Cuori Maledetti. Amy Blankenship

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Cuori Maledetti - Amy Blankenship

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emozione: per lui quei demoni contavano molto meno dei cani, e non gliene fregava niente se venivano uccisi. Anzi, a volte provava un desiderio selvaggio di ucciderli con le sue stesse mani, quando quegli stronzi sfuggivano al suo controllo e ferivano un essere umano…o peggio.

      Sentendo un’ondata di energia intorno a lui, voltò la testa e vide una ragazza che scendeva da un taxi che si era fermato davanti alla scuola. Tama sorrise, quando capì che quella era Kyoko. Aveva lunghi capelli ramati a boccoli larghi e morbidi che le rimbalzavano lievemente sulle spalle, mentre camminava. Una parte era acconciata in una coda di cavallo molto alta, mentre il resto della chioma era libero e fluente. Lei lo guardò distrattamente, con i suoi luminosi occhi color smeraldo, poi distolse rapidamente lo sguardo come se fosse nervosa.

      Hyakuhei si mantenne nascosto mentre si avvicinava a loro. Il solo rivederla gli faceva battere pazzamente il cuore e di colpo la desiderò disperatamente. Sentì che anche il cuore di Tama aveva preso a battere con furia, non appena l’aveva riconosciuta, e la voce del ragazzo che gli chiedeva telepaticamente: “E’ lei, vero?”

      “Sì.” rispose lui in un sussurro, mentre i vecchi ricordi gli affollavano la mente, riprendendo a tormentarlo.

      “È ora di dare il nostro Benvenuto ai guardiani.”

      Tama sorrise con malvagità, poi allungò una mano dietro le spalle e ne tirò fuori una vedova nera che appoggio sul muro accanto a lui. Guardò Hyakuhei carezzare quasi con tenerezza quel pericolosissimo aracnide velenoso, come se non fosse un portatore di morte ma un cucciolo indifeso. Quando la luce del sole proiettò sul muro l’ombra del ragno, i suoi occhi si fecero rosso sangue.

      *****

      Kyoko era macerata dall’ansia, mentre entrava nell’Istituto. Aveva la pessima sensazione che qualcuno la stesse osservando, e le si drizzarono i peli sulle braccia. Quel posto non assomigliava per niente alla scuola che aveva frequentato fino a quel momento. I ragazzi sembravano liberi di fare tutto quello che gli pareva, fumare, pomiciare…e proprio davanti alla scuola. Inoltre, i vestiti che indossava la facevano sentire…una provinciale.

      Al culmine del nervosismo appoggiò la mano sul portone, combattendo contro la forte tentazione di fuggire di corsa da lì. Lanciò un’occhiata agli alunni che si affollavano all’entrata, e il suo sguardo si posò sul ragazzo solitario che aveva già notato scendendo dal taxi. I loro sguardi si erano incrociati, e a quanto pare lui non aveva smesso di fissarla. Era più alto di lei, ma doveva avere più o meno la sua stessa età, e aveva un fisico mozzafiato che i vestiti orrendi da skater che indossava non riuscivano a mortificare.

      Ebbe la sensazione che fosse bello e tenebroso, quindi da evitare, eppure…le piaceva da matti. Ora che il sole si rifletteva nei suoi occhi le sembrò che i suoi occhi, prima neri, fossero diventati improvvisamente verde smeraldo. Pensando che si trattasse di uno scherzo della sua immaginazione, Kyoko voltò lo sguardo e sospirò, perché era ormai ora di entrare.

      A occhi bassi, per non dare retta a nessuno, si precipitò verso l’ufficio con le porte a vetri con su scritto SEGRETERIA. Con la coda dell’occhio, notò un drappello di ragazze che scrutava dentro, eccitata, e ogni tanto qualcuna esclamava: “Ehi, è proprio bono!” oppure: “Mamma, che culo!” e via dicendo.

      Kyoko entrò nella stanza e, tra lo scontento generale, si richiuse le porte alle spalle. Tra gli impiegati, gli studenti in fila che aspettavano e i fax, là dentro c’era più chiasso che fuori. Si mise pazientemente in fila anche lei, e capitò dietro a un tizio, che sembrava molto nervoso.

      Arrivato il suo turno il ragazzo si mise a questionare con la segretaria, una mezza arpia, che a un certo punto gli sibilò, con noia: “Senti, non ho ancora avuto il tempo di controllare i fax, quindi siediti da qualche parte e aspetta fino a che non ti chiamo.”

      “So con sicurezza che i documenti e i programmi sono già arrivati, quindi basta solo andare a prenderli.” rispose Kyou, infastidito. Se quella megera avesse capito con chi stava parlando, sarebbe subito schizzata dalla sedia per accontentarlo. Invece, con riluttanza, la donna si mise lentamente a controllare i fax, e con lentezza ancora maggiore prese a stamparli.

      Kyoko fissò il ragazzo con curiosità e…non appena ebbe posato lo sguardo su di lui rimase a bocca aperta per lo stupore: cavolo, ecco perché quella folla di ragazze faceva capannello alla porta della segreteria! Aveva i capelli più lunghi che avesse mai visto su un ragazzo, ed erano bianco-argentei ... ma non come quelli di un vecchio, anzi, erano morbidi e vibranti! Indossava abiti di ottima fattura e dava l’impressione di essere un tipo con parecchi soldi, abituato a essere servito. Il sorriso che lanciò alla segretaria era assolutamente sprezzante, eppure sulla sua bocca appariva…incredibilmente sexy.

      Sembrava uno di quei modelli che faceva la pubblicità alla biancheria intima di Calvin Klein. Kyoko arrossì quando lui, presi i suoi documenti, si voltò e il suo sguardo si addolcì, come se avesse ascoltato i suoi pensieri. Lei fece un passo indietro, imbarazzata, e abbassò lo sguardo, quasi la moquette fosse più interessante di quel bonazzo. Poi si avvicinò alla segretaria.

      "Sei Kyoko Hogo?" quasi urlò la megera, non appena Kyoko le ebbe passato i suoi documenti.

      Kyoko arrossì, odiando sentirsi al centro dell’attenzione.

      "Ecco il tuo programma. - disse la donna porgendole dei fogli, ma con lo sguardo ancora puntato sul ragazzo di prima. - Per fortuna il tuo avvocato ci ha fornito i dati per il trasferimento una settimana fa, e non all’ultimo momento, come certa gente.” aggiunse con sarcasmo, e Kyoko capì immediatamente che la frecciatina era indirizzata al tipo che prima le stava davanti.

      "Auguri per la tua prima lezione, cara." le disse la donna con voce mielosa, indicandole precisamente dove andare - Diamine, non ci posso credere! Sei nuovi trasferimenti in un solo giorno!” la sentì poi brontolare Kyoko, mentre si avviava alla porta.

      Rimase stranita, quando si accorse che qualcuno si era precipitato alla porta, e l’aveva aperta per lei. Non ebbe nemmeno il coraggio di guardare in faccia chi le aveva usato quella gentilezza, mormorò semplicemente un “Grazie.” e fuggì via.

      Tornò nel corridoio e ci vollero parecchi minuti e diversi metri di distanza dalla folla di ragazze eccitate, prima di riprendere il controllo. Diede un’occhiata al biglietto con il numero della sua aula e si trovò ad una biforcazione del corridoio: “Perfetto! E ora da che parte devo andare per trovare l’aula 101?” pensò.

      "Su per le scale, la prima porta a sinistra." rispose Tasuki, allungando il collo alle sue spalle e lanciando un’occhiata ai fogli che Kyoko aveva in mano. "Hey! Siamo nella stessa classe!” esultò lui, con un sorrisetto innocente. Poi passò all’assalto: “Ciao, sei nuova? Sai, ti ho vista in segreteria e ho pensato che ti servisse una mano…” Le tese la mano: “Io sono Tasuki, e tu?”

      Kyoko non poté fare a meno do sorridergli, mentre gli stringeva quella mano calda e forte. Ebbe la strana sensazione di conoscerlo già, poi sbatté le palpebre e scrollò le spalle: era impossibile. Era più che sicura di non averlo mai visto prima.

      Quel tizio aveva una massa di capelli corvini che a tratti assumevano un particolare riflesso blu, prima di cascargli morbidi sulle spalle. Kyoko notò che a un orecchio portava un pendaglio a forma di croce, nello stile di una rock band anni '80. Alla sua vecchia scuola una sua compagna di classe aveva avuto parecchi guai, solo perché aveva affisso ai muri un volantino di una band live.

      "Ciao, io mi chiamo Kyoko."

      "E io sono lo sbadato della scuola! - ridacchiò Tasuki, mentre la guidava per le scale - Ma oggi sfateremo questa cosa e dimostrerò a tutti che non

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