Leopardi. Federico De Roberto
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Leopardi - Federico De Roberto страница 7
L'artista romantico, sdegnando l'imitazione dei vecchi scrittori, lasciando da parte le favole antiche, cupido di esprimere cose viste e sentite, capace di sentimenti che stima nuovi, squisiti, straordinarii, studia direttamente le sue passioni e la natura. Il Leopardi, discutendo col Giordani intorno alla prosa ed alla poesia afferma: “Da che ho cominciato a conoscere un poco il bello, a me quel calore e quel desiderio ardentissimo di tradurre e di far mio quello che leggo, non hanno dato altri che i poeti, e quella smania violentissima di comporre altri che la natura e le passioni; ma in modo forte ed elevato, facendomi quasi ingigantire l'anima in tutte le sue parti, e dire fra me: questa è poesia; e per esprimere quello che io sento ci voglion versi e non prosa, e darmi a far versi.„ Se quindi legge assiduamente i suoi classici latini e greci, e quanto più li legge tanto più gli s'impiccoliscono i nostri anche degli ottimi secoli, egli preferisce tuttavia i poeti ai prosatori; Cicerone, “una volta che la mia mente si trovava, come accade, in certa disposizione da bramare impressioni vive e gagliarde, mi parve (e fu in un trattato filosofico) più lento e grave che non si conveniva al mio desiderio di quel momento....„ Prosa e poesia non sono soltanto modi diversi d'espressione, ma anche diversi atteggiamenti dell'animo: la poesia è più sentimento, la prosa è più riflessione. Tra i più classici scrittori, in tempi che del romanticismo non esiste neppure il nome, i poeti sono naturalmente sensibili e immaginosi, hanno parte di quelle qualità che saranno proprie dei romantici e li distingueranno. Del pari i romantici sono naturalmente poeti per il calore degli affetti, per la vivacità dei fantasmi, anche quando non compongono versi. E la loro prosa è poetica, e il Leopardi che giudica il suo secolo poco o niente poetico e alle volte consiglia di porre da parte i versi e loda la prosa, linguaggio della riflessione e della filosofia; stima pure altra volta, perchè così vuole la duplicità dell'animo suo, che la prosa, per essere veramente bella, debba avere “sempre qualche cosa del poetico, non già qualche cosa particolare, ma una mezza tinta generale.„ C'è in lui un filosofo che si compiace nella lettura della classica prosa ciceroniana; ma c'è anche un poeta che, quando vede la natura dei luoghi ameni, nella bella stagione, si sente così trasportare fuori di sè stesso, “che mi parrebbe di far peccato mortale a non curarmene, e a lasciar passare questo ardore di gioventù e a voler divenire buon prosatore, e aspettare una ventina d'anni per darmi alla poesia.„ Non solamente egli preferisce la poesia, ma adora la musica: come tutte le anime sensibili del suo tempo, è deliziato da quest'arte che più e meglio della poesia parla al sentimento e all'immaginazione. Se la poesia è più romantica della prosa, la musica è l'arte romantica per eccellenza, l'arte nuova, l'ambiguo linguaggio delle nuove passioni perplesse, indefinite, inappagabili.
Desiderii infiniti
E visïoni altere
Crea nel vago pensiere,
Per natural virtù, dotto concento;
Onde per mar delizïoso, arcano
Erra lo spirto umano,
Quasi come a diporto
Ardito notator per l'Oceàno....
Mentre il poeta romantico attribuisce tanta potenza alla melodia, mentre chiama “mirabili„ le commozioni suscitate dalla musica, il filologo classico torna agli studii pazienti, all'esame dei testi antichi. L'uomo che risente alla lettura della Storia Romana del Niebuhr un piacere indicibile e che annovera fra le pochissime felicità della sua vita l'averne conosciuto l'autore, è lo stesso che sente le lacrime salirgli agli occhi udendo all'Argentina la Donna del lago.
Così l'intimo contrasto che abbiamo trovato fra le due potenti facoltà del suo spirito è accresciuto dall'educazione, dal dissidio delle influenze che ora lo spingono in un senso ora nell'altro. Ma, in verità, il contagio romantico gli si apprende ogni giorno più gravemente. Noi abbiamo considerato alcuni dei caratteri letterarii, rettorici, formali, del romanticismo; e abbiamo visto che, nonostante la sua fedeltà ai grandi antichi, il Leopardi pur s'accosta per questo rispetto ai moderni; ma se consideriamo il romanticismo non come forma ma come contenuto, non come metodo di scrivere ma come modo di sentire, troviamo nel Recanatese tutti i caratteri dei romantici veri.
L'immaginazione eccedente e la smodata sensibilità anticipano, tra costoro, la vita; prima e più che alle cose vere essi si affezionano alle figurazioni della loro fantasia. L'Harold di quel Byron che Giacomo amava tanto già prova il disgusto della sazietà quando ancora il primo tempo della sua vita non è trascorso. E la malinconia di Chateaubriand nasce quando “nos facultés jeunes et actives, mais renfermées, ne se sont exercées que sur elles-mêmes sans but et sans objet.„ E la fantasia dipinge ad Ortis “così realmente la felicità ch'io desidero, e me la pone davanti agli occhi, e sto lì lì per toccarla con mano, e mi mancano ancora pochi passi — e poi? il tristo mio cuore se la vede svanire e piange quasi perdesse un bene posseduto da lungo tempo.„ E il Lamartine, nel giorno che compie vent'anni è stanco come se ne avesse vissuti cento. Il Leopardi dice che in lui “l'attività interna si è consumata assai presto da sè medesima per il suo proprio eccesso.„
Le anime avvezze a spaziare nel mondo dei sogni, che non ha confini nè obbligazioni, potranno mai essere appagate dalla realtà precisamente circoscritta e severamente governata? “Quand tous mes rêves se seraient tournés en réalité,„ dice il Rousseau, “ils ne m'auraient pas suffi; j'aurais imaginé, rêvé, désiré encore. Je trouvais en moi un vide inexplicable que rien n'aurait pu remplir, un certain élancement du coeur vers une autre sorte de jouissance dont je n'avais pas l'idée et dont pourtant j'avais le besoin.„ E Chateaubriand: “On m'accuse de passer toujours le but que je puis atteindre; hélas! je cherche seulement un bien inconnu dont l'instinct me poursuit. Est-ce ma faute si je trouve partout des bornes, si ce qui est fini n'a pour moi aucune valeur?„ E il Leopardi vorrebbe “toujours sentir, toujours aimer, toujours espérer„ ma “le bonheur de l'homme ne peut consister dans ce qui est réel. Il n'appartient qu'à l'imagination de procurer à l'homme la seule espèce de bonheur positif dont il soit capable. C'est la véritable sagesse que de chercher le bonheur dans l'ideal....„ L'identità di queste disposizioni intime è manifesta. Ancora: Gian Giacomo preferisce le immagini agli oggetti che le hanno suscitate e, alle Charmettes, ama meglio la signora de Warens quando le è lontano che non quando le sta da presso. “Plusieurs fois j'ai évité pendant quelques jours l'objet qui m'avait charmé dans un songe délicieux. Je savais que ce charme aurait été détruit en s'approchant de la réalité. Cependant je pensais toujours à cet objet, mais je ne le considérais pas d'après ce qu'il était: je le contemplais dans mon imagination, tel qu'il m'avait paru dans mon songe.„ Sono parole del Ginevrino? E il Recanatese quello che le scrive. Egli chiede: “Suis-je romanesque?„ Sì, o, per meglio dire, egli è romantico. Romanzeschi chiama ancora, invece che romantici, i sentimenti idilliaci dell'amico Brighenti; ma poi, come la parola romantico è stata la prima volta adoperata per qualificare un paesaggio, così anch'egli l'adopera per qualificare un paese: a Pisa trova “un certo misto di città grande e di città piccola, di cittadino e di villereccio, un misto veramente romantico.„
Nel sentire diversamente e maggiormente che gli altri, nel fuggire il mondo