Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4. Edward Gibbon

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4 - Edward Gibbon страница 27

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4 - Edward Gibbon

Скачать книгу

e da' Marcioniti la loro Trinità. Vedi Beausobre Hist. du Manich. l. III. c. 5, 7.

157

Non dignum est ex utero credere Deum, et Deum Christum… non dignum est, ut tanta majestas per sordes et squallores mulieris transire credatur. I Gnostici sostenevano l'impurità della materia e del matrimonio; e si scandalizzavano delle grossolane interpretazioni de' Padri e di Agostino medesimo. Vedi Beausobre (Tom. II. p. 523).

158

Apostolis adhuc in saeculo superstitibus, apud Iudeam Christi sanguine recente, et phantasma corpus Domini asserebatur. Cotelerio (Patr. Apost. Tom. II. p. 24) crede che quelli, che non accordano che i Dociti nascessero nel tempo degli Apostoli, con egual ragione possono anche negare, che il sole risplenda nel mezzogiorno. Questi Dociti, che formavano il più considerabil partito fra gli altri Gnostici, eran chiamati così perchè non davano a Cristo che un corpo apparente.

159

Possono trovarsi prove del rispetto, che i Cristiani avevano per la persona e per la dottrina di Platone appresso di la Mothe le Vayer (T. V. p. 135, edit. 1757) e Basnage (Hist. des Juifs. Tom. IV. pag 29, 79).

160

Doleo, bona fide Platonem omnium haereticoritm condimentarium factum, Tertull. de Anim. c. 23. Il Petavio (Dogm. Theol. Tom. III. Proleg. 2.) dimostra, che questo era un lamento generale. Beausobre (Tom. I. lib. III. c. 9, 10) ha dedotto da' principj Platonici gli errori Gnostici; e siccome nella scuola d'Alessandria que' principj eran mescolati con la filosofia Orientale, (Brucker. Tom. I. p. 1356) si può conciliare il sentimento di Beausobre coll'opinione di Mosemio (Gener. Hist. Eccl. Vol. 1. p. 37).

161

Se Teofilo Vescovo d'Antiochia (Vedi Dupin Bibl. Eccl. Tom. I. p. 66) fu il primo, che usasse la parola Triade o Trinità, termine astratto già famigliare nelle scuole di filosofia, dev'essersi questo introdotto nella teologia de' Cristiani dopo la metà del secondo secolo.

162

Atanasio Tom. I. p. 808. Le sue espressioni hanno una singolar energia, e siccome egli scriveva a' Monaci, non vi potea essere alcun motivo per affettare un linguaggio ragionevole.

163

In un Trattato, che avea per oggetto di spiegar le opinioni degli antichi Filosofi sulla natura degli Dei, avremmo potuto prometterci di veder esposta la teologica Trinità di Platone. Ma Cicerone molto ingenuamente confessa, che sebbene avesse tradotto il Timeo, non aveva mai potuto capire quel misterioso dialogo. (Vedi Hieronym. Praef. ad lib. XII in Isaiam Tom. V. p. 154).

164

Tertulliano in Apolog. c. 46. Vedi Bayle Diction. alla parola Simonide. Le sue osservazioni sulla presunzione di Tertulliano sono profonde ed interessanti.

165

Lactant. IV. 8. Pure la parola Probole, o Prolatio, che i più ortodossi Teologi presero senza scrupolo da' Valentiniani, ed illustrarono co' paragoni d'una fontana e del suo corso, del sole e de' suoi raggi ec. o non significa niente, o favorisce un'idea materiale della divina generazione. Vedi Beausobre (Tom. I, lib. III c. 7. p. 548).

166

Molti de' primitivi Scrittori hanno francamente confessato, che il Figlio doveva l'essere alla volontà del Padre. Vedi Clarke (Script. Trinit. p. 280-287). Dall'altra parte sembra che Atanasio ed i suoi seguaci non voglian concedere quel che hanno timor di negare. Gli scolastici si sbrigano da questa difficoltà con la distinzione fra la volontà precedente e la concomitante. Petavio Dogm. Theol. Tom. II. lib. VI c. 8, p. 587-603.

167

Vedi Petavio Dogm. Theol. T. II. l. II. c. 10. p. 159.

168

Carmenque Christo quasi Deo dicere secum invicem. Plin. (Epist. X 97). Le Clerc (Ars crit. p. 150-156) esamina criticamente il senso della parola Deus, Θεοϛ Elohim negl'idiomi antichi; ed il Sociniano Emlyn (Tract. p. 29, 36, 51-145) abilmente difende la proprietà del culto verso una molto eccellente creatura.

169

Vedi Dalleo De us. Patr. e le Clerc Bibliot. univ. Tom. X p. 409. Lo scopo della stupenda opera del Petavio sulla Trinità (Dogm. Theol. Tom. II) fu d'attaccare la fede de' Padri Antiniceni, o almeno tale n'è stato l'effetto; nè questa profonda impressione si è cancellata dall'erudita difesa del Vescovo Bull.

170

Le formule di fede più antiche furono estese alla massima ampiezza. Vedi Bull (Judic. Eccl. Cath.), che tenta d'impedir Episcopio dal trarre alcun vantaggio da quest'osservazione.

171

L'eresie di Prassea, di Sabellio ec. son esposte con esattezza dal Mosemio p. 425, 680-714. Prassea, che venne a Roma verso il fine del secondo secolo, ingannò per qualche tempo la semplicità del Vescovo, e fu confutato dalla penna del fervido Tertulliano.

172

Socrate confessa, che l'eresia d'Arrio nacque dal forte desiderio, che aveva, di opporsi più diametralmente che fosse possibile all'opinione di Sabellio.

173

Si dipingono da Epifanio Tom. I. Haeres 69. 3. p. 279, con colori molto vivaci la figura ed i costumi d'Arrio, il carattere e il numero de' suoi primi proseliti; e non possiamo fare a meno di dolerci ch'esso tosto abbandoni il carattere d'Istorico per assumer quello di Controversista.

174

Vedi Filostorgio lib. I. c. 3, e l'ampio Comentario del Gottofredo. L'autorità però di Filostorgio vien diminuita agli occhi degli Ortodossi per causa del suo Arrianismo; ed a quegli de' critici ragionevoli a motivo della sua passione, della sua ignoranza e de' suoi pregiudizj.

175

Sozomeno (lib. I. c. 15.) rappresenta Alessandro come indifferente ed anche ignorante in principio della disputa; mentre Socrate (lib. I.) ne attribuisce l'origine alla vana curiosità delle sue teologiche speculazioni. Il Dottor Jortin (Osserv. sull'Ist. Eccl. vol. II. p. 178) ha censurato con la solita sua libertà la condotta d'Alessandro πρὸϛ ὁργήν ἑξκπτεται… ὁμότωϛ φρόνειν ἑκελέυσε (s'accende di sdegno… comanda che si pensi come egli pensa).

176

Le fiamme dell'Arrianismo poterono per qualche tempo ardere occulte; ma v'è ragione di credere, che si manifestassero con violenza sin dall'anno 319. Tillemont Mem. Ecc. Tom. VI. p. 774-780.

177

Quis crediderit? Certe aut tria nomina audiens tres Deos esse credidit, et idolatra effectus est; aut in tribus vocabulis trinominem credens Deum in Sabellii haeresim incurrit; aut edoctus ab Arrianis unum esse verum Deum Patrem, Filium et Spiritum S., credidit creaturas. Aut extra haec quid credere potuerit, nescio. Hieron. adv. Luciferian. Girolamo riserva all'ultimo il sistema ortodosso, ch'è più complicato e difficile.

178

Siccome s'introdusse appoco appoco fra' Cristiani la dottrina dell'assoluta creazione dal niente (Beausobre Tom. II. p. 165-215), così la dignità dell'artefice s'elevò assai naturalmente insieme con quella dell'opera.

179

Le teorie metafisiche del Dottor Clarke (script. Trinit. p. 276-280) potrebbero ammettere un'eterna generazione da una causa infinita.

180

S'usa questa profana ed assurda similitudine da' varj de' primitivi Padri, specialmente da Atenagora nella sua apologia all'Imperator Marco ed al suo figlio; e vien citata senza censura da Bull medesimo. Vedi Defens. Fid. Nic. S. III. c. 5. n. 4.

181

Vedi

Скачать книгу