È L'Amore Che Ti Trova. Isabelle B. Tremblay
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“Wow! Sei semplicemente uno schianto!” esclamò Charlotte, facendo girare la sua amica con la mano.
“Non quanto te!”
Charlotte le fece l’occhiolino e iniziò a girare su se stessa a sua volta. Faceva quella mossa fin dall’infanzia. Sua zia, da cui andava dopo la scuola fino al ritorno dei genitori, le permetteva di giocare nel suo guardaroba per ‘fare le sfilate di moda’. Si divertiva sempre a girare su se stessa per imitare le modelle sulla passerella.
“Elvie e Alice non vengono. Avevo pensato di lasciare un biglietto a Candice alla reception per invitarla, ma non riesco a immaginarla in un bar sulla spiaggia con il suo immancabile completo di alta moda.”
Emma le lanciò un’occhiata assassina.
“No. Proprio no. Sembra così altezzosa e austera. Mi spaventa”, confessò Emma.
“Mi sono già chiesta se conosca la definizione del verbo divertirsi. Sono anche convinta che suo figlio debba prendere un appuntamento per vederla.”
“Che triste!”
Emma sospirò e si mise sul letto. Iniziò a giocherellare febbrilmente con il fondo del vestito. Quel tic l’aveva ereditato da suo padre, che giocava sempre con la punta della camicia. Era un uomo nervoso di natura e lei sapeva di ripetere il suo gesto quando si trovava in un momento di estrema tensione. Era comunque felice di assomigliare a lui piuttosto che a sua madre, che li aveva vigliaccamente abbandonati, suo fratello, sua sorella e lei, molto tempo prima.
Aveva appena compiuto otto anni. Il giorno dopo il suo compleanno. Preferiva non ricordare quel momento. Fu quando quella donna, che avrebbe dovuto essere il suo modello femminile nella vita, se ne andò. Se ne andò vergognosamente dalla casa di famiglia, lasciando un semplice biglietto d’addio che suo padre aveva gettato nella spazzatura. Lei, bambina, aveva recuperato il foglio stropicciato nel bidone. Lo aveva piegato con cura e nascosto nella sua scatola dei segreti.
“Pensi che sia una buona idea?” chiese Emma.
“Quale?”
“Questa serata. Andare all’appuntamento con quel tipo. Uno sconosciuto.”
“Sì! Un’ottima idea, direi. E so a chi stai pensando: Patrick. È FINITA. Ti ha mollata per una cadetta di polizia che sembra più un uomo che una donna. Io penso, anzi, che sia davvero un uomo.”
Patrick Vinet era l’ex ragazzo di Emma. Informatico di professione, viveva ancora con sua madre. Dopo alcuni anni che si frequentavano lei era pronta per la convivenza, lui no: a casa di sua madre stava da dio. Veniva servito e riverito come un re e non voleva rinunciarvi. La lasciò per un’altra.
“Devi proprio ricordarmi cosa mi ha fatto ogni volta?”
“Non ho altra scelta, continui a pensare a lui. Ti farà bene vedere gente nuova. Divertirti, ridere. Che ne dici di una piccola avventura di una notte?”
“E se fosse un serial killer?”
“Morire tra le braccia di un dio greco non è poi così male come fine…”
Charlotte scoppiò a ridere, mentre Emma abbozzò un sorriso. Prese la borsa che si trovava sul comodino e precedette Charlotte fuori dalla camera nello strettissimo corridoio, andando verso l’ascensore. Era felice di avere ottenuto quel nuovo contratto per la rivista e di passare del tempo con la sua amica, seppure in un contesto professionale. Non avevano avuto occasione di vedersi spesso nelle ultime settimane. Charlotte aveva un programma piuttosto fitto, mentre quello di Emma era più flessibile. Lavorava in proprio nel suo piccolo appartamento o nella caffetteria al piano di sotto, a seconda dell’umore del giorno.
Frequentava poche persone da quando aveva rotto con Patrick. La sua cerchia di amici non era molto numerosa, ma aveva ancora alcuni compagni d’università con cui poteva uscire di tanto in tanto per svagarsi e vedere qualcosa di diverso dal suo salotto.
Charlotte spinse il pulsante dell’ascensore per il piano terra. La porta si aprì quasi all’istante. Le due ragazze fecero un sorriso educato all’uomo e alla donna che erano già all’interno.
“Non ti sembra una cosa… senza speranza?” sussurrò Emma.
“No! Ti ha invitata lui. Stiamo rispondendo al suo invito. Smettila di dubitare, sei snervante”, rispose Charlotte, mettendosi una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio.
L’uomo si voltò verso di loro e fece un gran sorriso, rivelando una fila di denti bianchi e dritti. Emma ne fu divertita perché le ricordò la pubblicità di un dentifricio che aveva visto in televisione il giorno prima.
“Siete del Quebec?” disse, spazzando via una polvere invisibile dal suo impeccabile abito nero, in un francese quasi senza accento.
“Sì”, risposero le due donne in coro.
“È piuttosto raro sentire parlare in francese qui, ma vi dico che è una bella sensazione. Gabriel Jones. Vivo a Montreal”, disse presentandosi.
“Com’è piccolo il mondo!” rispose Charlotte, analizzando l’uomo dalla testa ai piedi.
“Anche noi viviamo a Montreal, che coincidenza!” aggiunse Emma sorridendo timidamente.
“Un saggio ha detto che non ci sono coincidenze, solo appuntamenti”, rispose l’individuo, ammiccando con complicità alla giovane donna.
Emma osservò l’uomo e lo trovò, a prima vista, molto attraente. Non avrebbe potuto confrontarlo con Ian, perché erano due tipi completamente diversi. Gabriel doveva essere alto circa un metro e ottanta. Aveva gli occhi azzurri e dimostrava una particolare vivacità. Il suo lungo naso presentava una leggera curva. Immaginò che l’avesse rotto durante una partita di hockey. Il sorriso era franco e sembrava sincero. Era ben rasato con i capelli, neri e ondulati, leggermente in disordine. Appariva molto allegro e simpatico. Era evidente che aveva l’abitudine di parlare con gli sconosciuti e socializzare. Ebbero solo il tempo di presentarsi prima che l’ascensore si fermasse al quarto piano e l’uomo si dirigesse verso l’uscita.
“Ci incontreremo di nuovo sicuramente. Vi auguro una bella serata, signore!” disse prima che la porta si chiudesse di fronte a lui.
“Cosa?” mormorò Charlotte, leggendo lo sguardo espressivo che la sua amica le lanciava.
“Era davvero… wow!”
“Sì, ma sembra troppo serio”.
CAPITOLO 2 – NOTTE INDIMENTICABILE
Charlotte spinse la porta del bar, precedendo Emma, che era rimasta indietro. Il posto era accogliente, ma non così affollato come lo immaginava. Si trattava di un piccolo stabilimento con vista sulla spiaggia, situato a pochi passi dal loro hotel. Sul fondo della sala c’era un bancone. Davanti, sedevano alcune persone e, piazzato dietro, un cameriere preparava bevande e cocktail di tutti i tipi. Emma riconobbe Ian, in piedi e con la birra in mano, che chiacchierava con un gruppo di persone. Appoggiò la mano sul braccio di Charlotte per mostrarle dov’era il giovane. La sua amica riconobbe alcune facce che erano presenti nel pomeriggio alla partita di pallavolo.
La musica, molto alta, era suonata da un trio maschile: cantante, chitarrista e tastierista. C’era anche una batteria, ma il posto era vuoto. Charlotte si diresse verso il bar per ordinare due cosmopolitan,