La Spia. Juan Moisés De La Serna

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La Spia - Juan Moisés De La Serna

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un messaggio una volta, ero in grado di impararlo a memoria per tradurlo mentalmente prima di qualsiasi computer, che dopo anni e anni di lavoro segreto riuscivo a ripetere ogni rapporto scritto per farmi un archivio personale.

      La mia memoria, se ho potuto vantarmi di qualcosa nella mia vita è quella di avere una buona memoria, coltivata ogni giorno con molte ore di studio e di lettura perché anche se non sembra così, le lingue richiedono di essere continuamente praticate per non perderle.

      Quante ore ho passato a studiare ogni lingua che conosco, o meglio conoscevo, o chissà se le conosco ancora.

      È una cosa che, sorprendentemente, penso di non aver perso, la capacità di capire altre lingue, in televisione a volte metto uno di quei canali internazionali e lo capisco senza problemi… è come si dice sull’andare in bicicletta, “che non si dimentica mai per quanti anni si passino senza praticare.”

      Cosa che mi ha aiutato molto a fare progressi nella mia carriera e ad arrivare, stranamente, a conoscere più segreti di molti Presidenti, dal momento che questi volevano solo risultati ed eravamo in pochi a sapere cosa fare in ogni caso.

      Il mio compito di matematico era cambiato nel tempo e sono passato dalla traduzione di messaggi di altri, alla creazione di modelli complessi per crittografare i nostri. Non si trattava più di codificare una o due parole per gli agenti sul campo, la sicurezza doveva essere massima per tutti i documenti governativi, e ci chiesero che, in caso di fuga di notizie, i documenti rubati non potessero essere letti dai nostri nemici.

      E da lì, senza che me lo aspettassi, mi passarono all’intelligence, beh, fino ad ora lavoravo per un loro dipartimento, ma poi diventò sapere tutto sui segreti.

      Tutto quello che il governo nega o non dice ero il primo a scoprirlo e lo codificavo.

      C’era un sistema all’interno del sistema, una codifica esclusiva per i documenti e i messaggi ultrasegreti, come amavano dire ai colleghi.

      Questi, in nessun modo dovevano essere decifrati, così il lavoro era a volte estenuante, e la richiesta ancora maggiore.

      Non si trattava più di sapere dove fossero le posizioni dei nemici, i loro avanzamenti, e persino i loro agenti sul campo, ora conoscevamo tutti i dettagli tattici e intimi delle persone rilevanti di un regime nemico, della loro famiglia, degli amanti… una grande quantità di informazioni classificate come vitali e che non dovevano essere alla portata di nessun altro se non la persona autorizzata.

      Mi era sembrata solo una curiosità, qualcosa come quelle riviste che servono solo a ficcare il naso nella vita degli altri, ma a poco a poco mi sono interessato non tanto alle persone e alle loro relazioni, ma a certe questioni che erano nascoste all’opinione pubblica.

      Ma mi era chiaro che non avrei mai dovuto dire niente, che la mia vita dipendeva da questo.

      Non mi è mai passato per la mente di commentare nessuno di quelle carte, nonostante la gravità delle stesse, e poi guardavo in televisione notizie così assurde al riguardo, un incidente chimico, un incendio iniziato senza causa apparente, un aereo che caduto inspiegabilmente.

      Non capisco come la gente possa restare così calma di fronte a queste assurde giustificazioni e che se si fermasse a pensare, si renderebbe conto che questa piuttosto che notizia è disinformazione su scala nazionale.

      Così tante storie improbabili per insabbiare qualche operazione governativa o un attacco frustrato e nessuno si fermava a pensare a quanto suonasse strano.

      Forse tutti preferivano guardare dall’altra parte, e non chiedere nulla, sentendosi così al sicuro, a volte ho sentito parlare de “la felicità degli ingenui” riferito a quando qualcuno non sa cosa gli stia succedendo intorno e questo gli dà un falso senso di felicità.

      Centinaia e centinaia di interventi sul suolo americano con lo stesso risultato, “agente neutralizzato.”

      All’inizio non sapevo cosa volesse dire, ma mi apparve chiaro che neutralizzato significa eliminato, poiché da quando la parola appariva nei rapporti, non si avevano più notizie di quell’agente.

      Tutte le spie erano classificate, e ricevevamo regolari rapporti sui loro movimenti, su quello che facevano, con chi parlavano, con chi facevano sesso… finché un giorno, venivano neutralizzati, e da allora niente.

      A volte leggendo il giornale che mi lasciano sul portico ogni mattina, mi chiedo se quello che leggo sarà vero o no. Alcune notizie sembrano così false che mi sorge il dubbio che siano affari del governo.

      Anche se sono stato lontano da tutto questo per molto tempo, da quando sono andato in pensione, sono sicuro che il governo ha continuato a fare quello che crede meglio per la Patria, o almeno questo è quello che ci hanno sempre detto, “la libertà non è qualcosa che si ottiene per diritto, è qualcosa che si ottiene con la forza,” il nostro superiore all’Accademia ce lo ricordava di tanto in tanto.

      All’inizio, dopo essere andato in pensione, ritagliavo le notizie più assurde sui giornali, una piattaforma petrolifera affondata da uno tsunami, un’esplosione di gas in una regione dell’Alaska… cose che non erano collegate, che non avevano né capo né coda, e cercavo di indovinare cosa fosse successo veramente.

      Quando ero attivo non dovevo immaginare, sapevo esattamente chi avesse fatto cosa, quanti morti, e come veniva giustificato. E per quanto assurda fosse la notizia nessuno sembrava chiedere la verità di quanto accaduto, anche i parenti del defunto restavano “a proprio agio” con la “versione ufficiale”, senza mettere in discussione nulla.

      In pochi mesi dal ritiro, avevo così tanti ritagli e così poche idee su ciò che era realmente accaduto, che lasciai perdere in quanto era impossibile sapere con certezza cosa ci fosse dietro ogni storia, o se qualcuna, o più di una, fossero collegate.

      Ora, quando leggo il giornale, con notizie ovviamente assurde, sorrido e mi chiedo cosa abbia combinato il Governo questa volta.

      A dire il vero, ho notato qualcosa di strano in tutte queste storie di spionaggio, mi rendo conto che era necessario tenere il nemico sotto controllo, ma a volte penso che, se non c’erano vere minacce per un po’ di tempo, stranamente il nostro governo interveniva per “riscaldare il clima” e gli altri erano obbligati a rispondere.

      Non capisco molto il proposito di perdere la pace e la tranquillità che può offrire un periodo di calma, ma sembra che qualcuno delle alte sfere, evidentemente annoiato, approfittasse di quei momenti per infastidire il nemico e farlo reagire.

      Così tante storie, non sempre con un lieto fine, che mi fecero pensare se non ci fossero altri interessi dietro, i trafficanti di armi dell’esercito erano sempre più interessati a che il governo resti in un modo o in un altro in stato di allerta, intervenendo in piccole o grandi guerre; ma poi ci sono i militari, che non avrebbero alcun senso in un paese tranquillo; e poi i politici, che spesso basano i loro discorsi sul sentimento patriottico contro i nemici, senza di loro cosa direbbero? o come giustificherebbero le spese?

      Ognuno di loro voleva una cosa, tenere un alto livello di azione e di intervento contro i nemici, anche se questi nel corso degli anni cambiavano.

      Paesi alleati diventavano obiettivi strategici, nuovi nemici emergevano, e paradossalmente, Paesi nemici da tutta la vita diventavano alleati chiave della zona.

      Nonostante il mio accesso alle informazioni, non riuscivo a vedere l’intera equazione e a capire i movimenti coinvolti. C’erano molte cose che mi sfuggivano, e dire che avevo più informazioni di molti generali del mio governo.

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