Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I. Amari Michele

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - Amari Michele страница 5

Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - Amari Michele

Скачать книгу

che movea dall'Affrica propria; portava lo stabilimento delle colonie musulmane in Sicilia; tentava la Terraferma dallo stretto di Messina al Tevere; e vi lasciava, con orribili guasti, anco qualche elemento di civiltà. L'altro ordine si compone di scorrerie minori dei Musulmani or d'Affrica or di Spagna, le quali affliggeano la Sardegna, la Corsica e la riviera dalla foce del Tevere alle Alpi Marittime: calamità disparate e senza compenso. Perciò ho accennato queste di passaggio nella narrazione delle cose operate dai Musulmani in Sicilia; ma ben ho raccontato distesamente i casi dell'Italia Meridionale, poichè sono connessi a quei di Sicilia. Da un'altra mano, dovendo esporre le condizioni d'ogni maniera in cui si vivea nell'isola innanzi il conquisto musulmano, ho preso le mosse necessariamente dai tempi più antichi in cui ebbero origine: a che non pensarono i dotti stranieri lodati di sopra. Dopo la dominazione musulmana, ho toccato i fatti principali dei monarchi normanni di Sicilia e dei due primi di Casa Sveva; e l'ho scritto tanto più volentieri, quanto i testi arabi me ne davano ragguagli ignoti per l'addietro. Mi son fermato alla deportazione dei Musulmani di Sicilia in Puglia; parendomi opera insensata ad abbozzare le vicende della colonia di Lucera su i vaghi cenni dei cronisti, quando stan sepolte nei registri angioini di Napoli centinaia di documenti su quella colonia: chè moltissimi ne vidi io stesso il 1840 e n'usai parecchi nella Guerra del Vespro Siciliano. Se un giorno avverrà che l'Archivio di Napoli sia aperto liberamente agli eruditi, altri, con migliori auspicii che i miei, intraprenderà così fatto lavoro. Ho dato poi altr'ordine alle materie. I miei predecessori conduceano la cronica dal principio alla fine, e poi ripigliavano da capo a far la storia legislativa, religiosa, morale, letteraria, artistica ed economica. In luogo d'imitarli, meglio mi è parso di presentare i fatti, di qualunque classe, a misura che sviluppansi ed operano. Pertanto ho interrotto spesso la narrazione delle guerre e vicende politiche, per descrivere i fenomeni civili e intellettuali che n'erano a vicenda effetti e cagioni: in vece di percorrere l'una dopo l'altra tante linee di racconti, le ho troncato ad epoche, e disposto i tronchi parallelamente l'uno all'altro; amando a seguire, il più che potessi senza ingenerar confusione, l'ordine dei tempi, che mi par logico sopra ogni altro. In fin del terzo volume porrò un indice dei nomi proprii e di luoghi, e una tavola alfabetica degli autori citati in tutto il corso dell'opera, indicando le edizioni o MSS. di cui mi sia servito. I nomi o altre voci arabiche saranno trascritti, rendendo le lettere e segni dell'alfabeto arabico d'Oriente nel modo che segue:

      1. Elif – a italiana.

      2. Ba – b id.

      3. Ta – t id.

      4. Tha – th inglese.

      5. Gim – g italiana.

      6. Ha – h latina.

      7. Kha – kh italiana.

      8. Dal – d id.

      9. Dsal – ds id.

      10. Ra – r id.

      11. Za – z id.

      12. Sin – s id.

      13. Scin – sc avanti le vocali e, i, e sci o sce avanti le altre; sempre col suono della ch francese e sh inglese.

      14. Sad – s italiana.

      15. Dhad – dh id.

      16. Ta – t id.

      17. Za – z id.

      18. Ain – suono particolare che si rende con un '.

      19. Ghain – gh italiana.

      20. Fa – f id.

      21. Kaf – k id.

      22. Caf – k id.

      23. Lam – l id.

      24. Mim – m id.

      25. Nun – n id.

      26. Hè – h, e quando è finale, si sopprime o si rende t.

      27. Waw – w inglese.

      28. Ia – i italiana.

      La vocale fatha si rende e, e quando è seguíta dalla alef di prolungaz., â.

      La vocale kesra si rende i ed î nel detto caso.

      La vocale dhamma si rende o ed û nel detto caso.

      Mi rimane adesso a rendere testimonianza degli aiuti altrui. Debbo ai signori Reinaud e Hase, professori, l'un d'arabico, l'altro di greco moderno, nella École des Langues Orientales vivantes a Parigi, quel che so di dette due lingue e della paleografia appartenente all'una o all'altra: debbo loro inoltre di avermi avviato allo studio della erudizione musulmana e bizantina, non meno che guidato nelle ricerche su manoscritti o libri stampati. Mi diè consigli di questa fatta, nel primo anno de' miei studii, il barone Mac-Guckin De Slane, dotto orientalista. E, in ogni tempo, i due professori lodati di sopra m'assisteano cortesemente, anzi amorevolmente, nella interpretazione di qualche passo di testo, o in altra grave difficoltà.

      Dissi di sopra che altri mi procacciava copie di parecchi testi arabi. Riconosco tal favore, innanzi ogni altro, dal mio amico il dottor Dozy, or professore d'istoria nella Università di Leyde; il quale, studiando quella ricca collezione di manoscritti, ne prese quanto potea giovare al mio intento. Altri estratti di testi mi sono stati mandati cortesemente da M. Alphonse Rousseau, primo interprete della Legazione francese a Tunis; dal dottor Weil, bibliotecario a Heidelberg; dal professore Gayangos di Madrid; da M. Cherbonneau, professore d'arabo a Costantina; dal signor Wright; e dal conte Miniscalchi da Verona, benemeriti delle lettere arabiche. Tra i non orientalisti, il Conte di Siracusa mi fece ottenere nel 1846 copia di un MS. di Madrid; il duca di Serradifalco impetrò per me lo stesso anno il prestito di un manoscritto di Pietroburgo, il quale mi fu mandato a Parigi per mezzo della Legazione di Russia, con liberalità di cui debbo lodar quel governo, non ostanti le mie opinioni politiche le quali non ho bisogno di ripeter qui. L'ingegnere alemanno signor Honnegar, venendo alcuni anni fa da Tunis a Parigi, mi recò altri squarci di testo, fatti copiare per conto mio. Il lucido d'una iscrizione di Sicilia e alcune notizie bibliografiche ebbi nel 1846 per favore dell'erudito principe di Granatelli, al quale io era obbligato d'altronde per assai più efficaci prove di amistà. Altri lucidi di iscrizioni mi ha fatto copiare il duca di Serradifalco, chiaro per opere archeologiche, e ne tengo anche dal mio amico Saverio Cavallari, ingegnere e archeologo. Debbo far menzione ancora del mio fratel cognato Giuseppe di Fiore, per varie notizie raccoltemi in Sicilia; del dotto ellenista siciliano Pietro Matranga, per aver procacciato il confronto di un testo arabico alla Vaticana; e del signor Power bibliotecario a Cambridge, e del defunto Samuel Lee professore in quella Università, per altro simil favore.

      Mentre io studiava in Parigi, risegnato lo impiego nel Ministero di Palermo e lo stipendio di quello che m'era unico mezzo di sussistenza, parecchi amici dal 1844 al 1846 mi soccorsero di danaro, da rimborsarsi col prezzo dell'intrapreso lavoro. Il fecero per benevolenza verso di me, e zelo per un'opera che speravano illustrasse la storia del paese: tra i quali se alcuno partecipava delle mie opinioni politiche e altri allora vi si avvicinava, altri non era meco legato che di privata amistà; nè questa associazione ebbe mai indole nè scopo politico, foss'anco di mera dimostrazione. L'associazione fu promossa dal barone di Friddani e da Cesare Airoldi, nominato di sopra; la secondarono in Sicilia Mariano Stabile, amico mio dalla fanciullezza, il principe di Granatelli e altri amici; e lo Stabile si incaricò di riscuotere il danaro in Sicilia, e, riscosso o no, me ne somministrava. Io accettai la

Скачать книгу