Sanctuary – Serie ”Legami Di Sangue” – Volume 9. Amy Blankenship
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Читать онлайн книгу Sanctuary – Serie ”Legami Di Sangue” – Volume 9 - Amy Blankenship страница 6
“Solo quando si comporta da coglione.” Kriss sorrise, poi indicò un’altra porta chiusa. “Quella sarà la sua stanza, se lo caccio.”.
Envy non poté fare a meno di ridere “Sei proprio matto... lo sai?”.
“È la mia ambizione nella vita.” Kriss sospirò scherzosamente, poi si avviò verso la cucina. Doveva fare una nuova lista della spesa, prima che iniziassero le sue voglie e quelle di Envy. Si fermò a metà strada e si voltò verso l’ingresso. Al diavolo la lista... aveva voglia di sottaceti, adesso. “Vado a svuotare il supermercato... non aspettarmi alzata.”.
Envy aspettò fin quando non se ne fu andato, prima di alzarsi lentamente dal divano per dare un’occhiata alla sua stanza. Chiudendo la porta dietro di sé, aprì l’armadio e sorrise vedendo le magliette. Alcune erano simpatiche, con piccoli pupazzetti, altre avevano frasi divertenti e altre ancora erano a tinta unita. Scegliendo una semplice maglietta nera e un paio di boxer di Sponge Bob, li mise sul letto e si spogliò.
La propria immagine riflessa allo specchio attirò la sua attenzione e lei si accarezzò la pelle morbida e liscia della pancia. Piegò la testa di lato, cercando di immaginare la pancia cresciuta, e si mise di profilo per esaminarla.
“Chissà come sarai.” disse rivolta al piccolo. “Sarai come me, selvaggio e testardo, o come lui, intelligente e... testardo? Spero di essere una buona madre e... so che Trevor sarà un bravo papà.”.
Envy sorrise al proprio riflesso, immaginando la piccola anima dentro di lei. “Sei già fortunato, lo sai? Avrai tanti zii e padrini che ti proteggeranno, scommetto che non ti taglierai neanche con un foglio di carta.”.
Vide un movimento dietro di sé, nel riflesso dello specchio, e si voltò per vedere cosa fosse. Avvicinandosi al balcone, scostò la tenda e sussultò per il bellissimo gufo bianco poggiato sulla ringhiera, che la osservava con occhi neri e profondi.
L’animale piegò la testa come se la stesse esaminando, prima di girarsi dall’altro lato. Envy non ne aveva mai visto uno così da vicino e temeva che, distogliendo lo sguardo, sarebbe sparito.
Il gufo girò di nuovo la testa verso di lei, prima di voltarsi e volare via. Spiegò le ali nel vento e volò sulla città, verso la Foresta Nazionale.
Envy ricordò di aver letto da qualche parte che i gufi erano simbolo di saggezza e sperò che fosse un segno che stava facendo la cosa giusta.
*****
Aurora strinse più forte la sua piccola spada e guardò l’edificio, cercando una traccia di Samuel. Non riusciva a credere di essere stata così negligente da permettergli di avvicinarsi di soppiatto in quel modo. Era stato un incredibile colpo di fortuna l’essersi allontanata dal tetto del grattacielo tutta intera.
Mentre cadeva giù si era rassegnata al dolore che avrebbe sentito, ma un insolito salvatore l’aveva aiutata. Su quel grattacielo c’erano statue di falchi che, per fortuna, erano sporgenti. Lei era riuscita ad afferrarne una e ad appendersi essa, nascondendosi da Samuel quando lui guardò giù.
Le sembrò di aver resistito per un tempo infinito, quando la presenza della sua aura iniziò finalmente a svanire. Quando fu sicura che Samuel se n’era andato, si tirò su e riuscì a strisciare sulla testa del falco.
Stanca e senza fiato, si appoggiò al muro dell’edificio per riposare un attimo. Le ci volle qualche minuto per riprendersi, ogni pausa lontano dall’ossessione di Samuel era più che benvenuta. Dentro di sé sapeva perché lui continuava ad inseguirla... lussuria, nient’altro.
Non negava che Samuel fosse attraente ma quello era il fascino dei demoni più potenti. Erano belli finché non si vedeva cosa si celava sotto il loro aspetto. Samuel era più bello della maggior parte dei demoni ma, sotto molti aspetti, era anche molto più oscuro di loro.
Lo stava evitando come poteva e sembrava che, alla fine, lo aveva seminato di nuovo... almeno per ora. Stargli accanto le aveva lasciato una sensazione nauseante nello stomaco e non sapeva per quanto tempo ancora avrebbe potuto combatterlo, prima di arrendersi a ciò cui era abituata.
Lo odiava ma, allo stesso tempo, quasi desiderava ciò che lui le offriva... ciò che lei aveva accettato dopo tanto tempo. Stare da sola era eccitante ma anche spaventoso.
Provava qualcosa per Samuel... aveva goduto del suo corpo e, per un breve periodo, anche della sua compagnia. Nell’altra dimensione gli era sfuggita innumerevoli volte, solo per essere messa all’angolo da demoni che non facevano parte del suo esercito. Era stata quasi uccisa e una piccola parte di sé aveva bramato l’idea di libertà... in qualsiasi modo.
Samuel era sempre arrivato appena in tempo per salvarla... aveva recitato la parte dell’eroe diverse volte, ma lei non era una stupida. Non la salvava perché la amava, anzi, la puniva sempre in modo brutale per essere scappata. Era una sua proprietà... gli serviva per sfogare la propria crudeltà e per fare l’amore. Adesso che aveva di nuovo la sua spada forse aveva una possibilità per separarsi completamente da lui.
Guardando l’arma nella sua mano, Aurora sospirò profondamente. L’aveva scoperta quando era piccola. Era orfana e per molto tempo aveva creduto che il suo nome fosse “Topo di Fogna”. Era stato un demone a chiamarla con il suo vero nome... poco prima che tentasse di ucciderla. Mentre si difendeva aveva sentito la lama comparire nella sua mano e aveva vinto.
Non seppe mai come faceva il demone a conoscere il suo nome ma, alla fine, non le importava davvero. Di sicuro era molto meglio di ‘Topo di Fogna’.
Da allora la spada l’aveva protetta fin quando non finì nella crepa. Aveva passato gli ultimi mille anni in un regno controllato da demoni e sotto il dominio di Samuel. L’arma non era mai apparsa per salvarla lì, a prescindere da quali guai affrontasse. Sospirò, desiderando avere qualcuno con cui parlarne e a cui porre domande che necessitavano di una risposta.
La lama brillò improvvisamente quando svanì di nuovo nel suo corpo. Riteneva che lei fosse al sicuro, quindi probabilmente era così. Aurora sentì i propri muscoli tesi rilassarsi e decise che era ora di scendere da quell’edificio, prima che qualcuno la vedesse.
Guardò giù oltre la statua del falco e inspirò mentre il vento soffiava verso l’alto, spettinandole i capelli sul viso. Era ancora troppo in alto e non si sarebbe lanciata per due motivi. Primo, probabilmente si sarebbe fatta male; secondo, il motivo principale, non voleva che nessuno la vedesse.
Aveva pensato di morire quando era nella crepa, mentre ora aveva una possibilità di libertà... non voleva più morire, quindi non si sarebbe lanciata da un grattacielo.
Arrampicandosi sull’ala del falco, vide un balcone diversi piani più sotto e ne calcolò la distanza. Si tenne al bordo dell’ala e si lanciò verso il balcone, godendo della sensazione della caduta libera. Atterrando accovacciata in silenzio, guardò oltre la finestra e si bloccò.
Percepì un movimento attraverso le tende e si avvicinò per vedere meglio. Rimase sorpresa quando vide una donna in camicia da notte, che sorrideva timidamente ad un uomo seduto sul divano dall’altra parte della stanza. La donna si scostò le spalline di seta, lasciandole cadere lungo le braccia e scoprendo la biancheria succinta.
Aurora spostò lo sguardo sull’uomo, vedendo i suoi occhi pieni di passione. Lui si alzò e si tolse la camicia,