuti.

      Mi avvicinai al gruppo, sorpreso di trovare Cassian tra gli uomini. Era il Sovrintendente dei Confini Occidentali. Aveva un esercito tutto suo da comandare. Perché Adalai lo avrebbe dovuto mandare con me?

      Cassian incrociò il mio sguardo mentre caricavo le armi sull’Humvee. Si avvicinò, più cupo del normale.

      «Il Re ti ha mandato a tenermi d’occhio?»

      Lucidò una mela sui suoi pantaloni di pelle, e lo scricchiolio del morso che le diede risuonò nella calma mattutina. «Qualcosa del genere.»

      Feci un sorrisetto. «Chi l’avrebbe mai detto. I potenti cadono molto in basso quando una femmina li tiene per le palle.»

      Cassian inarcò un sopracciglio. «Non credo che lo tenga per le palle. Il Re è accoppiato. Legato. Un vero legame come qui non se ne vedeva da molto tempo. Penso che la Regina Zelene abbia conquistato il suo cuore.»

      «Il suo cuore.»

      «Sì. Quella cosa che ti batte nel petto. Boom, boom. Boom, boom

      Mi accigliai. «Ho presente, grazie.»

      Cassian si raddrizzò, fissando oltre la mia spalla, e io mi voltai per vedere cosa aveva attirato la sua attenzione. Due omega si stavano dirigendo verso di noi. Le riconobbi entrambe. Charolet, che ora era una delle dame della Regina, e l’unica omega che sicuramente non mi aspettavo di vedere di nuovo prima di partire.

      Tavia.

      Nessuna delle due indossava un abbigliamento adatto al castello. Invece indossavano... indumenti militari?

      Il mio lupo interiore sobbalzò in segno di avvertimento quando le due omega si fermarono accanto al veicolo. Non riuscivo a staccare gli occhi da Tavia e dal bagliore che sembrava permanentemente inciso sul suo volto.

      «Cosa ci fate qui?» chiesi.

      «Siamo qui per prendere servizio, Signore.» Il tono di Tavia fu tutt’altro che rispettoso, ma non fu quello a darmi più fastidio.

      «Il vostro posto è al castello» dissi, allontanandomi per finire di caricare.

      Lei mi seguì. Come l’altra omega. E Cassian.

      «Non questa volta» ribatté Tavia. «Verremo con voi a dare la caccia agli umani.»

      Il mio sguardo si fissò nel suo. «Devi passare sul mio cadavere prima di farlo.»

      Inclinò la testa di lato. «Passare sul tuo cadavere. Sì. Che bella espressione che hai utilizzato.» Schiarendosi la gola, fece un gesto verso la sua amica. «Conosci già Charolet, vero?» La femmina in questione annuì con decisione. Sembrava un soldato, anche se stava solo giocando a travestirsi. «Potresti averla già vista combattere in prima linea, ma dubito che conoscessi il suo nome.»

      La frecciatina non mi sfuggì. Pensava che non mi importasse nulla delle persone che ero incaricato di sovrintendere. Che non sapessi nulla della loro lotta. Aveva torto, ma non glielo avrei detto. Perché tutto quello che pensavo di sapere su di loro non compensava il fatto che avevo reso la loro esistenza un inferno.

      Scossi la testa e continuai a camminare. «Ho già il mio esercito, e non mi serve nessun altro. Siete entrambe congedate.»

      Tavia rise di gusto. «Congedate? No, scusa, Lord Da… voglio dire Dagger. Re Adalai ha deciso che l’esercito dovesse essere formato anche da omega. Quindi eccoci qua. Io e Charolet.»

      Il Re non mi aveva detto niente di tutto ciò.

      «Non è necessario» mormorai.

      Si avvicinò, come se volesse condividere un segreto con me. «Non hai più la facoltà di decidere cosa sia necessario o no. Verremo con te a dare la caccia agli umani e troveremo i membri scomparsi del nostro popolo.»

      Guardai Cassian, che aveva smesso di mangiare la mela. Nascondeva la sua sorpresa meglio di me.

      «Potrebbero essere utili» convenne. «Potrebbero saperne più di noi, sui mutanti. Li conoscevano da prima che gli umani riuscissero a prenderli.»

      Tavia fece un cenno col mento verso Cassian. «Ascolta questo qua. È intelligente.»

      Questo qua? mimò Cassian con la bocca, sbalordito. Prima dell’abolizione della Divisione, un omega sarebbe stato brutalmente punito per essersi rivolto a un Alfa in quel modo. Soprattutto a uno che apparteneva alla stirpe dei Reali.

      «Tu invece sei un’insolente» ribattei. «Faresti bene a stare attenta a come ti rivolgi a un Alfa.»

      Tavia strinse gli occhi azzurri, e il fatto che non indietreggiasse me lo fece venire duro. Merda. Non era così che doveva andare. Un Alfa chiedeva sottomissione, ma io ero eccitato dal suo atteggiamento di sfida.

      «È una minaccia?» Si avvicinò finché i nostri petti quasi si toccarono, fissandomi come un piccolo pezzo di dinamite che avrebbe potuto esplodere da un momento all’altro.

      L’animale in me voleva farla esplodere. Far sì che mi odiasse ancora di più.

      «Non è una minaccia, peperina» ringhiai a bassa voce. «Un consiglio

      «Oh. Bene. In tal caso, no grazie. Parlerò come voglio, ora che sono libera di farlo.»

      Charolet

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