Il Terrore Privato Il Terrore Politico. Guido Pagliarino
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Per quanto riguarda infine la terza tipologia dei gruppi satanici, quella delle psicosette, tanto per la Questura che per il CASOC esse comprendono il maggior numero dâaderenti, qualche centinaio di migliaia nel nostro Paese, e rappresentano un satanismo di fatto che sâesercita nella soggezione psicologica ed economica dei membri ai propri capi, fino alla schiavitù, cominciando dalla sistematica donazione obbligatoria del patrimonio personale al gruppo, cioè in sostanza ai suoi dirigenti. Le psicosette però non presentano forme esterne dâadorazione demoniaca, per cui, al pari dei satanisti adulti, nemmeno queste persone possono essere verosimilmente sospettate dei delitti del Mostro dellâOrecchio: sempre, ovviamente, che si tratti davvero dâomicidi rituali come sospetta il vice questore.
Peraltro, se da una parte confidiamo che la nuova pista indicata dal dottor Pumpo conduca a un rapido epilogo della scellerata vicenda, non va trascurato il fatto che le precedenti vittime erano state assalite in casa propria.
La salma della quinta vittima, nuovamente di sesso femminile, era stata trovata dalla Polizia alcuni giorni dopo il decesso, grazie alla denuncia di unâamica e collega, insospettita dal fatto che la donna non si fosse presentata al lavoro e non avesse risposto alle sue chiamate telefoniche. Le forze dell'ordine, ottenuta lâautorizzazione del giudice ad accedere in casa, avevano potuto entrare sfondando la porta, chiusa col solo mezzo giro come nei primi tre omicidi. La vittima si chiamava Mosca Scrofagnocca, cinquantottenne commessa in un maxi negozio di cucine e articoli per bagno. Nubile senza parenti, abitava da sola, inquilina dâun vecchio bilocale di via Stampatori. Il delitto, secondo il medico legale, doveva essere avvenuto il giorno successivo a quello dellâomicidio Cipolla. Anche questo cadavere mostrava i segni dâun forte colpo in testa preventivo alla perforazione del cerebro con un punteruolo.
Vittorio aveva saputo da Evaristo, il dì successivo a quello del ritrovamento della salma, che pure la Scrofagnocca era stata sotto lâocchio dellâantiterrorismo negli anni â70 e â80: ce nâerano annotazioni presso la DIGOS della Questura, dalle quali risultava che le idee rivoluzionarie della Scrofagnocca erano di famiglia, essendo stati i suoi genitori sfegatati stalinisti nel Partito Comunista di Togliatti anni â40 e â50, noti alla Questura come agitatori abituali e occasionali bastonatori di attacchini della Democrazia Cristiana durante le prime campagne elettorali. Il nome completo che i due avevano sciaguratamente appioppato alla figlia era Mosca Stalina, pur sâella usava da un pezzo, dopo châera svenuta negli anni â80 la buriana rivoltosa iniziata nel â68, solo più il nome Mosca, che non richiamava immediatamente lâormai defunta Unione Sovietica. Era inoltre emerso dallâarchivio un particolare intrigante che poteva rivelarsi utile alle indagini sul Mostro: in passato la donna aveva lavorato come magazziniera nella stessa fabbrichetta di porte per docce dove anche la seconda vittima aveva prestato servizio e, suppergiù, negli stessi anni. Ciò poteva indurre a considerare con più attenzione la pista politica, pur senza trascurare quelle del gruppetto demoniaco e del serial killer psicopatico.
Nel caso che lâassassino fosse stato un serial killer, presentava interesse, secondo criminologi e psicologi sociali consiglieri della Questura, il fatto châegli non avesse mai contattato né i media né la Polizia, a differenza di quegli assassini seriali che amavano mettersi in mostra con messaggi, sfidando la società , come lâarchetipo di tutti i serial killer, il famigerato autore londinese di almeno cinque delitti, attuati dal 31 agosto allâ8 novembre 1888, che aveva spedito alla stampa tre lettere, presunte autentiche, nella prima delle quali sâera firmato Jack lo squartatore, come sarebbe stato poi chiamato dai giornali e come sarebbe rimasto negli annali della criminologia, e che in tutte e tre le missive aveva fornito presunti indizi deridendo Scotland Yard. Nel caso del Mostro dellâOrecchio, lâassenza di messaggi, postali, telefonici o per posta elettronica, aveva portato i periti psichiatrici ad abbozzare, sia pure con riserva, alcuni lineamenti del suo carattere: egli, o ella se si trattava dâuna donna, verosimilmente soffriva nel profondo dâun complesso dâinferiorità ; inoltre, doveva provare un piacere, insieme sadico e autolesionista, rispettivamente nellâincombere occultamente su Torino impaurendola con crudeltà e, nello stesso tempo, negandosi lâintima soddisfazione di svelarsi, almeno un poco, al mondo.
Per il vice questore Pumpo, diversamente, il silenzio del Mostro avvalorava lâidea del gruppuscolo demoniaco assassino per ragioni rituali e che aveva pieno interesse, come tutte le comunità sataniche, a restarsene in ombra.
Per il commissario Sordi, lâipotesi dâun uccisore collettivo era contemplabile, perché il fatto dâessere più dâuno avrebbe favorito lâesecuzione degli omicidi, ma non doveva trattarsi obbligatoriamente di molte persone e non necessariamente dâun ambiente demoniaco; secondo lui avrebbe potuto trattarsi, diversamente, dâuno dei casi profani che i criminologi chiamavano di magister-alumnus, vale a dire dâuna coppia di serial killer composta da una persona ideatrice degli omicidi e delle loro modalità di messa in opera e da un allievo apprendista ed esecutore o coesecutore.
Vittorio al momento considerava importanti tutte le congetture e, non privilegiandone nessuna, se ne restava in attesa di più rilevanti dati.
Due giorni dopo lâomicidio di Mosca Stalina Scrofagnocca, verso le 20 lâamico e io eravamo a cena assieme, come quasi tutte le settimane nel corso della nostra ormai lunga frequentazione. Si mangiava sempre nello stesso locale, un ristorante di corso Palestro non lontano dai nostri appartamenti.
Vittorio, scavalcati gli antipasti âammazza appetitoâ comâegli li definiva dâaccordo con me e terminato il primo piatto, châera quasi un fisso per lui napoletano, spaghetti ai frutti di scoglio, era venuto sul discorso del Mostro dellâOrecchio: âEvaristo mi ha detto che, a quanto sembra, nessuna vittima aveva mai lamentato, con parenti o amici, e men che mai aveva denunciato dâaver avuto minacce, in genere o, pensando alle due morte ficcate in passato nella sinistra estrema, minacce politiche in particolare. Considerando poi che le quattro uccise in casa propria, o almeno così parrebbe, avevano lasciato entrare lâomicida: potrebbe pensarsi châesse fossero state in preventivi rapporti con lâassassino o gli assassiniâ.
âGuarda che, Vittorio, per la prima vittima il Mostro si sarebbe introdotto dal giardino attraverso una finestraâ.
âLo so che câè codesta ipotesi, ma essa non può farci escludere affatto che lâomicida sia stato invece ammesso in casa dalla vittima. à certo soltanto che nessuna porta dâingresso è risultata forzata in alcun casoâ.
âIl Mostro potrebbe aver avuto le chiavi delle abitazioni?â avevo suggerito.
âDalle stesse vittime?â
âMah, no, io penserei a copie false realizzate