Viaggi di Gulliver nelle lontane regioni. Jonathan Swift

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Viaggi di Gulliver nelle lontane regioni - Jonathan Swift

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suoi modi sociali erano facili ed affabili, nè privi d'una certa tinta d'originalità; ma sapeva sì bene adattarli alle circostanze, che si voleva universalmente averlo di brigata. Anche allorchè gli anni e le malattie ne ebbero alterato la flessibilità dello spirito e l'equanimità del carattere, continuò ad essere accetta e desiderata la sua compagnia. Il suo conversare riusciva interessante non solo per la cognizione che avea del mondo e dei costumi, ma per le facezie non prive di frizzo colle quali condiva le sue osservazioni e le storielle che raccontava. Secondo Orrery, fu questa l'ultima delle prerogative intellettuali che lo abbandonò; s'accôrse per altro da sè il nostro decano che a proporzione dell'indebolirsi della sua memoria ripetea troppo spesso le stesse cose. Del resto il suo far conversevole, le sue risposte pungenti, i suoi frizzi, vennero considerati come impareggiabili; benchè, come accade a tutti quelli che sono soliti a dominare con certo dispotismo la brigata, si scontrasse talvolta in resistenze inaspettate che lo riducevano al silenzio.

      Era tenerissimo dei giuochi di parole. Uno dei più felici che sieno forse mai stati fatti fu l'applicazione del verso di Virgilio:

      Mantua, væ! miseræ nimium vicina Cremonæ!

      ad una signora che col suo manto gettò in terra un violino di Cremona.

      Più grottesco è il giuoco di parole con cui confortò un uomo attempato che aveva perduto i suoi occhiali, ma un Italiano non ne comprende la forza se non sa o non si ricorda che in inglese spectacles vuol dire occhiali. Il verso consolatorio fu questo:

      Nocte pluit tota, redeunt spectacula mane.[13]

      La sua superiorità in un genere di spirito più reale è confermata da parecchi aneddoti. Un personaggio ragguardevole, di condotta non troppo regolare, aveva per impresa gentilizia le parole: Eques haud male notus. Swift la comentò in questo modo: Sì ben noto che se ne fidano poco. Aveva una passione tutta sua d'improvvisare proverbi. Un giorno, in compagnia d'altri suoi conoscenti, passeggiava lungo il giardino d'un suo amico, e vedendo che il padrone del giardino non pensava ad offrirgli un frutto, disse: — La mia povera madre m'insegnava questo proverbio:

      Quando a tiro hai la pesca

      Di corla non t'incresca.

       Always pull a peach

       When it is in your reach.

      Detto ciò, diede ai compagni il buon esempio di spiccarsi le pesche da sè.

      Un'altra volta, egli ed un amico passeggiando a cavallo, il compagno cadde col suo cavallo, senza per altro farsi male, entro un pantano; Swift esclama:

      Più è il fango, men disagio

      Soffri nel tuo naufragio.

       The more dirt,

       The less hurt.

      L'uomo caduto si levò quasi contento della sua caduta, perchè amava anch'egli i proverbi, e si maravigliava di non aver mai udito questo, che in realtà il decano aveva improvvisato opportunamente in quel momento. Swift si dilettava ancora di comporre adagi rimati; il suo giornale a Stella prova come a tutte le menome occasioni avesse pronta la rima.

      Fu sollecito oltre ogni dire dell'esterna mondezza, sollecitudine che portò sino allo scrupolo; amava grandemente gli esercizi della persona, massime il camminare a piedi. I moderni nostri camminatori riderebbero della scommessa ch'egli fece di andare a piedi a Chester, facendo dieci miglia per giorno (un viaggio di circa dugento miglia); non è men vero che, a quanto si crede, Swift faceva troppo esercizio, e che la sua salute ne soffriva. Era assai buon cavallerizzo, cavalcava molto, e s'intendea di cavalli; scelse questo nobile animale per farne l'emblema del merito morale sotto il nome di houyhnhnm. Swift sollecitava le persone alle quali era affezionato, singolarmente Stella e Vanessa, a far molto esercizio; a queste ne faceva pressochè un dovere. Non vi è quasi una sola delle sue lettere, nella quale non finisca parlando dell'esercizio del corpo come di cosa essenziale alla propria salute, che rendevano sì incerta la sordità e gli svenimenti cui andava soggetto. Il suo fisico soffriva d'un'affezione scrofolosa, che precipitò forse il disordinamento della sua mente, benchè ne sia stato immediata cagione un dilatamento di serosità al cervello, come rimase comprovato nella sezione del suo cadavere.

      La beneficenza del decano si manifestava con atti superiori d'assai alla carità ordinaria. Portava sempre con sè una certa somma ripartita in diverse qualità di monete per distribuirle proporzionatamente a coloro che gli sembrassero meritevoli di soccorso; chè il suo grande scopo era quello di aiutare i veri bisognosi senza esporsi possibilmente al rischio di essere ingannato dalla infingardaggine. Scrisse parecchi trattati su questi argomenti.

      Veniva ricevuto per ogni dove con contrassegni del più profondo rispetto, e solea dire che avrebbe bisognato istituire una colletta per mantenerlo di cappelli, perchè i suoi erano frusti in un attimo a furia di restituire i saluti che gli venivano fatti. Una volta fece una prova assai gaia della fede che il pubblico prestava ad ogni suo detto. Si era unita una grande folla attorno al suo decanato per vedere un'eclissi. Swift, importunato dallo strepito, fece dire a quella gente che per ordine del decano di San Patrizio l'eclissi veniva differita. Un tale annunzio straordinario fu accolto sul serio, e la calca immantinente si dissipò.

      Considerato Swift quale scrittore, il suo carattere presenta tre notabili particolarità. La prima (qualità che lo distingue, e che ben di rado è stata accordata, almeno dai suoi contemporanei, ad un autore), è l'originalità. Il medesimo Johnson confessa non esservi stato forse un solo autore che abbia sì poco accattato dagli altri, siccome Swift, e che per conseguenza abbia altrettanti diritti ad essere considerato originale. Non era infatti stata pubblicata verun'opera che potesse servir di modello a Swift, e le poche idee da lui tolte ad altri son divenute sue per l'impronta che loro ha dato.

      La seconda particolarità che abbiamo già fatta notare, si è l'assoluta indifferenza per la rinomanza letteraria. Swift si valea della sua penna come un volgare artigiano degli stromenti del proprio mestiere senza dar loro una grande importanza. Swift potea bene sentir ansia sul successo dei suoi ragionamenti, irritarsi delle contradizioni, prendersela contra gli avversari che facevano guerra ai suoi principii, e volevano impedirgli di raggiungere la meta cui aspirava, ma in ogni occasione mostrò pel buon successo dei propri scritti una indifferenza che presentava tutti i caratteri della sincerità. La non curanza con cui li lanciava nel mondo, il velo d'anonimo che cercava sempre di conservare, l'abbandono dei guadagni che potevano derivargliene, dimostrano com'egli disdegnasse il mestiere d'autore di professione.

      La terza singolarità dalla quale andava contraddistinto il carattere letterario di Swift si è che, eccetto la storia, non si è mai provato in veruno stile di componimento, senza riuscirci. Ognuno comprende ch'io non intendo ora parlare d'alcuni saggi pindarici o de' suoi versi latini, cose di troppo lieve importanza, perchè se ne tenga qui un conto. Certamente si può dar la taccia di frivola o di assai volgare alla maniera onde talvolta ha messo in opera il suo talento: pure i suoi versi anglo-latini, i suoi enigmi, le sue descrizioni poco dilicate, le sue violenti satire politiche sono nel loro genere perfette altrettanto quanto lo comporta il soggetto, e lasciano l'unico rincrescimento di non vedere un sì bel genio impiegato nel trattare argomenti più nobili.

      Nella finzione egli possedeva in supremo grado l'arte della verisimiglianza, o come lo abbiamo osservato nei Viaggi di Gulliver, l'arte di pignere e sostenere un carattere fittizio in tutti i luoghi ed in tutte le circostanze. Una gran parte di questo secreto consiste nell'esattezza dei piccioli fatti staccati che formano siccome il prologo o, per così esprimerci, la sinfonia di una storia raccontata da un testimonio oculare. Tali sono le cose che direbbesi non interessar vivamente altri fuor del narratore. Son queste la palla

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