Il Terrore Privato Il Terrore Politico. Guido Pagliarino

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Il Terrore Privato Il Terrore Politico - Guido Pagliarino

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la chiave non c’è, lavorano direttamente sul serramento, certe volte limitandosi a sostituire l’intera serratura. Semmai, penserei a un grimaldello, che può aprire facilmente una porta se c’è solo il mezzo giro, a parte che oggigiorno la gente, di norma, chiude a più non posso, anche se in quel momento si trova dentro: a destra, a sinistra, sopra e sotto” – aveva fatto più volte il gesto di girare in un’immaginaria toppa un’altrettanto inesistente chiave – “e penso che il mezzo giro che hanno poi trovato entrando i parenti e, per la Scrofagnocca, la Polizia fosse la ovvia conseguenza del fatto che l’assassino, ogni volta, s’era tirato dietro la porta scappando, non che ci fosse già stato il semplice scatto quand’era arrivato, se non nel primo caso, dato che la domestica aveva dichiarato a Evaristo d’aver lasciato lei, uscendo, il mezzo giro come d’abitudine: immagino che la povera signora Tron si sentisse sicura grazie al muro di cinta della villetta e, d’altra parte, lei o la domestica avevano aperto le finestre al piano terra per far circolare l’aria, poiché quel giorno faceva caldo, e non avrebbe avuto senso serrare a tre mandate l’ingresso. È determinante, d’altronde, il fatto che tutte le uccise erano in casa e quindi, se l’assassino avesse armeggiato alla porta cercando d’entrare, l’avrebbero sentito. Dunque, se nel caso Capuò Tron egli può essersi ficcato in casa scavalcando recinzione e finestra, per gli altri delitti qualcuno deve avergli aperto dall’interno: immagino le vittime stesse”.

      â€œSenti, Vittorio, anche se forse la mia idea è un po’ da telenovela, l’omicida non avrebbe potuto essere l’amante di ciascuna delle quattro donne e, quindi, ognuna di esse averlo ammesso in casa senza sospetti?”

      â€œAmante di tutte? Idea un po’ eccessiva, effettivamente, anche se non da escludere al cento per cento. Però, che dire di quell’anziano barbone pulcioso ed etilista? Anche lui amante del Mostro?”.

      â€œOh, se è per questo, ci sono tali e tanti gusti sessuali ributtanti, Vittorio! Pensa a chi va addirittura con una bestia, il che mi sembra anche peggio dell’accoppiarsi con un vecchio ubriacone pulcioso”.

      â€œGià; e detta per inciso, non mi sento d’escludere che vengano ammessi malauguratamente in futuro anche matrimoni con un animale o, che so, che siano legalizzate altre depravazioni come il sesso pedofilo: ormai sono tanti i politici privi della morale naturale, gente immersa nel pensiero debole3 che si preoccupa solo di seguire il mutevole sentire dei propri potenziali elettori; ma tralasciando le preoccupazioni moralistiche, torniamo al caso del Mostro: se l’assassino è sempre lo stesso per tutti e cinque gli ammazzati, possiamo supporre che tanto il clochard che le quattro donne l’avessero conosciuto dapprima: senza però bisogno d’esserne stati gli amanti! Nondimeno, il Cipolla potrebbe essere stato ucciso non dal Mostro da quel serial killer, ma da un ammiratore-imitatore del medesimo, oppure da un nemico personale che voleva depistare le indagini usando il metodo del Mostro”.

      â€œD’accordo, Vittorio”.

      â€œNon è comunque improbabile che il serial killer conoscesse almeno tre delle uccise e che le stesse gli avessero aperto la porta, e inoltre c’è un’altra cosa: ho il sospetto che i morti si fossero tutti conosciuti l’un l’altro, in passato, e anzi in due casi, secondo una confidenza di Evaristo, è quasi sicuramente così: domattina verificherò, di persona qualcosa al riguardo e, se andrò a segno, ti riferirò, anche per il tuo giornale, mentre se sarà un fiasco, nossignore”.

      Qui aveva affrontato il secondo piatto, portato già da un paio di minuti da una gentil signora, funghi autunnali e fiori di zucchine impanati e fritti, non proprio il massimo al fine d’una buona digestione, soprattutto per uno stomaco ultra ottantenne come il suo.

      La mattina dopo, in ottima salute, Vittorio era andato all’Anagrafe, chiedendo d’un dirigente che conosceva perché, come lui stesso, era parrocchiano di Santa Barbara.

      Sapendolo questore emerito, trascurando la legge sulla privacy il conoscente gli aveva messo a disposizione un archivista e, col suo aiuto, l’amico aveva saputo quali fossero state le professioni delle cinque vittime, secondo le loro vecchie carte d’identità. Aveva scoperto, via, via, che anche la Capuò Tron, la Piccozza Ferini e il Cipolla, per molto tempo, avevano svolto il lavoro di magazziniere. Restava da vedere dove: anch’essi nella stessa fabbrichetta di porte per docce?

      Nel pomeriggio Vittorio aveva avvisato telefonicamente il commissario Sordi della coincidenza, suggerendogli d’indagare negli archivi dell’Ufficio di Collocamento torinese per scoprire in quali ditte quei tre fossero stati magazzinieri: “Mi chiedo, Evaristo, se fossero stati occupati nella stessa azienda dove avevano lavorato la Peritti e la Scrofagnocca”.

      Aveva informato anche me, come s’era d’accordo nel caso di sviluppi. perché riferissi a Carla e questa ne ricavasse un articolo.

      Era stato pubblicato la mattina seguente, in prima pagina. Su richiesta di Vittorio, l’autrice s’era attribuito il merito della scoperta presso l’Anagrafe, ché il mio amico non aveva voluto figurare sui media; m’aveva detto al telefono: “Non è tanto per modestia che non voglio essere nominato, ma per buona prudenza, perché mica voglio trovarmi in casa il mostro a bucarmi il cranio col punteruolo, alla mia veneranda età”. Dal tono l’avevo indovinato sorridente.

      [Da “La Gazzetta Libera”]

      Tutti gli uccisi dal Mostro dell’Orecchio

      erano stati magazzinieri. Coincidenza?

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      Le vittime si conoscevano? Potrebbero

      essere a rischio anche loro ex colleghi?

      Carla Garibaldi

      Ãˆ tristemente noto che sono arrivate ormai a cinque le vittime del Mostro dell’Orecchio, tutte ammazzate con un acuminato punteruolo piantato nell’encefalo attraverso l’apparato uditivo.

      Ricordiamo che si chiamavano Maria Capuò Tron, Giovanna Peritti vedova Verdani, Margherita Piccozza Ferini, Alessandro Cipolla e Mosca Scrofagnocca.

      Mentre l’identità e lo stesso profilo psicologico dell’assassino restano purtroppo celati, un particolare nuovo è emerso ieri, da una nostra ricerca negli archivi dell’Anagrafe torinese. Tutti gli uccisi e non solo, com’era già noto alla Questura, la Peritti e la Scrofagnocca avevano esercitato per anni il lavoro di magazziniere. La Capuò Tron aveva smesso di lavorare dopo il matrimonio, com’è risultato dai confronti con le sue successive carte d’identità, dalle quali ella risulta casalinga. La Piccozza Ferini, sempre secondo i documenti, aveva abbandonato il lavoro solo alcuni anni dopo le nozze, forse perché il marito, poi dirigente bancario, era ancora all’inizio della carriera e uno stipendio non sarebbe stato sufficiente. Il Cipolla aveva smesso il lavoro di magazziniere solo quand’era andato in pensione. Quanto alle altre due assassinate, la Scrofagnocca era ancora attiva al momento della morte, presso un magazzino di sanitari, mentre la vedova Verdani, pensionata da circa un anno al momento della morte, aveva tuttavia abbandonato il lavoro di magazziniera molto prima, quando s’era sposata con un commerciante cui aveva poi dato il proprio aiuto.

      Anche se può

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