Per Sempre È Tanto Tempo. Morenz Patricia

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Per Sempre È Tanto Tempo - Morenz Patricia

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avevo più avuto sue notizie da quando avevo lasciato la mensa. C’erano delle chiamate perse, ma non avevo richiamato nessuno.

      Il mio cellulare vibra di nuovo.

      Jake: “Mi dispiace molto che tu sia in punizione.”

      Io: “Come lo sai?” rispondo.

      Jake: “Oh, scusa … Hai ricevuto un premio?” mi prende in giro.

      Io: “Infatti. Il premio per la peggiore figlia del mondo. Sì, sono in punizione fino a data da destinarsi.”

      Jake: “Gli passerà.”

      Io: “Inoltre a scuola sono in punizione per una settimana perché è la prima volta. Mi sono salvata dalla sospensione perché suppongo che il preside ha avuto compassione di me.”

      Jake: “Se ti fa sentire meglio ho sentito dire che anche i genitori di Gina l’hanno punita.”

      Io: “Non mi fa sentire meglio, ma è bello saperlo.”

      Jake: “Passo da te domani mattina, mi aspetti?”

      Io: “Certo.”

      Jake: “Buona notte, Joce.”

      Io: “Buona notte, Jake.”

      Il telefono resta in silenzio di nuovo, come la mia stanza. Mi avvolgo nelle coperte e appoggio il quaderno sul comodino, spengo la luce e sorrido ricordando la faccia di Gina quando l’ho colpita, sono sicura che non le era nemmeno passato per la mente di finire trascinata a terra. So che questo non sarebbe piaciuto a mamma, ma come ho già detto non mi pento.

      «Sei la mia nuova eroina, Jocelyn» salta sulla sedia Meryl battendo le mani emozionata.

      «Nuova? Chi era quella precedente?»

      «In realtà non ne avevo una. Forse Sheena, la principessa guerriera, ma tu sei meglio. Perché sei reale!» sorrido, non riesco ad evitarlo, è adorabile.

      «Va bene, devi sapere che sono contro la violenza, quello di ieri è stato solo un incidente isolato e ora devo fare un tema di 100.000 pagine sul perché la violenza non va bene e cose del genere.»

      «100.000 pagine?!» sorrido di nuovo davanti ai suoi occhi da cerbiatta.

      «Per modo di dire, Meryl. Però sono tante lo stesso.»

      «Tranquilla, lo farai velocemente, brava come sei nei compiti scritti.» Poi continua incerta «Quelle ragazze ti hanno dato fastidio o qualcosa del genere?»

      Io avevo raccontato a Jake esattamente cosa era successo e lui mi aveva appoggiato, così decisi di raccontarlo anche a Meryl. Con mia sorpresa fu tanto offesa quanto me, e persino si offrì, secondo le sue parole non le mie, di essere il mio Robin nei miei prossimi scontri. Ovviamente non accadrà più, ma mi è sembrato molto dolce da parte sua.

      Il giorno in cui finisce la mia punizione a scuola, torno verso casa mia con Jake. Non so se lì continuerà la punizione e ancora non posso uscire per andare da qualche parte che non sia la scuola, ma voglio conversare con il mio amico.

      «Bene, credo che ci vedremo domani» lui inizia a salutarmi.

      «Non vuoi fermarti un po’?»

      «Non stai più chiusa in casa per punizione?» vuole sapere.

      «La punizione è il divieto di uscire, ma nessuno ha detto che tu non puoi entrare.» Sorride davanti alla mia idea.

      «Va bene, ma se ci sono problemi non dare la colpa a me.»

      «Ma dai! Non lo farei mai.»

      Apro la porta, senza sapere come affrontare Elena, forse andrà di nuovo da mio padre a spettegolare. Faccio entrare Jake mentre la cerco con lo sguardo.

      «Jocelyn, mi ero dimenticata che oggi tornavi presto» la trovo al computer nello studio di papà.

      «Sì, sono già qui» dico aprendo le braccia. «Ovviamente, Jake è con me. Credi che papà avrà problemi se vado a casa sua?» decido di tentare.

      «Mmm …» è incerta «Non credo che tu abbia ancora il permesso.»

      «Va bene, lo sapevo» inizio ad allontanarmi.

      «Ma potete restare qui, in salotto o nel patio, io starò ancora un po’ qui al computer» non so come rispondere; sta tentando di essere gentile, ma non mi fido di lei.

      «Sì, pensavo proprio di fare così» mi allontano.

      Jake è seduto in salotto e si guarda intorno con molto interesse, proprio come ho fatto io quando sono andata a casa sua.

      «Possiamo restare qui. Vuoi stare in salotto e guardare la TV o andare fuori sul patio a chiacchierare?»

      «Patio» risponde sorridente. «Ho già avvisato a casa che mi fermerò un po’ qui.»

      «Ovviamente, non ho una casa sull’albero» annuncio quando apriamo la porta sul retro.

      «Bello … così potrai sempre venire sulla mia» queste parole mi fanno sentire qualcosa di strano nello stomaco.

      Chiacchieriamo per un’ora di cose banali e cose che ci siamo persi l’uno dell’altra in questi cinque anni. Vengo a sapere che Jake ha portato l’apparecchio ai denti per tre anni, che scuola è rimasto un anno intero senza nemmeno un amico finché è arrivato Bryan quattro anni dopo, che i suoi genitori litigano ancora e che sua nonna materna è un po’ cagionevole di salute e sua madre soffre per non poterla aiutare economicamente dato che non lavora più da quando si è sposata con il padre di Jake. Suo padre continua ad essere severo e sua madre sta sempre zitta, ma a parte questo ciò che più mi sorprende è che è stata lei ad insegnargli a suonare la chitarra. Lei aveva imparato da giovane e cantava in un bar a Manhattan. Inoltre mi racconta che nonostante questo lui non ha mai suonato e cantato per nessuno tranne che per me, e sento il mio cuore sciogliersi un po’ di più.

      «Sicuramente, mia madre mi preparerà una cena per il mio compleanno la prossima settimana e vorrei sapere se ti piacerebbe venire.»

      «Certo, ci sarò.»

      «Verrà anche Bryan.»

      «Va bene, capisco che dovrò dividerti con lui» sorrido. Anche se in realtà per me è abbastanza triste.

      Per giorni ho continuato a pensare cosa regalare a Jake e ancora non lo so. Per una che vuole studiare letteratura creativa, ho davvero poca creatività. Se avrò fortuna i prossimi giorni mi verrà un’idea. Lui mi ha detto chiaramente che non vuole regali, ma voglio dargli qualcosa lo stesso, anche se materiale. Forse continuerò con la tradizione di regalargli qualcosa che ha a che vedere con la musica. Non potrei mai eguagliare la chitarra, ma forse ho un’idea.

      «Papà, ho bisogno di andare al supermercato prima del fine settimana, farò una torta a Jake per il suo compleanno e mi mancano alcuni ingredienti.»

      «Va bene, Elena ti può accompagnare.»

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