Due. Dispari. Federico Montuschi
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Via libera.
Rispose all’amico illuminandosi con uno splendido sorriso.
«Va bene, Ronald, ci sono. Mi passi a prendere tu?».
«Certo, ti passo a prendere alle dieci. Ti faccio uno squillo quando sono sotto casa».
«Chissà chi ti risponde! Ti ho detto che ho perso il cellulare, lascia stare, non chiamarmi neanche sul fisso che qui saranno già tutti a letto o sui libri a ripassare. Io alle dieci scendo. A dopo!».
«Ah certo, è vero, me n’ero dimenticato. Allora ti aspetto e basta, alla vecchia maniera, eh? A dopo!».
Click.
Click.
Incamminandosi verso la doccia, Carmen sentì un piacevole calore salirle dalla pancia.
***
Alle dieci in punto Carmen scese rapidamente le scale antistanti alla porta di casa, passandosi una mano fra i capelli per tentare in extremis di sistemarsi il ciuffo ribelle che non era riuscita a domare con il phon in casa.
Il vento serale aveva spazzato via le nubi e i loro rovesci del pomeriggio; l’aria era frizzante e la luna piena, che sembrava verniciata con pittura fosforescente, dominava solitaria il cielo.
Ronald attendeva seduto in macchina, una Due Cavalli arancione, con una grossa ammaccatura sul paraurti anteriore, che aveva da tempo superato i propri anni migliori.
Teneva il braccio sinistro appoggiato al finestrino abbassato e fumava un cigarillo scuro di scarsa qualità, il cui odore (no, non lo si poteva chiamare profumo) aveva dopo poche boccate saturato l’aria dell’abitacolo.
Indossava una camicia a quadri bianchi e blu, portata sopra una maglietta di cotone bianca con un’improbabile immagine di una bandiera strappata del Regno Unito, jeans strappati e, ai piedi, un paio di sneakers Converse verde militare.
Carmen lo baciò su entrambe le guance prima di salire in macchina e iniziare a tossire.
«Ma cos’è sto schifo di odore?» chiese con tono volutamente acido, edulcorandolo subito con un sorriso che mise in bella evidenza le sue fossette.
«Roba di famiglia, Carmen, roba di famiglia. Di quella buona. È un cigarillo di mio nonno, lui ne ha fumati venti al giorno dai dodici anni in avanti».
«E quanti anni ha adesso?».
«Adesso? È morto. A quarant’anni, di tumore ai polmoni. Non l’ho mai conosciuto».
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Ronald aspirò profondamente una boccata di fumo.
«Scherzi, vero?» chiese Carmen quasi sottovoce.
«No, è vero che è morto, ma so per certo che ha vissuto felicemente, anche grazie a questi cigarillos che sono buonissimi... anzi, vuoi fare un tiro?».
«Non ci penso neanche, Ronald! Dai, parti che ho voglia di muovermi un po’. E smettila di prendermi in giro, somaro che non sei altro...». Ronald mise in moto, fece manovra per uscire dal parcheggio e partì con calma, accendendo lo stereo.
La musica dei Coldplay avvolse i pensieri leggeri e paralleli dei due ragazzi, che non parlarono molto, durante il viaggio, entrambi rapiti dalle poesie di Chris Martin e dalla sua voce a volte baritonale, a volte in falsetto.
In meno di un quarto d’ora di macchina arrivarono alla festa.
Nelly, la padrona di casa, attendeva gli invitati ciondolando con un candelabro in mano di fronte al grande cancello della proprietà, alle cui spalle si intravedeva il maestoso giardino della residenza di campagna della famiglia.
Nel centro del giardino, gli zampilli di un’antica fontana a base rotonda, illuminati dal basso da faretti colorati, si ergevano nel cielo, superando l’altezza della statua posta al centro della fontana stessa, un improbabile Eros malamente copiato da quello di Piccadilly Circus.
Nella zona esterna, antistante al cancello, si estendeva uno spiazzo verde che gli invitati già arrivati non avevano esitato a utilizzare come parcheggio, cosa che fece anche Ronald, entrando di muso nell’angusto spazio che restava fra una Clio amaranto e una Volvo Blu di grossa cilindrata.
«Grazie Ronald, ma così non riesco proprio a uscire» disse Carmen, dopo aver tentato di aprire la portiera con il massimo della delicatezza, per evitare di causare danni alla Volvo adiacente.
«Neanch’io,» ribatté lui «ma non devi preoccuparti: la Due Cavalli è un’auto a risorse infinite!».
Iniziò a girare una manovella che pendeva dal tettuccio, non distante dallo specchietto retrovisore, e piano piano fece decapottare la macchina.
«Grande! Questa sì che è un’auto moderna!» esclamò Carmen che, senza farsi pregare, saltò con agilità sui sedili posteriori e da questi, in un battibaleno, atterrò sul prato, imitata da Ronald.
«Ingresso alla festa in grande stile, eh?».
Nelly si era avvicinata, sempre con il candelabro acceso fra le mani per illuminare il prato, mostrando un sorriso radioso che si era costruita con cinque anni di cure ortodontiche e una cifra non indifferente sborsata da suo padre.
«Ciao Nelly! Splendida idea la festa di questa sera! Possiamo già entrare?» chiese Carmen, baciando su entrambe le guance l’amica e avviandosi verso il sentiero d’ingresso ancora prima della risposta.
«Certo, superate la fontana e tenete la destra. Seguite poi le luci, non potete sbagliare, ok?».
«No problem! Ho fatto cose più complicate nella mia vita» rispose Ronald con la consueta ironia.
S’incamminarono nel giardino seguendo, più che le luci, il suono della musica, sparata dal deejay a volume assordante; l’adiacenza al camposanto, in fin dei conti, garantiva che gli unici vicini della tenuta non si sarebbero mai potuti lamentare del rumore.
Misjudged your limits
Pushed you too far
Took you for granted
I thought that you needed me more more more!
« Boys don’t cry! Fantastica!».
L’emozione di Carmen sorprese Ronald, che per la musica aveva un semplice interesse superficiale.
«Ma come fai a riconoscere una canzone di trent’anni fa da due strofe orecchiate in sottofondo?» chiese guardandola dritta negli occhi, quasi a sottolineare il suo sentimento di sorpresa.
Carmen rispose con nonchalance, senza girarsi verso di lui.
«È una passione che mi ha trasmesso mio padre. Lui ha una cultura musicale sterminata e ha educato me e mia sorella a pane e rock, fin da piccole. E fin da piccole ci diceva titolo e autore di ogni brano e lo canticchiava nel suo inglese stentato che però ci permetteva di seguire il testo molto più