In Silenzio. Luigi Pirandello

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In Silenzio - Luigi  Pirandello

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una lettera?

      – Se vuoi…

      Ninfarosa sbuffò; ma poi, sapendo che non se la sarebbe levata d’addosso, la invitò a entrare.

      La sua casa non era come quelle del vicinato. La vasta camera, un po’ buja, quando la porta era chiusa, perché prendeva luce allora soltanto da una finestra ferrata che s’apriva su la porta stessa, era imbiancata, ammattonata, pulita e ben messa, con una lettiera di ferro, un armadio, un cassettone dal piano di marmo, un tavolino impiallacciato di noce: mobilia modesta, ma di cui tuttavia si capiva che Ninfarosa non avrebbe potuto da sola pagarsi il lusso, coi suoi guadagni molto incerti di sarta rurale.

      Prese la penna e il calamajo, posò il foglietto gualcito sul piano del cassettone e si dispose a scrivere, lì in piedi.

      – Dite su, sbrigatevi!

      – Cari figli – cominciò a dettare la vecchia.

      – Io non ho più occhi per piangere… – seguitò Ninfarosa, con un sospiro di stanchezza.

      E la vecchia:

      – Perché gli occhi miei sono abbruciati di vedervi almeno per l’ultima volta…

      – Avanti, avanti! – la incitò Ninfarosa. – Questo gliel’avete scritto, a dir poco, una trentina di volte.

      – E tu scrivi. È la verità, cuore mio, non vedi? Dunque, scrivi: Cari figli…

      – Daccapo?

      – No. Adesso un’altra cosa. Ci ho pensato tutta stanotte. Senti: Cari figli, la povera vecchia mamma vostra vi promette e giura… così, vi promette e giura davanti a Dio che, se voi ritornate a Farnia, vi cederà in vita il suo casalino.

      Ninfarosa scoppiò a ridere:

      – Pure il casalino? Ma che volete che se ne facciano, se già sono ricchi, di quei quattro muri di creta e canne che crollano a soffiarci su?

      – E tu scrivi, – ripeté la vecchia, ostinata. – Valgono più quattro pietruzze in patria, che tutto un regno fuorivia. Scrivi, scrivi.

      – Ho scritto. Che altro volete aggiungere?

      – Ecco, questo: che la vostra povera mamma, cari figli, ora che l’inverno è alle porte, trema di freddo; vorrebbe farsi un vestitino e non può; che vogliate farle la carità di mandarle almeno una carta da cinque lire, per…

      – Basta basta basta! – fece Ninfarosa, ripiegando il foglietto e cacciandolo entro la busta. – Ho bell’e scritto. Basta.

      – Anche per le cinque lire? – domandò, investita da quella furia inattesa, la vecchia.

      – Tutto, anche per le cinque lire, gnorsì.

      – Scritto bene… tutto?

      – Auff! Vi dico di sì!

      – Pazienza… abbi un po’ di pazienza con questa povera vecchia, figlia mia, – disse Maragrazia. – Che vuoi? Sono mezzo stolida, ora. Dio ti paghi la carità, e la Bella Madre Santissima.

      Prese la lettera e se la cacciò in seno. Aveva pensato di affidarla al figlio di Nunzia Ligreci, che si recava a Rosario di Santa Fè, dov’erano i suoi figliuoli; e s’avviò per portargliela.

      Già le donne, sopravvenuta la sera, erano rientrate in casa e quasi tutte le porte si chiudevano. Per le straducole anguste non passava più un’anima. Il lampionajo andava in giro, con la scala in collo, per accendere i rari lampioncini a petrolio, che rendevano più triste col loro scarso lume piagnucoloso la vista malcerta e il silenzio di quelle viuzze abbandonate.

      La vecchia Maragrazia andava curva, premendosi con una mano sul seno la lettera da mandare ai figliuoli, come per comunicare a quel pezzo di carta il suo calore materno. Con l’altra, o si grattava a una spalla, o si grattava in testa. A ogni nuova lettera, le rinasceva prepotente la speranza, che con quella sarebbe alla fine riuscita a commuovere e a richiamare a sé i figliuoli. Certo, leggendo quelle sue parole, pregne di tutte le lagrime versate per loro in quattordici anni, i suoi figliuoli belli, i suoi dolci figliuoli non avrebbero più saputo resistere.

      Ma questa volta, veramente, non era molto soddisfatta della lettera che recava in seno. Le pareva che Ninfarosa l’avesse buttata giù troppo in fretta, e non era neanche ben sicura che ci avesse proprio messo l’ultima parte, delle cinque lire per il vestitino. Cinque lire! Che guasto avrebbero fatto ai suoi figliuoli, già ricchi, cinque lire, per vestire le carni della loro vecchia mamma infreddolita?

      Attraverso le porte chiuse delle casupole, le giungevano intanto le grida di qualche madre che piangeva la prossima partenza del figliuolo.

      – Oh figli! Figli! – gemeva allora tra sé Maragrazia, premendosi più forte la lettera sul seno. – Con che cuore potete partire? Promettete di ritornare; poi non ritornate più… Ah, povere vecchie, non credete alle loro promesse! I vostri figliuoli, come i miei, non ritorneranno più… non ritorneranno piu…

      A un tratto, si fermò sotto un lampioncino, sentendo romor di passi per la viuzza Chi era?

      Ah, era il nuovo medico condotto, quel giovine venuto da poco, ma che presto – a quanto dicevano – sarebbe andato via, non perché avesse fatto cattiva prova, ma perché malvisto dai pochi signorotti del paese. Tutti i poveri, invece, avevano preso subito a volergli bene. Sembrava un ragazzo, a vederlo; eppure era proprio vecchio di senno, e dotto: faceva restar tutti a bocca aperta, quando parlava. Dicevano che anche lui voleva partire per l’America Ma non aveva più la mamma, lui: era solo!

      – Signor dottore, – pregò Maragrazia vorrebbe farmi una carità?

      Il giovane dottore si fermò sotto il lampioncino, frastornato. Pensava, andando, e non s’era accorto della vecchia.

      – Chi siete? Ah, voi..

      Si ricordò d’aver veduto più volte quel mucchio di cenci davanti alle porte delle casupole.

      – Vorrebbe farmi la carità, – ripeté Maragrazia, – di leggermi questa letterina che debbo mandare ai miei figliuoli?

      – Se ci vedo… – disse il dottore, ch’era miope, rassettandosi sul naso le lenti.

      Maragrazia trasse dal seno la lettera; gliela porse e restò in attesa ch’egli cominciasse a leggerle le parole dettate a Ninfarosa: – Cari figli… – Ma che! Il medico, o non ci vedeva, o non riusciva a decifrare la scrittura: accostava agli occhi il foglietto, lo allontanava per vederlo meglio al lume del lampioncino, lo rovesciava di qua, di là… Alla fine, disse:

      – Ma che è?

      – Non si legge? – domandò timidamente Maragrazia.

      Il dottore si mise a ridere.

      – Ma qua non c’è scritto nulla, – disse. – Quattro sgorbii, tirati giù con la penna, a zig-zag. Guardate.

      – Come! – esclamò la vecchia, restando.

      – Ma sì, guardate. Nulla. Non c’è scritto proprio nulla.

      – Possibile? – fece la vecchia. – Ma come? Se gliel’ho dettata io, a Ninfarosa, parola per parola! E l’ho

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