Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I. Amari Michele
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Читать онлайн книгу Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - Amari Michele страница 31
Nè andò guari che i Musulmani riassaltarono l'isola. Parmi priva di fondamento la supposizione moderna che ve li abbia chiamato Mizize, perchè gli Arabi in quel tempo non potean sembrare valido aiuto in un'isola sì lontana dalle provincia loro; nè quivi si vedea cagione di tôrsi in casa il nemico, poichè il nerbo delle armi bizantine stanziava nell'isola, e questa parea sicura al tutto dagli assalti di Costantinopoli. Ma quivi la corte, e gli officiali civili e militari, temendo non rimanesse la sede dell'Impero in Sicilia, arsero di zelo per lo giovinetto Costantino figliuolo di Costante. Dondechè con maravigliosa prestezza e precisione ragunarono tanti brani di forze terrestri e navali di Ravenna, Campania, Sardegna e Affrica; ed ebbero tanto séguito nello esercito di Sicilia, che appresentatosi Costantino a Siracusa in primavera del secentosessantanove, Mizize fu abbandonato da tutti, riconosciuto legittimo imperatore Costantino, e chiamossi ribellione il colpo di Stato fallito. Costantino a capo di pochi mesi tornossene all'antica capitale.178 Probabil è ch'egli sguernisse di soldati la Sicilia, per tor la voglia di crear qualche altro imperatore; e che i Musulmani i quali tenean gli occhi aperti su la nuova sede dell'Impero nemico, cogliessero questa occasione di spogliarla.
Vennero d'Alessandria su dugento navi, condotti da Abd-Allah-ibn-Kais della tribù di Fezâra, arrisicatissimo condottiero che afflisse i Cristiani del Mediterraneo in cinquanta scorrerie navali; e alfine fu ucciso in luogo detto Marca, probabilmente in Italia.179 Abd-Allah irruppe in Siracusa con molta strage; se non che i cittadini rifuggivansi nelle montagne e nelle più munite rôcche dell'isola. Dopo un mese, fatto gran cumulo di preda, prese varie terre o piuttosto battuto il paese qua e là coi cavalli, i Musulmani si rimbarcarono. Portaron via, dicono gli scrittori cristiani, i tesori delle chiese e i bronzi rubati da Costante a Roma. Dicono i Musulmani, come s'è visto sopra nel testo di Beladori, che si trovò nel bottino gran copia d'idoli fabbricati di preziosi metalli e di gemme: e che il califo Mo'âwia li mandò ai mercati degli idolatri d'India, sperando che ne conoscessero e pagassero il pregio. Ma l'universale dei Musulmani fieramente scandalizzossi di un pontefice che rivendeva i lavorii di Satan.180
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