Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae. Brenda Trim
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I suoi coinquilini gli avevano spiegato che le selezioni effettuate dal menù venivano servite poco dopo aver toccato i bottoni decorati dal logo della scuola. A Ryker era sempre piaciuto molto il logo dell’Accademia. Qualcosa nelle lettere ‘BE’ circondate da rovi spinosi gli toccava l’anima. Molte cose all’esterno della cittadina gli suscitavano emozioni diverse.
Dato l’incoraggiamento di sua madre a scappare prima di essere catturato, Ryker si aspettava di odiare tutto dell’Accademia, ma non era stato così. In realtà ne apprezzava diversi aspetti. I muri di pietra dei vecchi edifici erano intrisi di magia dei Fae, e la cosa sembrava portargli gioia. Si rendeva conto che fosse qualcosa di molto strano, ma era ciò che provava.
Le classi ed i campi su cui fare pratica erano inoltre profondamente differenti dalla sua vecchia scuola. C’era molto spazio per allenarsi ed apprendere ciò che non aveva imparato in passato. Da ragazzino frequentava una piccola scuola che serviva solamente i complessi residenziali della sua strada. La sua scuola elementare si trovava al piano superiore di un panificio, e gli alunni mangiavano in classe.
Il cibo servito all’Accademia teneva inoltre testa ai piatti di sua madre. Non che la donna fosse la cuoca migliore della cittadina, pensò. Proponevano una vasta selezione che includeva anche uno spezzatino di qualche tipo, perfetto per quando faceva più freddo.
A Mag Mell faceva raramente caldo e pioveva spesso, quindi Ryker preferiva consumare pasti abbondanti. A Bramble’s Edge era invece difficile trovare frutta e verdura fresche, ma all’Accademia non sembrava presentarsi lo stesso problema.
Ryker non era stato sicuro di che cosa aspettarsi quando sarebbe stato dimesso dall’infermeria ed avrebbe pranzato alla mensa. Non si era immaginato che avrebbe avuto a disposizione una dozzina di piatti a scelta, poiché in infermeria aveva mangiato cibi insipidi e noiosi.
Considerato il modo in cui sua madre aveva descritto gli orrori dell’Accademia, Ryker pensava che gli sarebbero state proposte pietanze misteriose e che non avrebbe avuto scelta. Molto di quanto vedeva attorno a sé non rispettava i preconcetti che nutriva circa l’Accademia.
Delle piante vere riempivano gli angoli della sala, e le finestre a tutt’altezza fornivano la vista pacifica sull’oceano.
Come poteva essere possibile che un luogo così magico non fosse adatto a lui?
Ryker alzò lo sguardo quando Sol e Brokk lo raggiunsero al tavolo. Il suo terzo coinquilino, Daine, sedeva già con lui.
“Hai già ricevuto un avviso per la tua valutazione?” domandò Sol.
Ryker scosse il capo e ringraziò chi gli portò il pranzo. “Non ho ancora ricevuto niente. Forse mi stanno dando più tempo per guarire”.
Brokk rivolse a Sol un’espressione che Ryker non comprese. “Come va la tua ala?”
Ryker contrasse il muscolo che controllava la sua ala, la quale converse oltre la spalla. Il ragazzo non fu in grado di nascondere il dolore che gli provocò tale movimento. “Deve ancora guarire. Ma va meglio”.
“Non riesco ancora a credere che tu abbia tentato di volare via con le catene alle mani” mormorò Sol scuotendo tristemente il capo. “Perché l’hai fatto? Odi così tanto questa scuola?”
A Ryker venne la pelle d’oca. Era il primo segno che c’era qualcosa che non andava. Sembrava una domanda innocente, ma ogni Fae a Bramble’s Edge era a conoscenza del fatto che nessuno volesse frequentare l’Accademia.
Secondo la credenza comune, una volta entrato ti facevano il lavaggio del cervello e ti rendevano schiavo degli umani. A Ryker tornarono in mente alcuni amici che gli raccontavano storie terribili circa ciò che accadeva dietro i cancelli di ferro della scuola.
Ryker era certo che la leggenda secondo la quale ai Fae veniva sottratta la magia in modo da venir consumata dagli esseri umani fosse falsa. Era inoltre sicuro che i muri dell’Accademia fossero privi di vita, e che chi sedeva alla mensa non avrebbe chiacchierato in compagnia, bensì avrebbe guardato nel vuoto in silenzio.
Se Ryker fosse stato privato di qualsiasi cosa che lo rendeva un Fae, allora non gli sarebbe rimasto nient’altro. La vera domanda che gli frullava nella mente era come facesse a fidarsi dei suoi coinquilini. Non li conosceva bene.
Non aveva modo di sapere che cosa sarebbe successo se avesse detto la verità a Sol. Ryker non avrebbe mai messo in pericolo l’incolumità della madre. Fortunatamente la donna aveva tenuto la bocca chiusa all’arrivo degli agenti, quindi non era implicata nel suo tentativo di fuga.
“Metti giù quelle cazzo di mani” la voce di una donna riverberò nella mensa, e gli sguardi di tutti furono attirati dalla doppia porta che dava accesso alla stanza.
Ryker sgranò gli occhi quando vide l’esile ragazza che si agitava fra le bracca di un uomo. Il Fae non aveva frequentato l’Accademia abbastanza a lungo per sapere chi fosse l’uomo o che ruolo ricoprisse. I capelli rosa della ragazza erano scompigliati, e si divincolava fra le braccia dell’uomo, nel tentativo di liberarsi.
Inizialmente fu tutto ciò che vide. Quando la ragazza si voltò, Ryker notò che aveva le guance rosse, ma non dall’imbarazzo. Era incazzatissima. Era come osservare un uragano sull’oceano. L’espressione spavalda nei suoi occhi grigi ardeva come il fuoco. Ryker lesse qualcos’altro sul volto di lei, al di là della sua rabbia.
Il ragazzo non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse la sua storia. A differenza degli altri studenti la ragazza era arrivata alla mensa in pantaloni della tuta ed una canottiera sgualcita. Ryker inclinò il capo quando notò che era anche a piedi scalzi. Era qualcosa di nuovo.
In meno di un secondo la donna diede un calcio al Fae alla propria destra. Ryker si fece piccolo e si coprì il pube con la mano quando il piede della donna collise fra le gambe della guardia. Ogni uomo nella stanza compì lo stesso gesto, mosso da compassione.
La ragazza agì un istante più tardi, e le sue dita graffiarono immediatamente il volto dell’altro uomo. “Maurelle” abbaiò una donna.
Quando la ragazza infuriata si fermò ed alzò lo sguardo, Ryker si rese conto che quest’ultima si chiamava Maurelle. Non poté fare a meno di notare che sembrava avere il petto pesante, e nei suoi occhi si stavano radunando delle lacrime quando guardò la donna che l’aveva ammonita.
“Chi è quella?” sussurrò Ryker, non desiderando di attirare l’attenzione verso di sé, ma volendo sapere come mai la ragazza avesse smesso di agitarsi. L’atmosfera era molto tesa, il che fece stringere i denti a Ryker.
“La Preside Gullvieg. È praticamente la più forte a Bramble’s Edge in quanto a manipolazione mentale” rispose Sol.
“Avete intenzione di uccidere anche me?” sbottò Maurelle agitando la spalla per liberarsi dalla mano che le era stata posata sopra.
L’atmosfera si fece ancora più surreale. Ryker aspettava che qualcuno impedisse a Maurelle di sfidare l’autorità della Gullvieg, ma non accadde. La direttrice della scuola strinse lo sguardo e si avvicinò alla ragazza furiosa.
“Ho aspettato il tuo arrivo in modo da tenere il mio discorso di benvenuto. Tutti i presenti stanno aspettando che tu prenda del cibo e ti accomodi” l’informò