Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6. Edward Gibbon

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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6 - Edward Gibbon

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negl'Itinerarj (p. 98, 288, 294) con le note del Wesseling. Asti è qualche miglio sulla destra.

102

Asti o Asta, colonia Romana, è presentemente la capitale d'una piacevol Contea, che nel decimosesto secolo passò ne' Duchi di Savoia (Leandro Alberti, Descriz. d'Ital. p. 382).

103

Nec me timor impulit ullus. Egli poteva tenere questo superbo linguaggio l'anno seguente a Roma, cinquecento miglia lontano dal luogo del pericolo (VI. Cons. Hon. 449).

104

Hanc ego vel victor regno, vel morte tenebo

Victus, humum etc.

I discorsi (de Bell. Get. 479-549) del Nestore, e dell'Achille de' Goti son forti, caratteristici, adattati alle circostanze e forse non meno genuini di quelli di Livio.

105

Ad Orosio (l. VII. c. 37) fa colpo l'empietà de' Romani, che attaccarono la Domenica di Pasqua Cristiani così devoti. Pure nel tempo stesso facevansi pubbliche preghiere alle reliquie di S. Tommaso d'Edessa per la distruzione dell'Arriano devastatore. Vedi Tillemont (Hist. des Emp. Tom. V. p. 529) che cita un'Omelia, che fu erroneamente attribuita a S. Grisostomo.

106

I vestigi di Pollenzia giaciono venticinque miglia al sud-est di Torino. Urbs, nelle medesime vicinanze, era una caccia reale de' Re di Lombardia, ed un piccolo fiume, che scusò la predizione, penetrabis ad Urbem. (Cluver., Ital. antiq. Tom. I. p. 83-85).

107

Orosio desidera d'indicare in dubbiosa parole la disfatta de' Romani; Pugnantes vicinus, victores victi sumus, Prospero (in Chronic.) la chiama un'uguale e sanguinosa battaglia; ma gli scrittori Gotici, come Cassiodoro (in Chronic.) e Giornandes (de reb. Get. 2, 29) pretendono una decisiva vittoria.

108

Demens Ausonidum gemmata monilia matrum,

Romanasque alta famulas cervice petebat.

(De bell. Get. 627).

109

Claudiano (de bell. Get. 580. 647) e Prudenzio (in Symmach. l. II. 694-719) celebrano senz'ambiguità la Romana vittoria di Pollenzia. Sono essi scrittori poetici e parziali; ma si dee prestar qualche fede a' testimoni anche più sospetti, che son frenati dalla recente notorietà de' fatti.

110

La perorazione di Claudiano è forte ed elegante; ma l'identità del campo Cimbrico e del Gotico si deve intendere (come il Filippi di Virgilio Georg. I. 490) secondo la libera Geografia d'un Poeta. Vercelli e Pollenzia son distanti sessanta miglia fra loro; e la differenza è anche maggiore, se i Cimbri fossero stati disfatti nella vasta e nuda pianura di Verona (Maffei, Veron. Illustr. P. I. 54-62).

111

Bisogna esaminare rigorosamente Claudiano e Prudenzio, per ridurre le figure, ed estorcere il senso istorico di que' Poeti.

112

Et gravant en airain ses frêles avantages

De mes états conquis enchaîner les images.

Era famigliare a' Romani la pratica d'esporre in trionfo le immagini de' Re e delle Province. Il busto di Mitridate medesimo, d'oro massiccio, era alto dodici piedi. Freinshem, Suppl. Livian. 103. 47.

113

La guerra Gotica ed il sesto Consolato di Onorio, legano oscuramente insieme gli avvenimenti della ritirata di Alarico e delle sue perdite.

114

Taceo de Alarico… saepe victo, saepe concluso, semperque dimisso. Orosio l. VII. c. 37. p. 567. Claudiano (VI. Cons. Hon. 320) tiravi sopra un velo con una delicata immagine.

115

L'avanzo del poema di Claudiano sul sesto Consolato d'Onorio descrive il viaggio, il trionfo ed i giuochi (330-660).

116

Vedasi l'inscrizione nell'Istoria degli antichi Germani di Mascou VIII. 12. Le parole sono positive ed indiscrete, Getarum nationem in omne oevum domitam etc.

117

Sopra il curioso, quantunque orrido, soggetto dei Gladiatori si consultino i due libri dei Saturnali di Lipsio, che come Antiquario è disposto a scusare la pratica dell'antichità Tom. III. p. 483-545.

118

Cod. Theod. lib. XV. Tit. XII. leg. 1. Il comentario del Gotofredo somministra (Tom. V. p. 396) dei gran materiali per la storia dei Gladiatori.

119

Vedasi la perorazione di Prudenzio (in Symmac. l. II, 1121-1131) che senza dubbio avea letto l'eloquente invettiva di Lattanzio (Divin. Instit. l. VI. c. 20). Gli Apologisti Cristiani non hanno risparmiato questi sanguinosi giuochi, che s'erano introdotti nelle feste religiose del Paganesimo.

120

Teodoret. l. V. c. 28. Io bramo di creder la storia di S. Telemaco. Pure non è stata dedicata veruna Chiesa, nessun altare è stato eretto all'unico monaco, che morì martire nella causa dell'umanità.

121

Crudele Gladiatorum spectaculum, et inhumanum nonullis videri solet, et haud scio, an ita sit, ut nunc fit: Ciceron. Tusc. II. 17. Egli debolmente censura l'abuso, e con calore difende l'uso di questi divertimenti: Oculis nulla poterat esse fortior contra dolorem et mortem disciplina. Seneca (Epist. 7.) dimostra sentimenti d'uomo.

122

Questo ragguaglio di Ravenna è tratto da Strabone (l. V. p. 327), da Plinio (III. 20), da Stefano di Bisanzio (V. Ραβεννα p. 651. Edit. Berhel), da Claudiano (in VI. Cons. Hon. 494 ec.), da Sidonio Apollinare (l. I. Epist. V. 8), da Giornandes (de Reb. Get. c. 29), da Procopio (de Bell. Got. l. I. c. I. p. 309. Edit. Leuvr.), e dal Cluverio (Ital. Antiq. T. I. p. 301-307). Pure io sono ancora mancante d'un Antiquario locale, e d'una buona carta topografica.

123

Marziale (Epigr. III. 56, 57) scherza sull'inganno d'un furbo, che gli avea venduto del vino invece d'acqua; ma seriamente dichiara, che in Ravenna una cisterna è più valutabile d'una vigna. Sidonio si duole, che la città è priva di fonti e di acquedotti, e pone la mancanza d'acqua fresca nel numero de' mali locali, come del gridar dei ranocchi, del pungere degli insetti ec.

124

La favola di Teodoro e d'Onorio, che Dryden ha sì mirabilmente preso dal Boccaccio (Giorn. III novell. 8) seguì nel bosco di Chiassi, voce corrotta da Classis, navale stazione, che con la strada o sobborgo intermedio, via Caesaris, formava la triplice città di Ravenna.

125

Dall'anno 404 in poi le date del Codice Teodosiano divengono permanenti in Costantinopoli ed in Ravenna. Vedi la Cronologia delle Leggi del Gotofredo Tom. I. p. 148.

126

Vedi Deguignes Hist. des Huns Tom. I. p. 179, 189, T. II. p. 295, 334, 338.

127

Procopio (de Bell. Vandal l. I. c. 3. p. 182.) ha fatto menzione d'un'emigrazione dalla palude Meotide al Settentrione della Germania, ch'esso attribuisce alla carestia. Ma i suoi lumi d'istoria antica sono estremamente oscurati dall'ignoranza e dall'errore.

128

Zosimo (l. V. p. 331) usa la generale espressione di nazioni di là dal Danubio e dal Reno. Anche i vari epiteti, che ogni antico scrittore può avere accidentalmente usato, indicano manifestamente la lor situazione, e conseguentemente i loro nomi.

129

Il nome di Radagast era quello d'una Divinità locale degli Obotriti (in Meclemburgo). Un Eroe potrebbe naturalmente aver preso il nome del suo Dio tutelare; ma non è probabile, che i Barbari adorassero un Eroe sfortunato. Vedi Mascou Ist. de' Germani 8. 14.

130

Olimpiodoro appresso Fozio (p. 180) usa il vocabolo greco όπτϊμάτοι, che non dà alcuna idea precisa. Io sospetto, che fossero Principi e nobili

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