Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I. Amari Michele
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Queste dieci son le opere principali non pervenute insino a noi, note per espresso attestato d'altri scrittori, o per gli squarci che questi ne abbian dato; opere, dico, che di proposito o per incidenza toccavano la storia dei Musulmani di Sicilia. V'ha inoltre parecchi biografi affricani e siciliani del nono e decimo secolo, citati nel Riâdh-en-Nofûs, dei quali farò menzione nella seconda parte della presente tavola, nº XI, trattando del Riâdh. È probabilissimo che abbian detto anco della Sicilia tanti cronisti di Kairewân, i cui nomi sappiamo da Hagi-Khalfa e da altri, ma parmi inutile di trascriverli qui. Se è da prestar fede a Leone Affricano, scrisse anco la cronica di Sicilia un Ibn-Hossein48, del quale invano ho cercato il nome presso autori più diligenti di Leone. Infine avverto i lettori che non troveranno qui il nome del Tabari, famosissimo annalista del nono e decimo secolo, che condusse sua narrazione dai tempi più remoti fino all'anno 302 dell'egira (914 e 915). Come ognun sa, que' pochi volumi che abbiamo in Europa de' molti onde si componea l'opera del Tabari, trattano di tempi anteriori al conquisto musulmano della Sicilia; e però non se ne può sperar altro che qualche notizia su le incursioni del settimo e ottavo secolo. Io ne ho cercato invano tra i frammenti del Tabari che posseggono la Bodlejana (Hunt. 198), e la Bibl. di Parigi (Supp. Ar., 744); onde mi è parso inutile di percorrere a questo effetto i tre volumi della Biblioteca di Berlino, che comprendono gli Annali, dal 71 al 159 (690-775).
PARTE SECONDA. – OPERE ESISTENTI
I. Ibn-Abd-el-Hakem (Abd-er-Rahmân) autore del Fotûh-Misr (Conquisti in Egitto), morto verso l'874 dell'era cristiana. La Biblioteca imperiale di Parigi n'ha due copie, Ancien Fonds 653 e 785; la prima delle quali più bella, ma meno antica e men corretta dell'altra, che porta la data del 1180. È diligentissima narrazione; condotta nel primo stile storico degli Arabi, cioè nominando per ciascun fatto tutti coloro per cui bocca fosse passato, dal testimone oculare infino al compilatore. Ne ho preso pochi righi su la sconfitta navale di Costante imperatore e la uccisione di lui in Sicilia. Alcuni squarci sul conquisto d'Affrica sono stati tradotti in francese dal baron De Slane nella Lettre à M. Hase, Journ. Asiat., (série IV, tomo IV 1844), pag. 356, e nella Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun, tomo I, pag. 301 seg.
II. Ibn-Koteiba (Abu-Mohammed-Abd-Allah-ibn-Moslem), autore dell'Ahâdîth-el-Imâma etc. (Notizie del principato e del governo), e di altre opere molto pregiate, nacque l'828 e morì l'884. Un MS. dell'Ahâdîth è posseduto dal professore Gayangos, il quale ne ha tradotto in inglese molti importanti capitoli49; tra i quali, due che trattano di imprese sopra la Sicilia50. Di questi ultimi darò il testo; avendone avuto copia per favore del signor Gayangos. Egli dubitava che altro fosse, e più antico, lo autore di quest'opera; ma dilegua il dubbio Ibn-Scebbât51, recando lo stesso titolo di libro e nome di autore e il testo di uno dei detti due capitoli. Veggasi su l'Autore, Ibn-Khallikân, vers. inglese di M. De Slane, tomo II, p. 22, e De Slane stesso, Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun, tomo I, p. 175.
III. Beladori (Ahmed-ibn-Iahîa), vissuto a corte del califfo abbassida Motewakkel, e morto a Bagdad l'892, scrisse il Fotûh el-Boldân (Conquisti de' varii paesi), MS. di Leyde (430 Warn.), notato nel Catalogo del Dozy, tomo II, p. 156, nº DCCLXXVII. Ne ho il testo di un capitoletto sul conquisto di Sicilia, mandatomi dal Dozy. Su questo diligente e giudizioso cronista arabo si veggano: Hamaker, Specimen Catalogi Bibl. Lugd. Batav., p. 7; De Slane, Lettre à M. Hase, l. c.; Reinaud, Memoire sur l'Inde, p. 16.
IV. Mas'ûdi (Abu-Hasan-Ali-ibn-Hosein), intrepido viaggiatore, arricchitosi di immensa erudizione, ma non sempre guidato da buona critica, nacque a Bagdad non si sa l'anno appunto; morì il 956; e scrisse varie opere, nelle quali allargò tanto il campo della cosmografia, da comprendervi anco la storia. Ne' due lavori principali che ci rimangono di lui, cioè il Morûg ed-dseheb (I Prati d'oro) e il Tenbîh etc. (Avvertimento e Prospetto), Mas'ûdi nominò poche volte la Sicilia, e sol per dire uno errore su la dominazione bizantina, una favola su l'Etna, e una notizia su l'uso delle pomici al tempo suo. Ho cavato cotesti brevi paragrafi dai MSS. di Parigi, Ancien Fonds 598 e Supp. Arabe 714, copie del Morûg, e Supp. Arabe 901, esemplare del Tenbîh. Del primo v'ha una versione inglese incominciata dal dottor Sprenger e non continuata. Avremo adesso il testo arabico e la versione francese, che si pubblicano a spese della Società Asiatica di Parigi dal valoroso orientalista signor Derembourg.
V. Istakhri (ovvero Estakhri, e con l'articolo Alestakhri, Abu-Ishak), che prese il nome della sua patria, Istakhr, l'antica Persepoli, scrisse, dopo il 951 un trattato di geografia, frutto di lunghi viaggi per l'Oriente, sotto il titolo di Kitâb el-Akâlîm (Libro dei Climi). È descrizione frettolosa e magra, in ciò che risguarda i paesi occidentali; onde altro non vi leggiamo della Sicilia, se non che la era fertilissima, abbondante di grani, greggi, e schiavi. Ho copiato que' pochi righi dal bel fac-simile del MS. della Biblioteca di Gotha, pubblicato in litografia dal dottor Moëller, col titolo di Liber Climatum, auctore Sceicho Abu Ishako al Faresi vulgo El Isstachri, Gothæ 1839. Su l'autore si vegga Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduction, p. LXXXI.
VI. Ibn-Haukal (Abu-'l-Kasem-Mohammed), mercatante di Bagdad, dopo una trentina d'anni di viaggi nei quali si spinse fino all'Affrica settentrionale ed alla Sicilia, diè fuori, il 976, un Kitâb el-Mesâlek wa el-Memâlek (Libro delle strade e dei Reami), nel quale inserì, corresse e accrebbe di molto il trattato di Istakhri. Un lungo capitolo contiene la descrizione di Palermo, ch'io pubblicai con la versione francese nel Journal Asiatique, IV série, tomo V (1845), p. 73, seg., e poscia in italiano soltanto nell'Archivio Storico Italiano, vol. IV, Append., nº 16 (1847). Io avea trascritto il testo dal cattivo e moderno MS. di Parigi, Suppl. Arabe 885, copia di quello di Leyde (314 Warner, Dozy, Catalogo, tomo II, p. 131, nº DCCXXII) col quale era stata confrontata la mia trascrizione, per favore del prof. Dozy e del dottor Moëller. Poscia ho riscontrato la edizione mia con l'antico MS. della Bodlejana ad Oxford (Hunt. 538). Vi ho aggiunto altri paragrafi su le città di Salerno, Napoli, Gaeta, isola di Malta e Monte Kelâl o Telâl, che M. Reinaud crede sia Frassineto, quel famoso propugnacolo dei Musulmani sul Mediterraneo: paragrafi copiati da me sul MS. di Parigi e confrontati sul MS. di Leyde dal professore Dozy. Della descrizione dell'Affrica, importantissimo documento, ha dato una versione francese il barone De Slane, Journal Asiat.,
45
Riscontrinsi: Reinaud,
46
Makkari,
47
Veggasi a questo proposito la Historia Abbadidarum del Dozy, tomo I, p. 215 in nota. Sui varii titoli delle opere istoriche di Ibn-Sa'id, sia che tutti denotino opere diverse, o che alcuni indichino solemente diverse redazioni, si confrontino: Hagi Khalfa, edizione di Fluegel, tom. V, p. 438 e 647, n. 11,822 e 12,488; Casiri, Bibl. Arab. – Hisp., tomo II, p. 16; Abulfeda, Annal. Moslem., tomo I, p. viii, prefazione di Adler; Sacy,
48
Leonis Africani
49
Nell'opera di Makkari intitolata:
50
Ibid., p. LXVI e LXVII.
51
Veggasi il nº XXVII della presente Tavola.