Il Clan Del Nord. Jessica Galera Andreu

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Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu

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sentito che siete andati nella foresta.”

      “Cosa sono?”chiese senza ulteriori indugi. Hans lo osservava in silenzio. “Li ho visti davanti a me, a pochi metri di distanza, Hans, sono enormi e non hanno niente a che fare con i comuni lupi. Uno dei miei uomini è morto e un altro...è ferito.”

      “Mi dispiace.”mormorò il vecchio, in un tono appena percettibile. Si voltò e andò alla finestra, che era aperta e dalla quale entrava la leggera brezza mattutina, che già odorava di pioggia. Le nuvole scure si accumulavano nel cielo plumbeo di Vianta, come un avvertimento che si sarebbero scaricate con intensità.

      “Hans...”

      “Perché pensi che ne sappia qualcosa, ragazzo?” chiese, voltandosi.

      “Perché hai detto che sarebbero tornati per te, che erano venuti per Lora.”

      “E tu hai detto che questo era ridicolo, sono solo animali senza raziocinio, cosa ti ha fatto cambiare idea?”

      “E' tutto cosi strano...la forma e le dimensioni di quegli animali. Non so cosa siano, ma non sono lupi, nonostante quello che credono tutti. Quello che mi hai detto e...”

      “E cosa?Cos'altro?”

      “Quelli che ci hanno attaccato questa notte...i loro occhi, la loro voracità. Ci avrebbero fatto a pezzi tutti se avessero potuto, ma io stesso ne avevo uno a pochi metri di distanza poco prima dell'attacco e se n'è andato, senza indugi. Non aveva niente a che fare con gli altri; la sua pelliccia era leggermente più chiara e gli occhi di una tonalità diversa. E' come se ci fossero due tipi di questi animali, è possibile?”

      “Non tutti i lupi sono uguali, come anche i cani. Perché dovrebbero esserlo loro?”

      “Hans, se non mi dici quello che sai, non potrò aiutarti.”

      “E che differenza farebbe!?”esclamò il vecchio, tornando alla sua sedia a dondolo.”Ve ne andrete comunque, vero?Hai detto che non avresti prolungato la permanenza dei tuoi uomini qui per più di un giorno. Mi dispiace per la morte di quel soldato.”

      Jaren inspirò e fissò i suoi occhi verdi oltre la finestra, dove il vecchio aveva guardato un momento prima, non avrebbe avuto risposte da lui, se solo quel pover'uomo avesse avuto qualche informazione.

      “Saldano i conti in sospeso con la gente di questa terra.”disse alla fine. Jaren si voltò e lo guardò, senza dire nulla.”Sapevamo che sarebbero tornati, anche se molti hanno cercato di ignorarlo.”

      “Quali conti in sospeso?”alla fine osò chiedere.

      “In passato li abbiamo cacciati. Le loro teste erano appese sui migliori muri delle nostre taverne.”

      Il vecchio si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi; sembrava stanco e molto più debole di quanto Jaren lo ricordasse.

      “Quindi hai già visto animali come questi?”

      “E' stato molto tempo fa. Scomparvero, e sebbene alcuni credevano che avessimo chiuso per sempre con loro, altri sapevano che sarebbero tornati.”

      “Ma è assurdo che abbiano giurato vendetta, come dici tu, che stanno saldando conti in sospeso. Non so se sono lupi o no, Hans, ma sono animali.”

      Il vecchio rimase in silenzio mentre iniziava a dondolarsi lentamente sulla sua sedia a dondolo.

      “Chi altri li ha cacciati?”chiese Jaren “Se pensi che torneranno per loro...”

      “Non ci sono più cacciatori...solo i più vecchi del posto...Io...”

      “E se li avessero cacciati i più vecchi, che senso ha la morte di Tordath?Il fratello di Sarah non doveva avere più di vent'anni.”

      “Suo nipote. Il vecchio Jillian è morto pochi anni fa, ma si vendicheranno attraverso il suo sangue, la sua discendenza, la sua stirpe.”

      “Significa che Sarah è in pericolo?”

      “Lei e gli altri discendenti dei cacciatori.”

      “Loro chi sono?”

      “Non ce ne sono quasi più. Molti hanno lasciato Vianta molto tempo fa. Avrei dovuto fare lo stesso, ma Lora non voleva. Amava questa terra.”

      “Loro chi sono?”insistette Jaren. Ripensandoci si sentiva ridicolo dando credito alle parole di Hans sulla presunta vendetta che potessero aver giurato di compiere quei mostri, che sembravano soltanto guidati dal desiderio di divorare ogni essere umano che avessero incrociato sul proprio cammino.

      “Dimenticalo.”concluse alla fine, senza speranze.

      “Sono rimaste solo tre famiglie discendenti dei cacciatori.”disse Hans, nonostante il disinteresse di Jaren.”Il povero Tordath e sua sorella Sarah sono nel loro mirino. Jensen, il fabbro, un giovane vigoroso dal carattere sorridente, pagherà per quello che ha fatto sua nonna, la vecchia Delmara; per ironia della sorte i suoi due fratelli sono già morti, a causa di malattie. Delmara era una delle poche donne della confraternita di Gaia, così veniva chiamata, ma molti uomini invidiavano il suo coraggio e la sua forza durante la caccia. E quei due giovani, Erik e sua sorella Sylvaen, salderanno i conti in sospeso di Unkor, il loro severo nonno.

      Jaren si sentì gelare il sangue. Si appoggiò al davanzale della finestra e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Si era convinto a non dare credito alle parole di un vecchio pazzo che, con la morte della moglie aveva anche perso la testa. Era assurdo che delle bestie affamate pianificassero la vendetta che, inoltre, avrebbero compiuto sui discendenti di coloro che si erano affermati come loro nemici attraverso una sorta di confraternita, ma sentire anche il nome del suo amico tra quelli scatenò dentro di lui una resistenza a negare tutta la veridicità delle parole di Hans.”

      “Fortunatamente io e la mia Lora non avevamo figli.”

      “Un giovane è venuto a cercarmi ieri, quando volevi parlarmi. Si riferiva a te come “nonno.”

      “E' cosi che mi chiama Jonas” rispose Hans, accendendo il fuoco nel camino. “Lo conosco da quando era un marmocchio; suo nonno e io eravamo come fratelli. Il mio sangue non scorre nelle sue vene, per fortuna.”

      “Perché non mi hai raccontato tutto questo ieri?”

      ”E cosa sarebbe cambiato?”mormorò abbattuto”Non sono dei semplici lupi.”concluse.

      Sconvolto da tutto ciò che aveva sentito, Jaren lasciò la fattoria e corse alla ricerca di Donko. In quel momento più che mai aveva bisogno di constatare che Erik stesse bene, e anche Sylvaen, come Sarah e Jensen, il fabbro. Potevano essere la chiave per attirare quegli animali e trovare un modo per ucciderli, ma quello era un rischio che non era sicuro di voler far correre a quei ragazzi, specialmente a Erik.

       Gli eredi della confraternita

      Jaren era seduto sull'enorme roccia che si trovava all'inizio di Vianta, nello stesso luogo in cui, fino a pochi minuti prima si trovava l'accampamento militare di Isalia. In lontananza, sotto la pioggia sottile, poteva vedere i suoi uomini a cavallo che marciavano

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