La Sua Omega Insolente. Kristen Strassel

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La Sua Omega Insolente - Kristen Strassel

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lo sguardo, e quel sudore colò freddo sotto la mia giacca. Non potevo lasciargli pensare di avere alcun effetto su di me. «L’unica cosa che mi interessa sapere è se gli omega all’interno di questo camion mi sono fedeli. Voi combatterete per me? Posso fidarmi?»

      Avevo detto che non avrei mai riposto la mia fiducia negli Alfa. Ma fuori nel deserto, in quella carovana, era diverso.

      Non stavo combattendo per lui, mi dissi. Stavo combattendo per tutti i miei amici scomparsi. E per i lupi che erano stati trasformati in mostri. In modo che potessero trovare un po’ di pace.

      Annuii.

      «Nell’esercito lavoriamo insieme, come una squadra. Combatti per l’uomo che hai accanto, e lui, in cambio, combatte per te. Essere divisi è una debolezza.»

      «Credi che non lo sappia?» sospirai, ma poi feci calare la maschera. Non dovevo fargli capire il resto, che la debolezza equivaleva alla morte. «Di recente è stato rapito un altro omega. L’ho scoperto solo ieri sera. Stanno ancora catturando omega dalle Badlands.»

      Dagger deglutì a fatica. Quella era una nuova informazione, e non avrei dovuto coglierlo alla sprovvista in quel modo. In un mondo perfetto, avrei seguito il protocollo. Ma stavo imparando le regole del mio nuovo ruolo man mano che procedevo. Quelle vecchie non avevano funzionato.

      «Lo faremo sapere alle truppe in città.» Si voltò di nuovo e innestò la marcia. Per quanto lo riguardava, quella conversazione era finita.

      Ma non per me. «Chi controlla le Badlands, adesso?»

      Lui scosse la testa. «Forse avresti dovuto restare indietro.»

      Quindi non ne aveva idea, ma non era suo compito fare domande al Re, solo eseguire i suoi ordini. Adalai non gli diceva tutto. Dagger non era a conoscenza che io e Charolet saremmo arrivate. Il fatto che in realtà ci fosse un piano in atto per vegliare sulla nostra casa mi diede un po’ di conforto.

      «Confido che mia sorella faccia la cosa giusta per la nostra gente» dissi. Adesso la conversazione era finita.

      Sprofondai nel sedile, ma non mi rilassai. Continuavo a pensare di aver visto la città umana comparire all’orizzonte, ma era solo un miraggio, mi spiegò uno dei soldati beta. Il deserto giocava brutti scherzi quando ci si rimaneva troppo a lungo. Apprezzavo il fatto che il beta al mio fianco avesse accettato il mio ruolo nella missione, senza rinfacciarmi di essere lì a causa mia. La maggior parte di loro erano persone decenti, sebbene compiacenti.

      Ma all’interno del mio corpo la mia lupa stava ringhiando. Era diventata impaziente, e moriva dalla voglia di combattere.

      Non era un buon segno.

      In lontananza, travi d’acciaio si alzavano dalla sabbia. Il riflesso del sole le faceva sembrare un incendio, e ci dirigemmo verso di esse. Man mano che ci avvicinavamo, quegli oggetti divennero più chiari. Reali.

      Il cuore mi balzò in gola. Presentarsi alla fortezza umana senza preavviso poteva essere la procedura operativa standard per i Reali e il loro esercito, ma in quanto omega... noi saremmo andate lì solo in qualità di prigioniere. E quelli che sopravvivevano non se ne andavano come erano arrivati. Nelle Badlands conoscevo le regole, ma non avevo idea di come comportarmi, in quel momento.

      Tutti uscirono dai veicoli. Scivolai fuori dal sedile e aspettai Charolet. Fu l’ultima a scendere. I suoi occhi scuri erano spalancati e le labbra aperte.

      Le offrii la mano per aiutarla a smontare. «Zelene li ucciderà se ci succede qualcosa» le sussurrai all’orecchio.

      Non rispose subito, valutando invece Dagger e Cassian. Il suo sguardo indugiò ancora un po’ sul secondo. «Cosa succede se entriamo in calore?» mi chiese.

      Merda. Erano successe così tante cose, dopo il calore di Zelene, che me ne ero completamente dimenticata. E, con la fine della Divisione, non mi sentivo più così vulnerabile. Avevo dimenticato di preoccuparmi per l’inevitabile flusso ormonale che ci avrebbe messe in pericolo. Vivere insieme in quella minuscola baracca aveva coordinato i calori di tutte noi. Zelene non era sempre la prima a sperimentarlo, e spesso si creava un vero e proprio effetto domino.

      E se stare vicino agli Alfa lo avesse fatto scattare... la mia lupa si contorse dentro di me. «Il tuo sta arrivando?»

      «Non ancora.»

      Sospirai. «Faremo come abbiamo sempre fatto. Ci proteggeremo a vicenda.»

      Lei riuscì a sorridere, ma non durò a lungo.

      «Tavia. Charolet» abbaiò Dagger. «Se volete far parte di questa missione, farete meglio a stare al passo con i soldati esperti e venire a sentire.»

      Gemetti, ma ci unimmo al gruppo davanti al veicolo.

      «Metteremo in atto un approccio pacifico» disse Dagger, e a quelle parole mi venne voglia di protestare. Gli umani avevano trasformato i nostri amici, i nostri familiari, in mutanti. Se non fossero stati abbastanza fortunati da morire nella trasformazione, ovvio. Ma poi, continuando ad ascoltare, capii per la prima volta che Dagger era davvero dalla nostra parte. «Non date per scontato che qualcuno sia andato troppo oltre per essere salvato, se è ancora vivo. Abbiamo un team addestrato di medici, e un camion pieno di attrezzature. Una volta valutata la situazione, vi verrà assegnato un compito. Prenderete ordini solo da me o da Cassian.»

      «Quella non è la sorella della Regina?» chiese qualcuno dietro di me, ridacchiando. «Ha un rango più alto del tuo.»

      Dagger lo guardò torvo. «Gli ordini provengono solo dai Comandanti Alfa.» Nessuno gli ricordò che quello non era più il suo titolo.

      Cassian iniziò a camminare e i soldati lo seguirono. Tutti tranne Dagger. Charolet mi strinse la mano quando iniziammo a muoverci. Chiunque l’avesse notato, avrebbe pensato che fosse una manifestazione di unità o di paura.

      «Voi due.» Dagger ci stava aspettando. Charolet e io ci fermammo di colpo. Senza nessuno come testimone, Dagger si sarebbe potuto inventare qualsiasi storia per giustificare che due omega non erano tornate. «Non allontanatevi da me.»

      «Mai» promise Charolet.

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