È L'Amore Che Ti Trova. Isabelle B. Tremblay

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È L'Amore Che Ti Trova - Isabelle B. Tremblay

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non essere un serial killer dopotutto”, pensò sorridendo.

      “Sono felice di sapere che non c’è nessuno”, disse lui dopo un po’.

      “Ah sì?” rispose Emma, guardando il profilo dell’uomo.

      “Mi è sembrato di conoscerti da sempre quando ti ho colpita con quello stupido pallone e sono venuto a scusarmi.”

      Smise di parlare e girò il viso verso la giovane donna prima di continuare:

      “Non voglio che tu pensi che sono uno psicopatico. Ci siamo appena conosciuti. Eppure, con te, mi sento come una barca che ha ritrovato il suo porto d’origine. Non riesco a spiegarlo. Non capisco quello che provo quando sto con te. Quando ti sei girata verso di me questo pomeriggio, quando ti ho guardata… ero… avevo bisogno di rivederti. Di parlarti. Di conoscerti.”

      Emma aveva trattenuto il respiro e stava cercando di assimilare ciò che Ian le aveva appena detto. Avrebbe voluto dirgli la stessa cosa, ma non le vennero le parole. Rimasero bloccate in gola. Stava succedendo troppo rapidamente. Non aveva mai incontrato un uomo che parlasse così liberamente delle sue emozioni e riconosceva di trovare la cosa particolarmente eccitante, ma anche un po’ preoccupante. La sua leggendaria timidezza le impediva di esprimersi.

      “Sto bene con te. Anch’io.”

      Fu l’unica cosa che seppe dire. Ian chinò la testa verso la sua compagna di serata e avvicinò il viso al suo. Esitò un secondo, non di più, e la sua bocca coprì la sua. Quando le sue labbra toccarono quelle di Emma, lei fremette di piacere. La sua lingua si fece timidamente strada per accarezzare l’altra. Sapeva di birra e menta. Era piacevole e dolce. La mano di Ian le sfiorava ora la guancia. Trovò il suo gesto tenero.

      Condivideva la stessa sensazione del giovane. Anche lei aveva l’impressione di averlo ritrovato e che si conoscessero da molto tempo. Osò domandarsi se fossero quelle che chiamano anime gemelle. Anime che erano state separate durante la loro incarnazione e la cui missione era quella di ritrovarsi. Poi mise un freno alla sua immaginazione: le loro anime si erano riconosciute, d’accordo, ma trovava tutto ciò troppo rapido. Era solo un bacio, eppure non veniva baciata così da un bel po’ di tempo. Tutti i suoi sensi erano all’erta. Ian la stringeva con più desiderio e le sue carezze si erano fatte sempre più intraprendenti. Lei lo incoraggiò. Poi le sue mani si posarono sulla vita. Emma finì per respingerlo delicatamente.

      “Non verrò a letto con te stanotte”, disse delicatamente, ma con fermezza.

      Ian era deluso, ma non lo lasciò trapelare. Vedeva che era una decisione irremovibile. Accarezzò i capelli della ragazza. La trovava stupenda e aveva una voglia irresistibile di perdersi nei suoi occhi verdi. L’effetto che quella donna gli faceva era molto più che fisico. Emma si avvicinò di nuovo e prese l’iniziativa di baciarlo. Avrebbe potuto avere un’avventura con lui. Era facile. Ma non era da lei e sapeva che se ne sarebbe pentita. Charlotte era l’esperta in avventure di una notte, non lei. Ciononostante, era tentata di contravvenire ai suoi valori. Solo per una volta.

      “Voglio sapere tutto di te, Emma. Tutto.”

      “Bene. Da dove comincio?”

***

      Charlotte scelse uno degli sgabelli al bancone per sedersi. Prese il telefono e scrisse un breve messaggio alla sua amica dicendole che stava tornando in hotel e invitandola a godersi la passeggiata con il suo bel principe americano. Per una volta, era lei ad avere conseguito un appuntamento con un uomo.

      “Madame Riopel, giusto?” chiese un individuo dietro di lei, in francese.

      Charlotte alzò la testa e riconobbe Gabriel, l’uomo dell’ascensore. Era un po’ troppo ben vestito rispetto alle altre persone presenti nel posto, ma non sembrava preoccuparsene troppo. Sorrise e girò leggermente la testa verso di lui.

      “Gabriel Jones! Il mondo è veramente piccolo!” rispose Charlotte ridendo.

      “Molto piccolo. E guardi che non l’ho seguita!” scherzò lui alzando le mani in difesa.

      “Per mia fortuna! Non mi sarebbe piaciuto sentirmi pedinata”, ribatté lei ridendo di nuovo.

      Emma aveva ragione. Era un uomo molto attraente. Soprattutto quando sorrideva possedeva un carisma impressionante di cui probabilmente non era consapevole. Le chiese se poteva sedersi sullo sgabello vuoto accanto al suo e lei accettò volentieri. Un po’ di compagnia le avrebbe fatto bene e, soprattutto, era qualcuno che parlava la sua stessa lingua.

      “La sua amica se n’è andata?”

      “No. È con l’uomo che le ha dato appuntamento stasera. Penso che stiano camminando sulla spiaggia o facendo qualcos’altro”, rispose lei strizzando l’occhio a Gabriel.

      Lui sorrise, comprendendo l’allusione della giovane donna. Trovava Charlotte molto divertente ed era particolarmente rinfrescante dopo aver trascorso due giorni in compagnia di colleghi medici che parlavano solo di argomenti difficili legati alla loro professione. Charlotte vide da lontano il cantante della band che avanzava nella loro direzione.

      “È qui per affari o per piacere?” chiese Gabriel dopo aver ordinato una birra.

      “Affari. Sono una redattrice di Style Magazine. E lei? Piacere?”

      Lui rise. Lei gli lanciò uno sguardo divertito.

      “No. Lavoro. Se fossi qui per divertirmi, non sembrerei un manichino come ora, nel mio abito da impresario delle pompe funebri.”

      Charlotte fece la bocca a forma di O, sorpresa da quello che aveva appena udito. Non riusciva a nascondere le sue emozioni, era troppo espressiva.

      “Lei è un imbalsamatore?”

      Non avrebbe mai immaginato che lui potesse esercitare un mestiere così macabro.

      “No. Medico. Preferisco aiutare i vivi. È sempre più rasserenante per l’anima salvare una vita. Pensava davvero che fossi un becchino?”

      Charlotte si mise un pugno sul mento e lo osservò per qualche secondo, con aria pensosa.

      “Solo che ha un aspetto troppo serio, direi.”

      Una mano si posò sulla spalla di Charlotte. Si voltò e vide il cantante della band, che si era esibito sul palco dall’inizio della serata.

      “Ciao, io sono Ryan.”

      I suoi occhi marroni, quasi neri, cercavano quelli di Charlotte, che li evitavano.

      “E a me non interessa”, rispose subito, voltandosi di nuovo verso Gabriel, con cui stava conversando.

      Il giovane rise nervosamente. Non era abituato a essere trattato in quel modo. Punto sul vivo, trovò improvvisamente la situazione eccitante.

      “Sono l’amico di Ian. Tu sei Charlotte?”

      “Sì, sono io. Ascolta, Bryan…”

      “Ryan. Non Bryan…”

      “Non ha importanza, sto parlando con questo signore. Un gentiluomo del mio paesino. È davvero scortese da parte tua interrompere la nostra conversazione”, spiegò lei in un inglese approssimativo che Ryan trovò delizioso.

      Gabriel assisteva alla scena, cercando di nascondere un sorriso che apparve ugualmente sul suo viso. Tuttavia

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