Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4 - Edward Gibbon

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o faccia crescere queste note ad una sproporzionata e non piacevole mole.

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Il Tillemont ha raccolto da Ruffino e da Teodoreto i sentimenti e le frasi di Costantino. (Mem. Eccl. Tom. III v. 749-750).

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Vedi Cod. Teodos. (lib. IX. Tit. XLV. leg. 4). Nelle Opere di Fra Paolo (Tom. IV. p. 192 ec.) si trova un discorso eccellente sopra l'origine, i diritti, gli abusi ed i limiti de' Santuarj. Egli osserva giustamente che l'antica Grecia potea forse contenere quindici o venti asili: numero, che presentemente si può trovare nell'Italia dentro le mura d'una sola città.

* Gli asili sono ora aboliti in tutta l'Italia, perfino negli Stati Ecclesiastici.

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La giurisprudenza penitenziale veniva continuamente accresciuta da' Canoni de' Concilj. Ma poichè molti casi eran sempre lasciati alla discrezione de' Vescovi, essi pubblicavano secondo le occorrenze, ad esempio del Pretore Romano, le regole di disciplina, che si proponevano d'osservare. Le più famose, fra l'Epistole canoniche del quarto secolo, son quelle di Basilio Magno. Sono esse inserite nelle pandette di Beveregio (T. II. p. 47-151) e sono state tradotte da Chardon (Hist. des Sacrem. Tom. IV. p. 219-277).

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Basilio (Epist. 47) presso Baronio (Annal. Eccles. an. 370 n. 91) il quale dichiara, che a bella posta ei riferisce tal fatto per convincere i Governatori, ch'essi non erano esenti da una sentenza di scomunica. Secondo la sua opinione neppure un Sovrano è salvo da' fulmini del Vaticano; ed il Cardinale si dimostra molto più coerente a se stesso che i Giureconsulti e i Teologi della Chiesa Gallicana.

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Era notata ne' pubblici registri di Cirene, Colonia Spartana, la lunga serie de' suoi maggiori fino ad Euristene primo Re Dorico di Sparta, ed il quinto nella linea discendente di Ercole (Sinesio Epist. 57, p. 197. Edit. Patav.). Una genealogia così pura ed illustre di diciassette secoli, senz'aggiungervi i reali Antenati d'Ercole, non può averne un'eguale nell'istoria dell'uman genere.

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Sinesio (de Regno pag. 2) pateticamente deplora lo stato decadente e rovinoso di Cirene con queste espressioni, Città Greca di antico e venerando nome, in cui trovavansi una volta migliaia di sapienti; adesso povera, e mesta, ed un gran mucchio di rovine.

Tolemaide, nuova città, 82 miglia all'Occidente di Cirene, assunse gli onori di Metropoli della Pentapoli o della Libia superiore, che furon poi trasferiti a Sozusa. Vedi Wesseling (Itiner. p. 67-68. 732.) Cellario (Geogr. T. II. part. II. p. 72, 74.) Carlo da S. Paolo (Geogr. Sacr. p. 273.) D'Anville (Geogr. Anc. T. III. p. 43, 44. Mem. de l'Acad. des Inscript. Tom. XXXVII. p. 363-391).

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Sinesio avea precedentemente rappresentato le qualità, per le quali si credeva incapace di tal posto (Epist. c. 5. p. 246-250). Egli amava gli studi e i divertimenti profani; era incapace di sostenere la vita celibe; non credeva la risurrezione; e ricusava di predicare favole al popolo, a meno che non gli fosse permesso di filosofare in casa propria. Teofilo, Primate dell'Egitto, che conosceva il suo merito, accettò queste straordinarie proteste. Vedi la vita di Sinesio in Tillemont (Memoir. Eccles. Tom. XII. p. 499-554).

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Vedi l'invettiva di Sinesio (Epist. LVII. p. 191-201). La promozione d'Andronico non era legittima, essendo egli nativo di Berenice ch'era nell'istessa Provincia. Gl'istrumenti delle torture sono curiosamente specificati, cioè δακτυληφρα o strettoio, ποδοσραβη, ριονλαβιϛ, ωταγρα, χειλοσροφιον che in varie guise comprimevano o distendevano le dita, i piedi, il naso, le orecchie e le labbra delle vittime.

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La sentenza di scomunica è concepita in uno stile oratorio (Sinesio Epist. 58. p. 201-203). Il metodo di comprendervi le intere famiglie, sebbene alquanto ingiusto, fu esteso anche di più negl'interdetti nazionali.

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Vedi Sinesio Epist. 47. p. 186, 187. Epist. 72. p. 218, 219. Epist. 89. p. 230-231.

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Vedi il Tomassino (Discipl. Eccles. Tom. II. lib. III. c. 83. p. 1761-1770) e il Bingamo (Antiq. Vol. I, l. XIV. c. 4. p. 688-717). Si risguardava la predicazione come l'uffizio più importante del Vescovo; ma qualche volta s'affidava questa funzione ad alcuni Preti, quali erano Crisostomo ed Agostino.

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La regina Elisabetta usava quest'espressione, e praticava quest'artifizio ogni volta che desiderava di preoccupar gli animi del popolo in favore di qualche passo straordinario del Governo. Il suo successore ebbe occasione di temere gli ostili effetti di questa musica, ed il figlio di lui ne provò il rigore «allorchè il pulpito, il tamburo Ecclesiastico ec.» Vedi Heilyn, Vit. dell'Arcivescovo Laud. p. 153.

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Que' modesti Oratori confessavano, che, mancando essi del dono de' miracoli, procuravano di acquistar le arti della eloquenza.

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Il Concilio Niceno fece ne' Canoni 4, 5, 6 e 7 alcuni regolamenti fondamentali sopra i Sinodi, i Metropolitani ed i Primati. Di questi Canoni si è in varie guise abusato, se n'è contorto il senso, si sono interpolati, e se ne son finti dei nuovi secondo l'interesse del Clero. Le Chiese Suburbicarie, assegnate da Ruffino al Vescovo di Roma, hanno dato occasione ad una veemente controversia. Vedi Sirmond, Oper. Tom. IV. p. 1-238.

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Non abbiamo che trentatre o quarantasette soscrizioni Episcopali; ma Adone, autore veramente di poco credito, conta seicento Vescovi nel Concilio d'Arles. Tillemont, Mem. Eccl. Tom. VI. p. 422.

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Vedi Tillemont (Tom. VI. p. 915) e Beausobre (Hist. du Manicheisme Tom. I. p. 529). Il nome di Vescovo dato da Eutichio ai 2048. Ecclesiastici (Annal. Tom. I. p. 440. vers. Pocock) si deve estendere molto al di là de' limiti d'una ordinazione ortodossa o anche Episcopale.

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Vedi Eusebio in vit. Const. lib. III. c. 6-21. Tillemont, Mem. Eccl. Tom. VI. p. 669-759.

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Sancimus igitur vicem legum obtinere, quae a quatuor Sanctis Conciliis… expositae sunt aut firmatae. Praedictarum enim quatuor Synodorum dogmata sicut Sanctas Scripturas, et regulas sicut leges observamus. Giustiniano Nov. 131. Il Beveregio (ad Pandect. Proleg. p. 2) osserva, che gl'Imperatori non fecero mai leggi nuove nelle materie Ecclesiastiche; e Giannone avverte con uno spirito molto diverso, ch'essi diedero la sanzione legale a' Canoni de' Concilj. (Ist. Civ. di Nap. T. I. p. 136)

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Vedi l'art. Concile nell'Enciclopedia Tom. III. p. 668, 679. ediz. di Lucca. Il dottor Bouchand, autore di esso, ha discusso, a norma de' principj della Chiesa Gallicana, le principali questioni relative alla forma e costituzione de' Concili generali, e provinciali. Gli Editori (Preface p. XVI) han ragione di gloriarsi di quest'articolo. Di rado quelli, che consultano l'immensa loro compilazione, restano sì ben soddisfatti.

131

Eusebio in vit. Const. l. III. c. 63, 64, 65, 66.

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Dopo qualche esame delle varie opinioni di Tillemont, di Beausobre, di Lardner ec. io son persuaso, che Manete non propagasse neppure nella Persia la sua Setta prima dell'anno 270. Egli è strano, che una filosofica e straniera eresia penetrar potesse con tanta rapidità nelle Province Affricane; pure io non posso facilmente indurmi a rigettare l'editto di Diocleziano contro i Manichei, che può leggersi appresso il Baronio (An. Eccles. an. 287).

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