Assassino Zero. Джек Марс
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“Inoltre”, disse Alan con un sorriso, “abbiamo tutti le nostre tradizioni. Io andrò a mangiare un intero pollo arrosto e ricostruirò il motore di una Camaro del '72”. Diede un'occhiata a Maria. “Che mi dici di te? Passerai un po' di tempo con il tuo vecchio papà?”
Il padre di Maria, David Barren, era il direttore dei servizi segreti nazionali, essenzialmente l'unico uomo, ad eccezione del presidente, a cui il direttore della CIA Shaw doveva rispondere.
Maria scosse la testa. “Mio padre sarà in Svizzera, in realtà. Fa parte di un gruppo di diplomatici portavoce del presidente”.
Alan si accigliò. “Quindi sarai da sola al Ringraziamento?”
Maria si strinse nelle spalle. “Non è un male. Sono molto indietro con le scartoffie da quando passo tutto questo tempo con voi due idioti. Mi metterò un paio di pantaloni della tuta, mi farò un po' di tè e mi chiuderò…”
“No”, la interruppe Zero con fermezza. “Non se ne parla proprio. Vieni a cena con me e le ragazze”. Lo disse senza pensarci fino in fondo, ma non se ne pentì. Piuttosto, sentiva qualche senso di colpa, poiché l'unica ragione per cui era sola il giorno del Ringraziamento era a causa sua.
Maria sorrise riconoscente, ma i suoi occhi erano titubanti. “Non credo che sia una buona idea”.
Aveva ragione; la loro relazione era finita poco più di un mese prima. Per più di un anno avevano vissuto insieme come… beh, non sapeva come chiamare la loro relazione. Una frequentazione? Non ricordava di essersi mai riferito a lei come la sua ragazza. Sembrava troppo strano. Ma in fondo non aveva importanza, perché Maria aveva ammesso che voleva una famiglia.
Se Zero avesse voluto ricominciare, non avrebbe voluto farlo con nessun’altra se non con Maria. Ma dopo averci pensato per un po', si era reso conto che non era quello che voleva. Aveva del lavoro da fare su sé stesso, doveva riprendere i rapporti con le sue figlie ed esorcizzare i fantasmi del suo passato. E poi quell'interprete, Karina, era entrata nella sua vita, una storia d'amore troppo breve, vertiginosa, pericolosa, meravigliosa e tragica. Il suo cuore era ancora pieno di dolore per la sua morte.
Tuttavia, lui e Maria avevano una relazione storica, non solo romantica ma anche professionale e platonica. Avevano accettato di rimanere amici; nessuno dei due avrebbe mai voluto altrimenti. Eppure, ora era di nuovo un agente, mentre Maria era stata promossa vicedirettore delle operazioni speciali, il che significava che era il suo capo.
Era, per non dire altro, complicato.
Zero scosse la testa. Non doveva essere complicato. Due persone potevano essere amiche, indipendentemente dalla loro storia passata o dal loro rapporto di lavoro.
“È un'ottima idea”, le disse. “Non puoi dirmi di no. Vieni a cena da noi”.
“Beh…” Lo sguardo di Maria passò da Zero a Reidigger e poi di nuovo a Zero. “Va bene allora”, cedette. “Grazie per l'invito. Ora devo proprio andare a lavorare a quei documenti”.
“Ti scrivo”, promise Zero mentre lei lasciava il magazzino, con i tacchi che risuonavano sul pavimento di cemento.
Alan si tolse il giubbotto con un lungo grugnito, quindi rimise il cappello da furgoneista macchiato di sudore sui capelli arruffati prima di chiedere con noncuranza: “È un piano?”
“Un piano?” Zero rise, incredulo. “Per cosa, per far tornare Maria? Sai che non ci penso”.
“No. Intendo un piano per avere Maria come cuscinetto tra te e loro”. Dopo aver trascorso gli ultimi quattro anni della sua vita sotto mentite spoglie, Alan aveva sviluppato un brutale candore che talvolta rasentava l'offesa.
“Certo che no”, disse Zero con fermezza. “Sai che non voglio altro che le cose ritornino come prima. Maria è un'amica. Non un cuscinetto”.
“Sicuro”, disse Alan, anche se sembrava dubbioso. “Forse 'cuscinetto' non era il termine giusto. Forse più un…” Abbassò lo sguardo sul giubbotto antiproiettile che giaceva sul carrello d'acciaio davanti a loro e lo indicò. “Beh, non riesco a pensare a una metafora più adatta”.
“Ti sbagli”, insistette Zero, cercando di mantenere la calma. Non era arrabbiato per il candore di Alan, ma era irritato dalla sua ipotesi. “Maria non merita di essere sola al Ringraziamento, e il rapporto con le ragazze migliora giorno dopo giorno. Va tutto alla grande”.
Alan alzò entrambe le mani in segno di resa. “Va bene, ti credo. Sto solo cercando di capirti, tutto qui”.
“Si. Lo so”. Zero guardò l'orologio. “Devo scappare. Maya arriva oggi. Andiamo in palestra venerdì?”
“Certo. Dì alle ragazze che le saluto”.
“Ma certo. Goditi il tuo pollo e i tuoi motori”. Zero lo salutò e si diresse verso la porta, ma ora la sua testa era piena di dubbi. Alan aveva ragione? Aveva invitato Maria perché aveva paura di stare da solo con le ragazze? E se ritrovarsi tutti insieme avesse ricordato loro perché se ne erano andate? O peggio, se avessero pensato la stessa cosa di Alan, che Maria era lì come una sorta di barriera protettiva tra lui e loro? E se avessero pensato che non stesse provando con tutte le sue forze a riconquistare la loro fiducia?
Va tutto alla grande.
Rendersene conto non lo tranquillizzava, ma la sua capacità di mentire in modo convincente era più acuta che mai.
CAPITOLO DUE
Maya salì le scale fino a raggiungere l'appartamento al secondo piano in cui suo padre viveva in affitto. Si trovava in un edificio di recente costruzione fuori dal centro di Bethesda, in un quartiere residenziale costituito esclusivamente da appartamenti, villette a schiera e centri commerciali. Il tipo di posto in cui mai si sarebbe aspettata che suo padre avrebbe vissuto, ma immaginò che avesse avuto fretta di trovare qualcosa di disponibile quando aveva interrotto la relazione con Maria.
Probabilmente aveva voluto trasferirsi prima di cambiare idea, pensò.
Per un attimo rimpianse la loro casa ad Alessandria, la casa che lei, Sara e suo padre avevano condiviso prima che si scatenasse l'inferno nella loro famiglia. Rimpianse i tempi in cui credevano fosse un professore associato di storia, prima di scoprire che in realtà era un agente della CIA. Prima che venissero rapite da un assassino psicopatico che le aveva vendute a dei trafficanti di esseri umani. Rimpianse i tempi in cui credevano che la madre fosse morta per un infarto improvviso mentre raggiungeva la sua auto dopo un giorno di lavoro, prima di scoprire che era stata assassinata per mano di un uomo che aveva salvato loro la vita in più di un'occasione.
Maya scosse la testa e si scostò la frangia dalla fronte come se stesse cercando di allontanare i pensieri. Era tempo di ricominciare da capo. O almeno di provarci per davvero.
Trovò la porta dell'appartamento di suo padre, ma si rese conto che non aveva una chiave e che probabilmente avrebbe dovuto chiamare prima per assicurarsi che fosse a casa. Ciò nonostante bussò, il catenaccio si fece da parte e la porta