Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I. Amari Michele
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - Amari Michele страница 3
Il premio proposto dall'Istituto avea allettato altresì Giovanni Giorgio Wenrich, professore di Letteratura biblica a Vienna, e noto per eruditi lavori su le versioni orientali degli autori greci e su la origine della poesia ebraica ed arabica. Ritoccata, dopo l'esito del concorso, cotesta novella opera, ei diella a stampa in Lipsia il 1845, sotto il titolo di: Rerum ab Arabibus in Italia insulisque adjacentibus… gestarum, Commentarii. È dettata in elegante latino, con dignità, concisione e diligenza. L'autore molto si aiutò dei lavori del Martorana; accoppiò il metodo seguíto da costui con quello di M. Des Noyers; aggiunse i fatti che risultavano da' testi arabici pubblicati dopo il Di Gregorio; ma non fe' novelle ricerche nei MSS.; talchè non accrebbe di molto il patrimonio del Martorana.
I materiali su i quali si è lavorato fin qui, mettendo da canto i greci e i latini, sono stati: la Cronica di Cambridge, parte del Nowairi, parte di Scehâb-ed-dîn-'Omari, parte d'Ibn-Khaldûn, poche biografie d'Ibn-Khallikân, pochi ragguagli biografici e bibliografici del Casiri, e qualche squarcio d'Ibn-el-Athîr messo da M. Des Vergers in nota a Ibn-Khaldûn detto. Il Martorana e il Wenrich si sono avvalsi, inoltre, d'una compilazione italiana della quale è mestieri ch'io faccia parola: cioè gli Annali Musulmani del Rampoldi. Quest'erudito italiano, morto a Milano in età avanzata il 1836, avea fatto in gioventù lunghi viaggi in Oriente; dei quali, nè delle altre vicende di sua vita non ho potuto avere ragguagli; ancorchè vi si fossero adoperati alcuni amici in Milano. Nelle opere sue ritrovo, ch'ei soggiornò in Siria e al Cairo nel 1784, al Cairo stesso nel 1785; e non so quando a Smirne:15 pertanto è molto probabile ch'egli intendeva l'arabico volgare. Che abbia conosciuto profondamente la lingua, nol credo; mostrandosi ignaro talvolta delle più ovvie forme grammaticali, delle più trite etimologie; per esempio la voce sceikh ch'ei fa derivare dal persiano sciah (re). Di più si ritrae ch'egli attinse spesso alle versioni europee, anzichè agli originali; poichè trascrive i vocaboli arabici con ortografia or francese ora inglese e non mai italiana: come djeami (moschea cattedrale) in luogo di giami; Jannabi, Jaafar, nomi proprii, per Giannabi, Giafar, ec. Nè va preso sul serio l'infinito numero di citazioni ch'egli infilza, di nomi d'autori arabi e persiani, quand'ei non distingue quelli veduti da lui stesso dagli altri allegati su le citazioni altrui. Pei fatti di Sicilia sparsi negli Annali, il Rampoldi non sempre cita; talvolta nomina il Nowairi, dicendo tutto il contrario di lui; o segue la Cronica di Cambridge senza punto farne menzione; e in un sol caso, certe avvisaglie cioè tra Cristiani e Musulmani nell'887, si riferisce al Nighiaristan, o meglio avrebbe scritto Nigâristân. Compilazione questa è di aneddoti, scritta in persiano nel decimosesto secolo, della quale v'ha a Parigi parecchi MSS., e una edizione di Calcutta in litografia: ma nulla vi si trova intorno la Sicilia; come mi afferma il dotto orientalista M. De Frémery, ch'io pregai di percorrerla, poichè ignoro il persiano. Gli avvenimenti delle altre province musulmane, per quanto io ne abbia potuto vedere, non son trattati con maggiore diligenza. Pertanto questo gran lavoro in dodici volumi, che offre del resto giudiziose osservazioni locali, molta erudizione, idee vaste e filosofiche e fors'anco fatti genuini che invano si cercherebbero altrove, questo lavoro, io dico, rimarrà come inutile; non sapendosi il più delle volte se i racconti sian tolti da buone sorgenti, se l'autore citi con esattezza, o se aggiunga del suo altre circostanze ch'ei confusamente si ricordava o che gli pareano necessarie a compiere il cenno dei cronisti. Si potrà cavar partito dagli Annali del Rampoldi, se mai cadranno in man di qualche valoroso orientalista i MSS. arabi o persiani ch'ei lasciò, i quali non ho potuto sapere nè quanti, nè quali, nè dove fossero. Allora si potrà veder chiaro in tal miscuglio di elementi. In questo mezzo ho dovuto rigettare assolutamente l'autorità del Rampoldi.
Or ne vengo ai miei proprii lavori. Quand'io giunsi a Parigi, perseguitato per avere scritto il Vespro Siciliano, che già corre il duodecim'anno, mi parve come un obbligo di tentar la Storia dei Musulmani di Sicilia; pensando che tra tanti uomini più capaci di me, italiani e stranieri, niuno potea avere insieme lo zelo e le cognizioni locali d'un siciliano e i comodi grandissimi che a me dava il soggiorno di Parigi. Come il solo modo di riuscir nell'intento era la ricerca di novelli materiali, così io non esitai a giocar dieci anni di fatica in questa maniera di scavi d'antichità. Appresi l'arabico a Parigi; confrontai i testi del Di Gregorio coi MSS. originali; mi diedi a raccogliere frammenti storici, descrizioni geografiche, biografie, e le prose e poesie degli Arabi Siciliani, e i titoli di lor opere perdute, e quanto fosse stato scritto in arabico da Siciliani o da Arabi qualunque su la Sicilia e i suoi abitatori. Molti materiali ho trovato da me stesso nei MSS. arabici di Parigi, Oxford, Londra, Leyde: altri ne ho avuto per favor di amici da Leyde, Cambridge, Heidelberg, Madrid, Pietroburgo, Tunis, Costantina; altri son usciti alla luce dal 1842 a questa parte: e, se non ho potuto frugar tutte le biblioteche di Alemagna, Italia e Spagna, i cataloghi stampati mi assicurano che poco o nulla era da sperarne. Cotesti materiali, escluse le poesie che non abbiano importanza storica, faranno una Biblioteca Arabo-Sicula; nella quale mi è parso di dar luogo ad alcuni squarci di autori arabi relativi alla storia di Sicilia del XIII e XIV secolo, ancorchè non trattino dei Musulmani dell'isola. Alla stampa dei testi, che non era impresa da autore povero, nè da libraio d'Italia o fosse pur di Francia e Inghilterra, ha provveduto, per sommo zelo delle lettere, la Società Orientale di Alemagna, alla quale io ne feci domanda; e fu benignamente accolta, per la premura che s'era data il dottissimo professore Fleischer di Lipsia, pubblicando un prospetto di quella mia raccolta. A spese dunque di quella dotta Società si stamperanno i testi a Gottinga, in un volume. La versione italiana in due volumi con note nella parte geografica, cavate dai diplomi dell'undecimo secolo in giù, si pubblicherà, com'io spero, in Italia, nel sesto medesimo del volume arabico, in guisa da potersi vendere con quello o senza. Il duca di Luynes, benemerito dell'Italia per le edizioni di Matteo da Giovenazzo, dei Monumenti Normanni e Svevi del regno di Napoli, e dello splendido Codice diplomatico di Federigo Secondo imperatore, e per un gran lavoro, al quale attende, su le monete puniche di Sicilia, ha cortesemente assentito a fare una carta comparata della Sicilia, ordinata in questo modo: che si corregga a cura sua la carta in quattro fogli dell'ufficio topografico di Sicilia; ed egli indi vi noti i nomi antichi; io vi trasporti gli arabici ricavati da Edrisi e altre fonti; e la carta si stampi a due colori, in guisa da mostrare a colpo d'occhio il riscontro dei luoghi attuali, del XII secolo e dell'antichità. Con la solita munificenza, l'egregio archeologo francese ha profferto di far incidere questa carta a proprie spese.
Nella Biblioteca Arabo-Sicula mancheranno, come accennai, le poesie non relative a fatti storici e inoltre le notizie dei manoscritti arabi di Sicilia, i diplomi, le iscrizioni e le monete. Quanto alle prime, che prenderebbero uno o due volumi di testo, io le ho copiato; ma non sarà facile trovare i mezzi di stamparle, nè preme. Il resto son lavori male abbozzati fin qui, e da rifarsi tutti in Sicilia. Tale il catalogo dei MSS. della Lucchesiana di Girgenti, Biblioteca de' Gesuiti in Palermo, Monastero di San Martino presso Palermo, e Biblioteca Vientimilliana di Catania, i quali sommano ad una cinquantina, secondo la lista che ne mandò il signor Mortillaro al Cardinal Mai.16 Va fatta di pianta la collezione dei diplomi arabici dei tempi normanni, la più parte inediti, pochi pubblicati, così così, da Di Gregorio, Morso, Giuseppe Caruso, Mortillaro; e un solo correttamente, il quale dobbiamo a M. Des Vergers.17 I diplomi si dovrebbero ricercare nel Monastero di Morreale; Cattedrale, Cappella Palatina e Commenda della Magione in Palermo; vescovati di Catania, Girgenti, Patti, Cefalù, e in tutti altri archivii ecclesiastici e pubblici; e sarebbero da vedersi le copie che per avventura se ne trovassero nelle biblioteche: il quale lavoro richiederebbe e tempo e spesa e pazienza contro gli ostacoli e pratica a leggere i MSS. arabici e libertà di viaggiare in Sicilia. Similmente le iscrizioni lapidarie, o di vasi, gemme e drappi, date da Di Gregorio. Morso, Lanci e Mortillaro, e una anco da me e le molte altre inedite, voglionsi quasi tutte verificar sopra luogo da occhi esercitati, e rintracciarne delle altre sugli edifizii e nei musei e per le case. Per la numismatica, infine, è da eseguire in grande il lavoro principiato dal Mortillaro
15
16
Mortillaro,
17