Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I. Amari Michele
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XLVIII. Kazwîni, (Zakarîa-ibn-Mohammed-ibn-Mahmûd), morto il 1283, scrisse due opere, recentemente pubblicate dal Wüstenfeld e intitolate, l'una 'Agiâib el-Mekhlûkâi (Meraviglie del Creato), e l'altra Athâr el-belâd (Luoghi notevoli de' paesi). Come sopra accennai, Kazwîni cita una cronica di Sicilia che a noi non è pervenuta. Ripete nelle dette due compilazioni varii squarci di geografi più antichi, su la Sicilia e in particolare su l'Etna. Dà un importantissimo fatto storico di Malta, cavato forse dalla detta cronica; e la curiosa notizia dell'orologio a soneria, costruito per uso di un re, probabilmente Ruggiero I di Sicilia, che fu argomento ai versi di due poeti maltesi, un dei quali è ricordato d'altronde nell'Antologia di Imâd-ed-dîn da Ispahan. Dell''Agiâib v'han parecchi MSS. a Parigi, cioè Ancien Fonds 990, e Suppl. Arabe 864 a 867; e dell'Athâr, due MSS., Suppl. Arabe 658 e 915. Io ne ho usato per notar qualche variante alle correttissime edizioni del Wüstenfeld, che son fatte su MSS. migliori.
XLIX. Il Baiân di Ibn-'Adsâri da Marocco, fu compilato il 1299 con gran diligenza sopra libri che noi non abbiamo; e contiene molti ragguagli novelli su la storia di Spagna, Affrica e Sicilia. MS. unico, comperato dal Golio a Marocco; posseduto dalla Biblioteca di Leyde (nº 67 Golius), e pubblicato, il testo, dal prof. Dozy, con dotte note, un glossario, e una splendida introduzione intorno i cronisti arabi di Spagna83. Sventuratamente il MS. è mutilo; nè d'altronde il compilatore avea trovato la serie continua degli annali dei cinque secoli che abbraccia quest'opera. Vi si contengono non pochi squarci del compendio di 'Arîb, del quale feci menzione al nº IX. Il Dozy prima della pubblicazione mi avea mandato gli estratti riguardanti la Sicilia, i quali spargono nuovo lume su le relazioni dei Musulmani con questa isola fino alla prima metà del X secolo, e nella prima metà del XII. I quali squarci io darò secondo la edizione del Dozy.
L. Tigiâni (Abu-Mohammed-Abd-Allah), uomo di alto stato nella corte di Tunis, ci ha lasciato la relazione d'un viaggio ch'ei fece in quello Stato, dal dicembre 1306 fino al luglio 1309, con l'emir hafsita Abu-Iahîa-Zakarîa, esaltato pochi anni appresso al trono di Tunis; lo scopo apparente del qual viaggio era di incalzare l'assedio del castello che tenean tuttavia le armi siciliane nell'isola delle Gerbe. Oltre le notizie che toccan questo fatto dell'istoria siciliana, il Tigiâni ne dà delle importantissime e nuove, su i tempi precedenti, cavate da diligenti ricerche su la storia letteraria e politica delle città ch'ei percorrea. Tali sono molti particolari delle imprese dei Normanni di Sicilia su la costiera d'Affrica nel XII secolo; la vita del famoso ammiraglio siciliano Giorgio d'Antiochia; il sublime sagrifizio di Abu-Hasan-Feriani da Sfax, novello Attilio Regolo che spirò sul patibolo su le sponde dell'Oreto in Palermo ec.
Quest'opera, intitolata Rehla et-Tigiâni, è stata ritrovata, non è guari, da M. Alphonse Rousseau; il quale n'ha dato una versione nel Journal Asiatique84, ed ha donato un MS. del testo alla Biblioteca di Parigi, Suppl. Arabe 911 bis. Dal cortesissimo M. Rousseau ebbi alcuni estratti del testo; i quali ho accresciuto poscia sul MS. di Parigi: e non saranno la parte men pregevole della mia raccolta.
LI. Il Kartâs, come comunemente si chiama una buona compilazione, fatta nel reame di Marocco il 1326 e attribuita ad Abu-Hasan-Ali-ibn-Zera', dà pochi e noti ragguagli su le guerre dei Siciliani in Affrica nel XII secolo. È testo arabico niente raro in Europa; tradotto in tedesco dal Dombay; in portoghese dal Moura; e recentemente pubblicato con versione latina dal professor Tornberg, con erudite annotazioni che contengono altri squarci di testi arabici85. Dall'edizione del Tornberg trascriverò i paragrafi relativi alla Sicilia.
LII. Dimaski (Scems-ed-din-Abu-Abd-Allah-Mohammed), così chiamato per essere oriundo di Damasco, morì vecchio nel 1327, dopo aver composto il Nokhbet ed-Dahr ec. (Eletta del secolo su le maraviglie della terra e del mare), opera geografica compilata, dice M. Reinaud, senza molta critica, ma pregevole per molti fatti che invano si cercherebbero altrove86. E così io ho trovato, in vero, il capitolo su la Sicilia e altre isole del Mediterraneo, scritto, com'e' pare, sopra osservazioni contemporanee, e, al certo, non mero compendio di Edrisi. Tolgo questo capitolo da due MSS., cioè di Parigi, Ancien Fonds 581, e di Leyde, 464 Warn., Catalogo del prof. Dozy, tomo II, p. 134, nº DCCXXXV, del quale il Dozy mi mandò un estratto.
LIII. Abulfeda ('Imâd-ed-dîn-ibn-Ali), della illustre schiatta di Saladino, nacque a Damasco il 1272; conseguì nel 1310 il principato di Hama, retaggio di sua casa; e morì il 1331. Come ognun sa, le sue opere principali sono il Tekwîm el-Boldân (Tavola sinottica dei paesi), e il Moktaser fi Akhbâr el-Biscer (Compendio dei fatti del genere umano).
Della prima è stato pubblicato il testo dai sigg. Reinaud e De Slane nel 1840; e il Reinaud ne dà attualmente una versione francese, della quale è uscito il primo volume, preceduto da una dottissima introduzione che contiene la vita di Abulfeda e la storia della geografia appo gli Arabi.
Del compendio storico, abbiam detto come gli estratti risguardanti la Sicilia pervenissero, tradotti in latino, allo Inveges e al Caruso. Il Reiske pubblicò a Lipsia, il 1754, una sua versione latina dell'opera dal principio dell'islamismo in poi; della quale si servì il Di Gregorio nel Rerum Arabicarum. Una copia del testo arabico, lasciata inedita dal Reiske, fu stampata dall'Adler con la versione latina a riscontro87. Non dirò delle edizioni e versioni della istoria anteislamitica e della vita di Maometto cavate dal Moktaser, poichè son lontane dall'argomento nostro. Gli Annali di Abulfeda, compilati in parte sopra Ibn-el-Athîr e in parte sopra altre opere, son compendio di compendii.
Io darò uno estratto della Geografia su la edizione del testo; e gli estratti degli Annali sul testo di Adler, confrontandolo, che ben n'è mestieri, col MS. di Parigi, autografo di Abulfeda.
LIV. Nowairi (Scehâb-ed-dîn-Ahmed-ibn-Abd-el-Wehâb) della tribù arabica di Bekr, detto il Nowairi o Noweiri, da un villaggio d'Egitto in cui nacque il 1278 o 1273, morto il 1332; accozzò con le forbici, come dicesi in Francia, tagliando una pezza di qua e una di là, un centone enciclopedico in trenta volumi, non modestamente intitolato Nihâiet el-Areb fi Fonûn el-Adeb, che sarebbe a dire: il non plus ultra dell'erudizione. Va diviso in cinque parti: Cosmografia, Nosografia, Zoologia, Botanica e Storia88; del quale abbiam volumi staccati in varie biblioteche, segnatamente a Parigi, Leyde, Escuriale e Roma.
Nella prima parte, il Nowairi dà un cenno geografico della Sicilia, che io pubblicherò secondo la copia fattane gentilmente per me dal Dozy sul MS. di Leyde, 273 Warn., Catalogo del Dozy stesso, tomo I, p. 4, nº V.
Nell'ultima parte v'ha le istorie di Affrica e di Sicilia, compilate, non solamente sopra Ibn-el-Athîr, ma anco sopra Ibn-Rekîk, Ibn-Rescîk, Ibn-Sceddâd, e altri, che quell'annalista o non ebbe alle mani o trascurò. Pertanto il Nowairi narra non di rado i medesimi fatti con altri particolari; cimentando i quali con buona critica, se ne può cavar partito. I racconti che toccano l'argomento nostro contengonsi nei MSS. di Parigi 70289, e 702 A, ed Ancien Fonds 638, dai quali avean preso notizie il Cardonne, e il De Guignes; talchè il marchese Caraccioli, lodatissimo vicerè di Sicilia, avutone sentore da amici suoi francesi, fece opera ad ottenere il testo arabico, per la collezione intrapresa sotto gli auspicii suoi dal Di Gregorio. Adoperandovisi il Barthélemy, fu mandato il testo del capitolo su la Sicilia, con la versione francese di questo e di alcuni squarci della Storia d'Affrica per M. J-J. Caussin, padre dell'attuale professore d'arabico M. Caussin de Perceval. Così il Di Gregorio stampava, non senza errori, il testo, nel Rerum Arabicarum, e vi aggiugnea con la guida della francese una
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Série IV, tomo XX (1852), e série V, tomo I, (1853). Raccolti insieme i fogli e stampati a parte, fanno un volume di 290 pagine.
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Col titolo di
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Veggansi: Hagi-Khalfa, ediz. Fluegel, tomo V, p. 397, nº 14,069; Quatremère,
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Secondo la soscrizione che si legge in fine di questo MS., sarebbe autografo. Il barone De Slane la crede bugiarda per cagion di parecchi errori del MS. La stessa soscrizione è in uno dei MSS. di Leyde secondo il Dozy, Catalogo, I, p. 5.