Conquista Di Mezzanotte. Arial Burnz

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Conquista Di Mezzanotte - Arial Burnz

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sbirciò nella tazza, aggrottò la fronte, poi la restituì ad Amice. Stingendosi nelle spalle, sorrise e le porse il regalo incartato di Kehr. “Bene, visto che ritornerà per diventare il mio vero amore, dalle questo.” Finalmente Amice distolse l'attenzione dallo studio delle tazze di tè e guardò il pacchetto. “Se ne è andata così in fretta, che ha dimenticato di prendere il suo fardel.” Broderick scosse la testa, poi si voltò e ritornò nella tenda. Amice restò seduta, sorridendo e continuando a leggere le foglie di tè.

      Davina si aggrappò al fianco del carrozzone, con la bocca ancora spalancata. Visto che Broderick se ne era andato, Rosselyn si fece avanti, si scusò rapidamente e recuperò il coltello da stivale incartato. Poi sospinse Davina lontano dal carrozzone e, quando furono fuori portata d'orecchio, parlò. “Cosa hanno detto? Sembravi pronta a svenire!”

      Davina inciampò in avanti come in trance, con la bocca aperta e il corpo intorpidito. Un sorriso molto debole le apparve sulle labbra.

      Capitolo 2

      Stewart Glen, Scozia—Estate 1513—Otto anni dopo

      “Ti prego di perdonare mio figlio, Parlan.”

      Davina Stewart-Russell si bloccò al suono della voce di suo suocero e si fermò sulla soglia che stava per varcare, per entrare nel salotto della sua casa d'infanzia. Un rapido sguardo nella stanza, prima di tornare a nascondersi, le concesse l'istante di cui aveva bisogno per vedere la scena. Suo padre Parlan era in piedi davanti al camino di pietra costruito con le rocce frastagliate della zona, con le braccia conserte e la schiena rivolta verso la stanza. Munro, suo suocero, era fermo alla destra del camino, con le mani strette e posate sull'elsa della spada, e si rivolgeva a padre di Davina. Suo marito Ian si teneva indietro, tra i due uomini, con la testa bassa e le spalle piegate, in un atteggiamento di sottomissione molto insolito. Tutti loro rivolgevano la schiena a Davina, quindi non la videro avvicinarsi né ritrarsi velocemente. Facendo capolino dalla soglia e restando nascosta dietro la porta leggermente socchiusa, sbirciò tra le fessure dei cardini.

      Munro continuava la sua supplica a vantaggio del figlio, parlando come se Ian non si trovasse nella stanza. “Ne abbiamo discusso a lungo tu ed io: questa posizione di responsabilità non è molto adatta a Ian. Apprezzo la tua pazienza e la tua disponibilità a lavorare con me, per sistemare la sua posizione come marito e padre.”

      “Non farò alcuno sforzo di presentarlo ai miei contatti reali, se non darà prova di essere maturo.” Parlan si voltò verso Munro ed incrociò le braccia sul petto nell'atteggiamento che Davina conosceva molto bene e che dimostrava la sua determinazione su quella faccenda. “E faresti bene a chiudergli i forzieri. Come ben sai, ha già attinto alla dote di Davina.”

      “Sì, Parlan. Io...”

      “Per favore, padre!” protestò Ian.

      “Tieni a freno la lingua, ragazzo, o te la taglio!” Munro fulminò il figlio con lo sguardo, finché non abbassò la testa.

      Il cuore martellante di Davina la lasciò senza fiato per la paura di essere scoperta e per la rara visione di suo marito così sottomesso. Rischiò quasi di svenire per quel misto di eccitazione e trepidazione che crescevano dentro di lei. Quante volte suo marito l'aveva fatta sentire in quello stesso modo? Quante volte l'aveva zittita con mano pesante? Vedere Ian sottomesso ad un'altra autorità le fece venire voglia di applaudire. Eppure, le sue membra tremavano al pensiero che Ian potesse scoprirla mentre assisteva a quel momento e si godeva la propria vittoria privata sulla sua disciplina. Si sforzò di rimanere una spettatrice silenziosa.

      Parlan aggrottò la fronte pensieroso, osservando Ian e Munro. Quando quest'ultimo sembrò sicuro che il figlio sarebbe rimasto zitto, rivolse di nuovo l'attenzione verso Parlan. “Temo che tu abbia ragione, Parlan. Avevo sperato che limitasse le spese, e vorrei poter dire dove finisce tutto questo denaro...” Fulminò il figlio con lo sguardo. “Ma sono d'accordo con quello che suggerisci di fare.”

      “Ho provato, padre!” esclamò Ian. “Non ho dato prova di essere un marito migliore?”

      Munro fece un passo avanti e schiaffeggiò il figlio con il dorso della mano, facendo piegare la testa di Ian su un lato e spargendo sangue sul pavimento di pietra. La coscienza di Davina provò un lieve senso di colpa, perché lei stava godendo della situazione del marito. Nello stesso tempo, si chiese cosa lui potesse intendere con “un marito migliore.” Semmai, Ian era diventato più brutale negli ultimi quattro mesi, più o meno. Pensava che imporre una disciplina più severa alla moglie fosse la qualità di un marito saggio? Munro sollevò il pugno e Ian si fece scudo contro un altro colpo.

      “Basta!” abbaiò Parlan. “Ora posso vedere da chi ha imparato tuo figlio la sua idea di disciplina.”

      Munro si raddrizzò in tutta la sua altezza, spingendo il petto in fuori in segno di sfida. “La disciplina severa è l'unica cosa a cui darà ascolto, Parlan. Puoi fidarti di me.”

      “Potrà anche essere così, visto che io non conosco tuo figlio abbastanza bene, ma conosco Davina e quel tipo di punizione non è necessaria per lei. Anche se può essere piuttosto drammatica, è una donna ragionevole, con la quale si può parlare. Capisco che un uomo abbia il diritto di fare quello che vuole con la propria moglie e che ad alcune donne sia necessario insegnare la disciplina con un po' di forza, ma non è il caso di mia figlia.”

      Davina si sforzò di vedere attraverso le lacrime che le avevano riempito gli occhi per la difesa di suo padre. Non si era resa conto che suo padre sapesse tutto. L'orgoglio e il sollievo che le gonfiarono il petto le avrebbero sicuramente spezzato la cassa toracica!

      “Abbiamo stipulato questo contratto matrimoniale a vantaggio di entrambi,” continuò Parlan. “Visto che io sono il cugino di secondo grado del re Giacomo, ciò vi offre legami importanti. I Russell hanno ricchezze da investire ed opportunità di affari per me e mio figlio Kehr.” Si avvicinò a Munro con occhi minacciosi e la voce ridotta ad un sussurro, perciò Davina ebbe qualche difficoltà a sentirlo. “Ma non ho contrattato la brutalità contro mia figlia, in questo scambio.”

      Munro guardò il figlio in cagnesco. “Parlan, di prego di nuovo di perdonare mio figlio.” Si voltò verso il padre di Davina, con un atteggiamento più contrito. “E ti imploro di perdonare anche me, per qualsiasi cosa io possa aver fatto per contribuire all'eccessivo zelo di mio figlio nei suoi doveri coniugali.”

      Un brivido attraversò Davina. Anche se Munro sembrava sincero- e l'espressione di consenso sul viso di suo padre indicava che lui credeva al suocero di Davina- Ian assumeva troppo spesso quello stesso tono di finta umiltà. Tuttavia, quell'umiltà si rivelava sempre come una maschera elaborata. Persino le sue parole dimostravano che non pensava di essere in difetto: “Qualsiasi cosa io possa aver fatto...” Nei quattordici mesi da quando Davina e Ian si erano sposati, lei aveva imparato che quei segni velati miravano ad attirare la comprensione e l'arrendevolezza, ma in verità erano indici della verità dietro la facciata.

      Munro rivolse i suoi occhi penetranti verso Ian, continuando a parlare. “Per dimostrarti i miei sforzi di sistemare le cose, Parlan, farò proprio come suggerisci e chiuderò i forzieri a mio figlio.” Un lieve accenno di soddisfatta compiacenza si diffuse nei lineamenti di Munro, per la propria posizione di potere sul figlio. Davina notò facilmente che il corpo di Ian stava tremando di rabbia repressa, con le mani strette a pugno dietro la schiena. Fu colta da un terribile presentimento, come se l'acqua ghiacciata di una corrente invernale la facesse sprofondare in una profonda oscurità. Sarebbe diventata sicuramente l'oggetto della frustrazione del marito, una volta rimasti soli e ritornati nella loro fredda dimora.

      Aggrappati a quell'immagine di forza, canticchiò Davina

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