Le tigri di Monpracem. Emilio Salgari

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Le tigri di Monpracem - Emilio Salgari

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del parco mormorando:

      – Andiamo Sandokan; tutto è finito!…

      Era giunto sotto a palizzata e stava per prendere lo slancio, quando retrocesse vivamente, colle mani nei capelli, lo sguardo torvo, emettendo una specie di singhiozzo.

      – No!… No!… – esclamò egli, con accento disperato. – Non posso, non posso!… Che si inabissi Mompracem, che si uccidano i miei tigrotti, che si disperda la mia potenza, io rimango!…

      Si mise a correre nel parco come se avesse paura di ritrovarsi sotto le palizzate della cinta, e non si arrestò che sotto le finestre della sua stanza. Esitò un’altra volta, poi con un salto si aggrappò al ramo di un albero e raggiunse il davanzale.

      Quando si ritrovò in quella casa che aveva lasciata colla ferma decisione di mai più ritornarvi, un secondo singhiozzo gli rumoreggiò in fondo alla gola.

      – Ah!… – esclamò egli. – La Tigre della Malesia sta per tramontare!…

      LA CACCIA ALLA TIGRE

      Quando, ai primi albori, il lord venne a bussare alla porta, Sandokan non aveva ancora chiuso occhio.

      Ricordandosi della partita di caccia, in un baleno balzò dal letto, si passò fra le pieghe della fascia il fedele kriss ed aprì la porta, dicendo:

      – Eccomi, milord.

      – Benissimo – disse l’inglese. – Non credevo di trovarvi così pronto, caro principe. Come state?

      – Mi sento tanto forte da rovesciare un albero.

      Allora affrettiamoci. Nel parco ci aspettano sei bravi cacciatori, i quali sono impazienti di scovare la tigre che i miei battitori hanno cacciata in un bosco. Sono pronto a seguirvi; e lady Marianna verrà con noi?

      – Certamente, anzi credo che ci aspetti.

      Sandokan soffocò a stento un grido di gioia.

      – Andiamo, milord – disse – ardo dal desiderio d’incontrare la tigre.

      Uscirono e passarono in un salotto, le cui pareti erano tappezzate d’ogni specie di armi. Fu colà che Sandokan trovò la giovane lady, più bella che mai, fresca come una rosa, splendida nel suo costume azzurro, che risaltava vivamente sotto i suoi capelli biondi.

      Nel vederla, Sandokan si arrestò come abbagliato, poi muovendole rapidamente incontro le disse, stringendole la mano:

      – Anche voi della partita?

      Sì, principe; mi hanno detto che i vostri compatrioti sono valentissimi in simili cacce e voglio vedervi.

      Io inchioderò la tigre con il mio kriss e vi regalerò la sua pelle.

      – No!… No!… – esclamò ella con ispavento. – Vi potrebbe toccare qualche nuova disgrazia.

      Per voi, milady, mi farei sbranare, ma non temete, la tigre di Labuan non mi atterrerà.

      In quel mentre il lord si avvicinò, porgendo a Sandokan una ricca carabina. Prendete principe – disse. – Una palla talvolta vale meglio del kriss più temperato. Ora andiamo che gli amici ci aspettano.

      Discesero nel parco dove erano aspettati da cinque cacciatori; quattro erano coloni dei dintorni, il quinto era invece un elegante ufficiale di marina, Sandokan, nel vederlo, senza sapere precisamente il perché, provò subito per quel giovanotto una violenta antipatia, però represse quel sentimento e porse a tutti la mano.

      All’incontro, l’ufficiale lo fissò lungamente ed in istrana guisa, poi, approfittando del momento in cui nessuno faceva a lui attenzione, si avvicinò al lord, che stava esaminando la bardatura di un cavallo, dicendogli a bruciapelo:

      – Capitano, credo di aver veduto ancora quel principe malese.

      – Dove? – chiese il lord.

      – Non mi rammento bene, ma ne sono certo.

      – Bah! V’ingannate, amico mio.

      – Lo vedremo in seguito, milord.

      – Sia pure. In sella, amici, che tutto è pronto!… Badate che la tigre è molto grossa e che ha potenti artigli.

      – La ucciderò con una sola palla e offrirò la pelle a lady Marianna – disse l’ufficiale.

      – Spero di ucciderla prima di voi, signore – disse Sandokan.

      – Lo vedremo, amici – disse il lord. – Orsù, in sella!

      I cacciatori inforcarono i cavalli che erano stati condotti colà da alcuni servi, mentre lady Marianna saliva su un bellissimo poney dal mantello candido come la neve.

      Ad un segnale del lord tutti uscirono dal parco, preceduti da parecchi battitori e da due dozzine di grossi cani.

      Appena fuori, il drappello si divise, dovendo frugare un grande bosco che si prolungava fino al mare.

      Sandokan, che montava un focoso animale, si cacciò in uno stretto sentiero, spingendosi audacemente innanzi onde essere il primo a scovare la belva; gli altri presero differenti direzioni ed altri sentieri.

      – Vola, vola! – esclamò il pirata, spronando furiosamente il nobile animale, che seguiva alcuni cani abbaianti. – Bisogna che io mostri a quell’impertinente ufficiale, di quanto io sia capace. No, non sarà lui che offrirà la pelle della tigre alla lady, dovessi perdere le braccia o farmi sbranare.

      In quell’istante uno squillo di trombi echeggiò in mezzo al bosco.

      – La tigre è stata scoperta – mormorò Sandokan. – Vola, destriero, vola!… Attraversò come un lampo un lembo di foresta irta di durion, di cavoli palmisti, di arecche e di colossali alberi della canfora e giunse addosso a sei o sette battitori che fuggivano.

      – Dove correte? – chiese.

      – La tigre! – esclamarono i fuggiaschi.

      – Dov’è?

      – Presso lo stagno!

      Il pirata discese di sella, legò il cavallo al tronco di un albero, si mise il kriss fra i denti e afferrata la carabina si spinse verso lo stagno indicato.

      Si sentiva nell’aria un forte odore di selvatico, odore particolare ai felini e che dura qualche tempo anche dopo il loro passaggio.

      Guardò sui rami degli alberi dai quali la tigre poteva balzargli addosso e seguì con precauzione le rive dello stagno, la cui superficie era stata smossa.

      – La belva è passata di qui – disse. – La furba ha passato lo stagno per far perdere le tracce ai cani, ma Sandokan è una tigre più astuta.

      Tornò al cavallo e risalì in arcione. Stava per ripartire, quando udì a breve distanza uno sparo seguito da una esclamazione il cui accento lo fece trasalire. Si diresse rapidamente verso il luogo ove era echeggiata la detonazione e in mezzo ad una piccola radura scorse la giovane lady, sul suo bianco poney e la carabina ancora fumante in mano. In un baleno le fu vicino, mandando un grido di gioia.

      – Voi…

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