Il Dono Del Reietto. Mario Micolucci

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Il Dono Del Reietto - Mario Micolucci

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di una giornata che, purtroppo, si preannunciava inusualmente tersa e priva di nebbia. Aveva dormito pochissimo, un po' perché impegnato a mettere ordine tra tutte le cose che gli erano accadute, un po' perché la strega Aliah aveva preparato intrugli per tutta la notte borbottando frasi disgiunte e incomprensibili nel loro insieme.

      Si voltò verso il tavolo su cui era stato deposto il piccolo groppalupo e tirò un sospiro di sollievo nel vederlo respirare flebilmente.

      «Non preoccuparti per la bestiola: vivrà. A proposito come si chiama?»

      La domanda lo colse di sorpresa: non sapeva che si potessero dare dei nomi anche agli animali. Poi, pensò alla natura fisica particolarmente fragile rispetto ai suoi simili e contemporaneamente ricordò il coraggio con cui si ribellava alle torture infertegli dai goblin e all'audacia con cui si era scagliato contro quegli umani fanatici per difenderlo... «Zadza. Zadza è il suo nome» stabilì.

      «La mia domanda era una provocazione: so bene che i goblin non danno nomi agli animali. Eppure, tu hai rotto i rigidi schemi che ti hanno inculcato e in pochi attimi, hai trovato un nome per il tuo cucciolo» rispose l'altra interdetta.

      «L'ho chiamato Zadza che significa ape nel mio dialetto, perché è piccoletto, tuttavia pieno di coraggio. L'ape, infatti, quando punge per difendere l'alveare, lo fa pur sapendo che ciò la porterà alla morte certa» spiegò Djeek pensoso.

      «So che l'ape è un simbolo sacro per voi goblin: essa ricorda che se Corrupto elargisce un dono, vuole sempre qualcosa in cambio» aggiunse Aliah.

      «... E Corrupto donò all'ape una goccia del suo sangue, ma perché ne usufruisse pretese in cambio la vita» citò Djeek attingendo alla memoria tra i canti sacri che segretamente udiva provenire dai rituali che si svolgevano nel Santuario.

      La strega interruppe bruscamente la conversazione e avvicinandogli la faccia gli disse con tono fermo e minaccioso: «Bene, ora ti libero e, siccome ho salvato la vita sia a te che alla tua bestiola, voglio anch'io qualcosa in cambio: dovrai svolgere un piccolo servizio per me. Però, non mi fido ancora di te, quindi, terrò con me Zadza e il tuo scadente bastone catalizzatore. Sappi che saranno entrambi spezzati in due se le cose non andranno come ti chiederò!»

      Djeek, visibilmente intimorito, non poté fare altro che annuire in obbediente silenzio.

      «Allora! Muoviti!» ordinò la strega. «Comincia a trasportare questi barili sul carretto qui fuori e bada che non cadano, nel frattempo ti darò le istruzioni che dovrai eseguire con diligenza.»

      Djeek, mestamente, prese a trasportare i barilotti facendoli rotolare fino a una piccola portantina a due ruote e, con un notevole sforzo, li issava sul piano di appoggio.

      Nel contempo, Aliah, nell'osservarlo lavorare, cominciò a spiegare: «Per poter condurre i miei esperimenti, ma anche per rallentare l'avanzare della mia mutazione, ho bisogno di un ingrediente fondamentale: il sangue di un innocente attinto da un neonato che, grazie all'alchimia, riesco a tenere in vita anche per diversi mesi prima di sostituirlo. Come hai potuto constatare di persona, quegli stupidi fanatici mi hanno ucciso il poppante e ora ho bisogno di uno nuovo. Ciò che stai caricando è il prezzo che pago per avere in cambio un altro lattante ed è maggiore di quello che elargisco di solito: sia perché la richiesta è improvvisa e urgente, sia perché non posso usufruire dello sconto che ho, quando sono fortunata e riesco a dare indietro quello vecchio ancora vivo.»

      Djeek si fermò per riflettere e fece per dire la sua, ma fu subito spronato a riprendere il lavoro. La strega continuò: «Quello che stai caricando è un concentrato di una mia ricetta alchemica segreta, l'Essenza di Roccia. Essa, mischiata in piccole dosi alla mistura che gli umani usano per impermeabilizzare il legno, fa in modo che questo fossilizzi in superficie e diventi più robusto e soprattutto, inattaccabile dalle fiamme. Ora, visto che qui, nel Regno di Faunna, c'è la più estesa e rigogliosa foresta dell'Impero, il legno abbonda e da sempre viene utilizzato per costruire le città ed erigere le mura.»

      «Ecco perché la freccia incendiaria che ha colpito la capanna non ha funzionato!» la interruppe Djeek che ansimava, poiché provato sia dalla convalescenza sia dall'eccessiva intensità della luce e del calore di quella brutta giornata di sole.

      «Taci e continua a lavorare!» ribatté con rabbia Aliah irritata dall'essere stata interrotta. «Dovrai recarti a Est, nella vicina città di Forte di Legno il cui reggente è il Marchese Melton V Hemminger. Dirai che ti manda la Signora della Palude e dovrai chiedere del Maestro Aaron Mansil, l'alchimista, si fa per dire, di corte. In cambio, sai cosa voglio. Sicuramente, come al solito, non faranno storie per procurarmi un trovatello o un figlio indesiderato per i miei scopi: in fondo se il Marchese ora è più ricco del Re stesso, lo deve proprio alla resina miracolosa che fa produrre nei suoi grandi laboratori utilizzando come ingrediente segreto la mia pozione trasmutante. Tu dovrai riportarmi il pargolo vivo e non farti prendere dalla tentazione di divorarlo, ché da voi goblin ci si può aspettare di tutto.»

      «Se mi ammazzano e prendono comunque le merci?» chiese Djeek, niente affatto desideroso di recarsi in una città di umani, se non per compiere una razzia come nei suoi sogni epici di giovane goblin.

      «Non ti preoccupare per questo, non lo faranno, ciò che porti, opportunamente diluito, sarà sufficiente per preparare circa diecimila barili di resina che soddisferanno i bisogni costruttivi del Regno al massimo per un semestre. Poi, avranno ancora bisogno di me e, come spesso avviene, saranno loro a venire con un carro per prelevare la merce. A ogni modo, non interrompermi più e continua ad ascoltare! Dovrai seguire una strada del bosco che ho contrassegnato con delle incisioni a forma di teschio sugli alberi. Nei decenni che ho trascorso qui, ho fatto accadere terribili incidenti di origine inspiegabile lungo quel sentiero. Così, ora, tutti nel Marchesato lo considerano maledetto e vi si tengono alla larga: lì, non rischierai di essere aggredito e derubato dai briganti. Ricordati che ogni qualvolta troverai il segnale, dovrai percorrere trenta passi costeggiando il sentiero a sinistra, poi trenta costeggiandolo a destra e poi dovrai tornare nel sentiero fino al segnale successivo. Attieniti scrupolosamente alle mie indicazioni, se non vuoi che capitino anche a te i suddetti incidenti: quindi, occhio ai segnali!»

      Djeek finì di caricare il carretto e, sollevandolo per le due lunghe aste apposite, prese a trasportarlo verso Est inoltrandosi nella foresta lungo il sentiero indicatogli. Andava in missione, ma non ricevette alcun saluto se non la minaccia: «Ricordati del tuo bastone e della tua bestiola!»

      Effettivamente, Aliah aveva individuato bene le leve giuste per costringerlo a fare ciò che voleva: entrambi erano entrati a far parte della sua vita da poco, ma era come se fossero stati generati con lui. Li sentiva parte di sé, una larga fetta della propria persona. Senza di essi, tornava a essere Djeek, l'insignificante verme. Il bastone gli aveva donato poteri eccezionali che lo rendevano in qualche modo speciale fornendogli una formidabile cura alla sua carenza cronica di autostima. Zadza... Zadza gli era affine nel destino, ma era molto più impavido e, inoltre, aveva dimostrato di essere pronto a dare la vita per lui, quando, fino a quel momento, l'unica cosa che gli altri erano disposti a elargirgli erano solo insulti, umiliazioni e percosse.

      «Il Bastone è la mia forza e Zadza il mio coraggio» pensò Djeek ad alta voce. «Sono doti che non ho in me, ma noi tre, insieme, siamo un grande goblin.» Nel calarsi in quei pensieri, aveva completamente dimenticato di concentrarsi sui segnali e quindi, passatone uno senza seguire le indicazioni della Strega, fu bruscamente riportato alla realtà da un'esplosione di fiamme verdi che carbonizzarono all'istante un malcapitato scoiattolo, pochi passi davanti a lui. La lezione gli servì e, per il resto del tragitto, si concentrò sui segni a forma di teschio e fu molto meticoloso nel contare i passi. Il percorso era scosceso, ma le grandi ruote del carretto rivestite di un materiale mai visto, morbido e di colore nero, rendevano agevole il suo trasporto. Così, giunse nei pressi della meta prima del tramonto:

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