Ti Presento Francesca. Loretta Candelaresi
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Qualche mese dopo la promessa si avvera ad ottobre la solita Angela in extremis mi chiama al telefono,
“Mi scordo sempre che tu non hai facebook , tu sicuramente non sei stata avvertita, ma domani sera arriva Alessandra da Vienna puoi venire a cena con noi? Scusami se non ti ho contattata, ma sono in convalescenza da un paio di settimane e fuori dal lavoro niente e-mail. Dai vieni?”””
Presa di sorpresa, ma desiderosa di riabbracciare Alessandra, mi organizzo e prometto che sarò presente all'appuntamento.
Eccoci di nuovo tutte e 15, l'appuntamento davanti al locale alle ore 20,00 vicino al Gianicolo.
Finalmente arriva anche Alessandra.
L'emozione è forte dopo l'immenso abbraccio ci accomodiamo tutte intorno al tavolo e cominciamo a chiacchierare.
Alessandra si mostra affettuosa, mi racconta del matrimonio di suo figlio Robert, avvenuto la scorsa estate, mi ragguaglia sulle sue vicissitudini lavorative.
In effetti la visita a Roma coincide con importanti impegni di lavoro. E poi appoggiandomi un braccio sulle spalle mi chiede di me, di raccontarle di me .
“
“”Cosa vuoi dire mi spaventi””.
“”No tranquilla tutto sotto controllo, ci sono stati grandi avvenimenti e te ne parlerò con calma.
Ti propongo di cominciare a scriverci, come facevamo quando eravamo ragazze Ti ricordi?
Aspettavamo ogni settimana che arrivasse la lettera con il francobollo espresso, con gli ultimi pettegolezzi e le ultime novità.
Eppure siamo cresciute anche grazie a quelle lettere!
Ognuna metteva sul tappeto i problemi del suo cuore e riuscivamo a tranquillizzarci e a reagire.
Lo faremo parzialmente con le lettere come facevamo una volta, ma anche inviandoci delle e-mail.
Ormai ci siamo rincontrate e non voglio perdere l'opportunità della nostra importante amicizia.”””
Rassicurata dalla mia promessa, ci godiamo la serata che per Alessandra è stato un vero bagno di folla. L'entusiasmo trasmesso da tutte noi le ha dato una iniezione di fiducia e di ottimismo.
In fondo lei da brava emiliana, di energie ne ha da vendere, è piena di risorse e questo è parte del suo fascino.
“Ciao bella! ti voglio bene! Allora aspetto tue notizie, a scrivere comincia tu; io aspetterò e ti prometto che sarò paziente e capace di ascoltarti. “””
Un abbraccio forte da far male e poi alla fine della serata Alessandra si allontana insieme a Emanuela che ha promesso di accompagnarla.
I sentimenti si aggrovigliano, ho faticato per non farle percepire le mie emozioni più profonde, ma volevo tempo, per trasmettergliele.
Due persone che si conoscono da così tanto tempo non possono che avere un legame profondo e vero. La verità ha bisogno di tempo per essere rivelata, e metabolizzata.
Domani comincerò il mio racconto.
1^ parte
CAPITOLO 1
“Ciao Alessandra,
allora sei emozionata a tornare indietro di 30 anni? Anch'io lo sono ma sono felice di ritrovarti.
Da dove cominciamo? Ti parlerò delle mie vicissitudini degli ultimi anni. Il racconto si snoderà intorno alla figura di mia figlia Francesca.
Mi prenderò del tempo per immergerti totalmente in questa storia, ascolterai le vibrazioni del cuore e ci vorrà tutto il tempo che ci vorrà.
Allora cominciamo dal nome Francesca,
Il nome ha origine tedesca e significa 'libera'.
Per Francesca la libertà è un'esigenza, una necessità, non è un capriccio.
In suo nome, Francesca è pronta ad usare tutte le armi possibili, eloquenza, forza, dialogo.
Questa è la definizione che ho trovato e che illustra il significato del suo nome.
Credo che ritratto più appropriato del suo modo di essere non possa esistere.
E pensare che il nome l'avevo già scelto quando è nato suo fratello.
Nel 1989 quando è nato Gabriele, il mio primo figlio, io ero assolutamente sicura che si trattasse di una femmina. Fino alla sera prima di partorire, asserivo con orgoglio che si trattasse di una figlia femmina e per lei avevo già scelto il nome di Francesca.
Solenne come una promessa. Ed invece il giorno dopo allo svelarsi del mistero ci siamo trovati davanti ad un bel maschietto, e mentre papà Raffaele sceglieva il nome per lui, Gabriele– mia madre annunciava ai partenti canticchiando la canzone
“”
C'era voluto tanto tempo perché restassi incinta del primo figlio e quanto è successo quasi non ci credevamo più. Però qualche anno dopo....quando cominciai a pensare di provare ad avere un altro figlio, ero terrorizzata da tutti gli esami che avrei dovuto ripetere, compresa l'isterosalpingografia, di cui avevo un pessimo ricordo.
Avevo comunque prenotato le visite a giugno ,del 1993, volevo provare a farmi coraggio.
Però alla fine dell'estate decisi che avrei disdetto tutto, quell'intrusione nel mio corpo per riprovare a diventare mamma, proprio non mi andava giù. Se deve venire un altro figlio verrà sentenziai.
A fine ottobre avemmo la notizia che mia cognata era incinta e che avrebbe partorito a giugno.
Ricordo che tornai a casa quasi trasognante pensando all'eventualità che potesse succedere ancora anche a noi. Poi però continuai nel mio atteggiamento fatalista.
A fine novembre ero indecisa se fare il test di gravidanza, poiché avevo un ritardo imponente. Incredula, viste le mie irregolarità, aspettai ancora un po' .
A metà dicembre la sicurezza, aspettavo un figlio ed ero già al secondo mese, il parto previsto per luglio.
Incredula e gioiosa avevo una gran voglia di ballare! Ed invece dovetti adottare molta prudenza, la mia ginecologa me lo impose. E così da subito, passai molto tempo della mia gravidanza a letto, a farmi compagnia mio figlio Gabriele, che a cinque anni, come un ometto, mi coccolava e mi rassicurava.
In effetti la mia tranquillità vacillava, man mano che andavo avanti con i mesi.
Come ben sai non avevo più la mia mamma- come invece accadde