La plebe, parte II. Bersezio Vittorio

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La plebe, parte II - Bersezio Vittorio

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style="font-size:15px;">      – Ah! Paolina: esclamò Maria, battendo le mani tutto lieta d'aver indovinato; la moglie di quell'Andrea.

      – Precisamente: disse il domestico: ora mi ricordo anch'io del nome.

      Giacomo si alzò da sedere.

      – E vuol parlare a mia moglie?

      – Sì signore.

      – Uhm! Gli è per domandare nuovi soccorsi… Tu farai quello che vuoi, Teresa, ma qualunque cosa tu le dia, gli è tanto che aggiungi a mantener i vizi di quell'ubbriacone di suo marito.

      – Giacomo! Mormorò la moglie con accento tra di supplicazione, tra di rimprovero.

      – Ti dico che ti lascio fare quello che vuoi: soggiunse vivamente il marito che comprese quella velata rampogna; ma le mie parole sono vere come il vangelo. Oh guarda, ne vuoi una prova? Tu le hai mandato vesti e biancherie non è molto tempo: ebbene io son sicuro che non hanno più nulla di nulla, nè la donna nè i bambini.

      E rivolgendosi al domestico:

      – Di' un po' tu; come la è vestita?

      – Oh a strappi che la è una compassione, precisamente com'era quando Madama le ha dato le vesti.

      – Vedi! E se mai tu entrassi nella soffitta di quella gente, vedresti i bambini senza uno straccio di camicia addosso. Ora vuoi tu sapere che cosa ne fu di tutta quella roba che le hai dato? Sor Andrea l'ha venduta per pochi soldi affine di andarsi ad ubbriacare. Ora io mi domando se non è un alimentare il vizio il far carità a quella razza di gente.

      Teresa non pareva molto convinta di quell'argomentazione del marito, ma non sapeva trovare una parola da opporvi; ben la trovò Maria che vivacemente proruppe:

      – Ah babbo!.. E i bambini?

      Giacomo guardò sua figlia come sovraccolto; stette un poco e poi disse:

      – Hai ragione. I bambini non ci hanno colpa e qualche cosa per essi non convien rifiutarlo.

      Teresa colse a volo questa più esplicita permissione maritale, sorse lesta e frugando nelle profonde saccoccie del grembiale che portava dinanzi, ne trasse un pizzico di monete che andò a porre nella mano del domestico.

      – Prendete, recatele codesto.

      Quando il domestico fu uscito. Maria disse a mezza voce:

      – Sarebbe forse stato meglio che l'avessimo ricevuta quella povera donna.

      Il padre che udì quelle parole si volse alla figliuola con qualche vivacità:

      – Avresti udito dei piagnistei che ti avrebbero commossa inutilmente.

      – Perchè inutilmente?

      – Perchè rimediare a quei mali ti sarebbe impossibile…

      – Impossibile! Esclamò la ragazza crollando la testa. Non siamo noi ricchi?

      Giacomo sorrise.

      – Bambina! La nostra ricchezza non tarderebbe a sfumare, se tu volessi riparare dalla miseria i poveri che ti domandano soccorso. L'elemosina non può che recare un rimedio temporaneo; e dev'essere così, altrimenti non ci sarebbe giustizia, ed una malintesa carità premierebbe l'infingardaggine. Dà retta. Io credo usare assai meglio dei miei capitali impiegandoli nella mia industria e facendo così guadagnare il vitto a tante famiglie di laboriosi operai, che non se dividessi le mie sostanze con tre o quattro miseri per farli vivere nell'ozio in un'agiata mediocrità.

      Maria non capì bene del tutto la teoria economica cui adombravano le parole di suo padre, ma sentì pur tuttavia che in esse vi era un fondo di vero. Stava per muovere una sembianza d'obbiezione affine di farsi spiegar meglio la cosa, quando il domestico si presentò di nuovo all'uscio.

      – Quella donna, diss'egli, ringrazia con tutto calore Madama della sua carità, ma insiste, piangendo, perchè voglia farle la grazia di riceverla, e dice che questa sarà una carità più fiorita ancora.

      Teresa, avvezza a dipendere in ogni cosa dalla volontà di suo marito, volse verso di lui uno sguardo interrogatore; ma quella petulantella d'una Maria, senz'attendere dell'altro, esclamò tutto animata:

      – Oh sì, sì, bisogna riceverla… Fatela venire… Non è vero, mamma, non è vero, babbo, che bisogna farla venire?

      Il padre fra il pollice e l'indice della mano destra prese il mento di Maria e disse scherzosamente:

      – Che testolina che vuol fare a suo modo!.. Ricevete pure quella povera donna. Voi siete due buone anime pietose, ed è anche necessario che si dia alimento alla vostra pietà. Badate però che non bisogna mai credere tutto quello che contano i poveri per eccitare la compassione altrui…

      S'interruppe come pentito d'essersi lasciato sfuggire queste parole.

      – Però, riprese, non è mai in codesto che il lasciarsi ingannare sia colpa nè disdoro.

      Il domestico era ito a prender la donna; Giacomo s'avviò alla porla che metteva nella sua stanza e nel suo studiòlo.

      – Vi lascio in santa libertà.

      Era già mezzo fuor dell'uscio, quando il bravo uomo si rivolse indietro a soggiungere:

      – Quella poveretta, venendo fin qua per questo tempo, sarà tutta immollata. Potreste darle la tazza di caffè che non ha presa Francesco.

      E sparì chiudendo l'uscio dietro sè.

      – Com'è buono il babbo! Esclamò Maria. Con tutte le sue teorie utilitarie ha un cuore più tenero del nostro.

      E chi avesse voluto in quel medesimo istante avere una prova del cuore tenerissimo che albergava in quel corpo di grossolano aspetto, non avrebbe dovuto che seguire il buon Giacomo quando uscì della stanza di sua moglie.

      Egli s'era avviato verso il suo studiòlo, ma non aveva fatto la metà del cammino che aveva cambiato direzione e s'accostava alla camera in cui credeva che dormisse il figliuolo. Giuntone all'uscio, si fermò, stette un momento ascoltando, posò piano piano la destra sulla gruccia della serratura ed aprì, poi spinse il battente e cacciò dentro lo sguardo: la stanza era tutto scura da non potercisi vedere null'affatto. Volendo ficcare in mezzo ai battenti la sua testa, Giacomo spinse ancora un poco l'uscio, e questo mandò uno scricchiolìo. Il brav'uomo trasalì, come spaventato, rimase immobile a quel posto un istante, e poichè nulla udì muoversi tuttavia, mandò un sospiro, richiuse piano piano la porta e disse seco stesso:

      – Per fortuna non s'è desto. Povero Cecchino! Lasciamolo dormire.

      E se ne andò adoperando ogni possibil cautela per ammorzare il suo passo pesante.

      Paolina frattanto era stata introdotta nella camera della signora Teresa, dove quest'essa e la figliuola Maria stavano aspettandola.

      Nella prima parte di questo racconto, abbiamo visto la infelice donna andar cercando suo marito Andrea nella ignobile taverna di mastro Pelone, affrontare i mali trattamenti di Andrea e le insolenze del perfido amico di lui, Marcaccio, ma riusciva pur tuttavia a trarsi seco il suo uomo per ricondurlo alla denudata soffitta dove aspettavano pane i loro figliuoli. Abbiamo visto come fosse tale il miserevole aspetto di questa donna da ispirar compassione

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