Le tigri di Monpracem. Emilio Salgari

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Le tigri di Monpracem - Emilio Salgari

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preda ad una viva eccitazione di cui invano cercava di spiegare la causa. – Chi è che suona?

      – Perché, mio caro principe? – chiese l’inglese, sorridendo.

      – Non lo so… ma avrei un vivo desiderio di vedere la persona che così suona… Si direbbe che questa musica mi tocca il cuore… e che mi fa provare una sensazione che mi è nuova ed inesplicabile.

      – Aspettate un istante. – Gli fece segno di ricoricarsi e uscì. Sandokan ricadde sul guanciale, ma quasi subito si rialzò come se fosse stato spinto da una molla. La inesplicabile commozione che lo aveva colpito poco prima, ritornava a prenderlo con maggior violenza. Il cuore gli batteva in maniera tale che pareva volesse uscirgli dal petto; il sangue gli scorreva furiosamente per le vene e le membra provavano degli strani fremiti.

      – Ma cosa provo io? – si chiese egli. – È forse il delirio che mi assale ancora?

      Aveva appena pronunciate quelle parole che il lord rientrava, ma non era solo.

      Dietro di lui si avanzava, sfiorando appena il tappeto, una splendida creatura, alla cui vista Sandokan non potè trattenere una esclamazione di sorpresa e di ammirazione.

      Era una fanciulla di sedici o diciassette anni, dalla taglia piccola, ma snella ed elegante, dalle forme superbamente modellate, dalla cintura così stretta che una sola mano sarebbe bastata per circondarla, dalla pelle rosea e fresca come un fiore appena sbocciato.

      Aveva una testolina ammirabile, con due occhi azzurri come l’acqua del mare, una fronte d’incomparabile precisione, sotto la quale spiccavano due sopracciglia leggiadramente arcuate e che quasi si toccavano. Una capigliatura bionda le scendeva in pittoresco disordine, come una pioggia d’oro, sul bianco busticino che le copriva il seno.

      Il pirata, nel vedere quella donna che sembrava una vera bambina, malgrado la sua età, si era sentito scuotere fino in fondo all’anima. Quell’uomo così fiero, così sanguinario, che portava quel terribile nome di Tigre della Malesia, per la prima volta in vita sua si sentiva affascinato dinanzi a quella gentile creatura, dinanzi a quel leggiadro fiore sorto sotto i boschi di Labuan. Il suo cuore che poco prima batteva precipitosamente, ora ardeva e nelle vene gli pareva che scorressero lingue di fuoco.

      – Ebbene, mio caro principe, cosa dite di quella graziosa ragazza? – gli chiese il lord.

      Sandokan non rispose; immobile come una statua di bronzo, egli fissava la giovanetta con due occhi che mandavano lampi di ardente bramosia e pareva che più non respirasse.

      – Vi sentite male? – chiese il lord, che lo osservava.

      – No!… No! – esclamò vivamente il pirata, scuotendosi.

      – Allora permettetemi di presentarvi a mia nipote lady Marianna Guillonk.

      – Marianna Guillonk!… Marianna Guillonk!… – ripetè Sandokan, con accento sordo.

      – Cosa vi trovate di strano sul mio nome? – chiese la giovanetta, sorridendo.

      – Si direbbe che vi ha prodotto molta sorpresa.

      Sandokan, nell’udire quella voce, trasalì fortemente. Mai aveva udito una voce così dolce accarezzare i suoi orecchi, abituati all’infernale musica del cannone e alle urla di morte dei combattenti.

      – Nulla vi trovo di strano – disse con voce alterata. – Gli è che il vostro nome non mi giunge nuovo.

      – Oh! – esclamò il lord. – E da chi lo avete udito?

      – Lo avevo già letto prima sul libro che qui vedete e mi ero immaginato che chi lo portava doveva essere una splendida creatura.

      – Voi scherzate – disse la giovane lady, arrossendo. Poi, cambiando tono, chiese: – È vero che i pirati vi hanno gravemente ferito?

      – Sì, è vero – rispose Sandokan con voce sorda. – Mi hanno vinto e ferito, ma un giorno sarò guarito e allora guai a coloro che mi hanno fatto mordere la polvere.

      – E soffrite molto?

      – No, milady ed ora meno di prima.

      – Spero che guarirete presto.

      – Il nostro principe è vigoroso, – disse il lord, – e non mi stupirei di vederlo in piedi fra una decina di giorni.

      – Lo spero – rispose Sandokan.

      Ad un tratto, egli che non staccava i suoi occhi dal viso della giovanetta, sulle cui gote scorreva di quando in quando una nube rosea, si raddrizzò impetuosamente, esclamando:

      – Milady!…

      – Mio Dio, cosa avete? – chiese la lady avvicinandosi.

      – Ditemi, voi portate un nome infinitamente più bello di quello di Marianna Guillonk, è vero?

      – Quale mai? – chiesero ad un tempo il lord e la giovane contessa.

      – Sì, sì! – esclamò Sandokan con maggior forza. – Non potete essere che voi la creatura che tutti gli indigeni chiamano la «Perla di Labuan»!…

      Il lord fece un gesto di sorpresa e una profonda ruga gli solcò la fronte.

      – Amico mio – disse con voce grave. – Come mai voi sapete ciò, mentre mi avete detto che venivate dalla lontana penisola malese?

      – Non è possibile che questo soprannome sia giunto fino al vostro paese – aggiunse lady Marianna.

      – Non lo udii a Shaja, – rispose Sandokan, che per poco non si era tradito, – ma bensì alle Romades sulle cui spiagge sbarcai giorni sono. Colà mi parlarono d’una fanciulla d’incomparabile bellezza, dagli occhi azzurri, dai capelli profumati come i gelsomini del Borneo; di una creatura che cavalcava come una amazzone e che cacciava arditamente le fiere; di una vaga giovanetta che in certe sere, al tramonto del sole, si vedeva apparire sulle sponde di Labuan, affascinando con un canto più dolce del mormorio dei ruscelli i pescatori delle coste. Ah! milady, anch’io un giorno voglio udire quella voce.

      – Tante grazie mi attribuiscono! – rispose la lady ridendo.

      – Sì, e vedo che quegli uomini che mi parlarono di voi hanno detto il vero! – esclamò il pirata con slancio appassionato.

      – Adulatore – disse ella.

      – Mia cara nipote, – disse il lord, – tu stregherai anche il nostro principe.

      – Ne sono convinto! – esclamò Sandokan. – E quando lascerò questa casa per tornare nel mio lontano paese, dirò ai miei compatrioti che una giovane donna dei visi bianchi ha vinto il cuore di un uomo che credeva di averlo invulnerabile.

      La conversazione durò ancora qualche po’, aggirandosi ora sulla patria di Sandokan, ora sui pirati di Mompracem, ora su Labuan, poi, essendosi fatta notte, il lord e la lady si ritirarono.

      Quando il pirata si vide solo, rimase a lungo immobile, cogli occhi fissi sulla porta dalla quale era uscita quella vaga giovanetta. Pareva che fosse in preda a profondi pensieri e ad una viva commozione.

      Forse in quel cuore, che fino allora mai aveva provato un battito per alcuna donna, in quel momento imperversava una terribile tempesta.

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