Se lei temesse. Блейк Пирс

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Se lei temesse - Блейк Пирс

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      Annuì aprendole la porta. Quando furono di nuovo nella strada inondata dal bagliore dei lampioni, le prese la mano. «Presumo che il viaggio a Chicago sia saltato, eh?»

      «Mi è stata proposta un’opportunità» disse. «Ho pensato che potevamo parlarne stasera.»

      «Un caso?»

      «Sì.»

      «Quando partiresti?»

      «Domattina presto.»

      «Allora non c’è nulla di cui parlare» disse. «Kate, ci siamo già passati. Lo so quanto significa questo lavoro per te. Quindi va’. Diavolo, io comunque devo lavorare. Sarebbe stato bello averti lì con me, certo, ma ci saremmo visti appena.»

      «Allen, posso…»

      «Va tutto bene. Sai… diverse settimane fa ti ho dato un ultimatum. Penso ancora quello che ho detto all’epoca, però… credo che non ci sia problema. Penso che dobbiamo tenerlo a mente per quando finalmente darò addio al mondo del lavoro.»

      «Tre mesi» disse lei con un sorriso.

      «Lo so. Difficile a credersi.»

      Il tailandese si trovava a solo un miglio e mezzo da casa di Kate e avevano scelto di andare a piedi – cosa che cercavano di fare almeno due volte a settimana. Era una bella serata e cominciava a fare un po’ di freddo a mano a mano che scendeva la notte.

      «Allora se parto verso le quattro e mezza del mattino non ti arrabbierai?» chiese qualche momento dopo.

      «No. Voglio che ti godi il lavoro finché ce la facciamo entrambi. Non mi arrabbierò tanto. Però prima di andare dammi un bacio.»

      Kate si sporse verso di lui, chiedendosi come avesse fatto a trovare un uomo tollerante e comprensivo come Allen. E, con ciò, si chiese anche fin quando avrebbe sopportato il suo strano lavoro.

      «Se continui con questa comprensione» gli disse «avrai molto più di un bacio.»

      Rise, le cinse la vita e proseguirono nella notte.

      CAPITOLO DUE

      Erano secoli che non guidava nelle prime ore del mattino. Si ritrovò fuori dal labirinto di uscite e carreggiate di Washington DC per le quattro e cinquanta, in direzione nordest verso il Delaware. Aveva controllato la mail la sera precedente e non aveva trovato nulla da parte di Duran. Ma poco dopo il suono della sveglia, aveva ricontrollato e aveva scoperto, senza troppa sorpresa, che Duran le aveva inviato una location specifica insieme a copie elettroniche dei dossier del caso poco dopo mezzanotte.

      Il posto in cui si erano svolti gli omicidi si chiamava Estes, una cittadina costruita attorno al lago Fallows. Graziata dalla luce del sole lungo la strada, le venne da pensare alla vacanza al mare fatta con Allen; avevano trascorso una mattinata, presto, in spiaggia, mangiando bagel e fragole guardando l’alba. Anche se una cittadina sulla sponda di un lago non aveva molto a che spartire con una vacanza sulla spiaggia, immaginava che possedesse comunque un po’ dello stesso fascino… soprattutto nel limbo stagionale delle settimane tra le ultime vere giornate estive e i primi giorni freddi d’autunno.

      Il ricordo la scaldò ma la fece anche sentire in colpa. Allen era sembrato quasi troppo comprensivo su quel caso improvviso. Le veniva da chiedersi se di lì a tre mesi avrebbe insistito con l’ultimatum, dopo essere andato in pensione. Ne avrebbe avuto il diritto, immaginava Kate. E ciò significava che aveva delle cose importanti a cui pensare.

      Per il momento c’era il caso. E se l’ultimo le aveva insegnato qualcosa, era che avrebbe dovuto assolutamente separare la vita personale da quella professionale. Sotto alcuni aspetti, adesso era ancora più difficile rispetto a quando era sposata con una bambina piuttosto difficile con l’abitudine di crescere in fretta per le mani.

      Entrò nella città di Estes alle sette e quaranta del mattino, venti minuti prima dell’appuntamento con DeMarco sull’ultima scena del crimine. Pur trovandosi a circa un miglio dal lago, Estes era costruita in modo da farti sentire proprio sulla riva. Diavolo, la zona aveva caratteristiche che davano l’idea che dietro l’angolo invece di un lago ci fosse l’oceano. Le case erano tutte costiere in apparenza e lungo la via principale c’erano molti negozietti di souvenir che parevano arrivare dritti dalle spiagge del Delaware situate ottanta miglia a est. Dato che era presto, fece un salto a un baretto e ordinò un caffè dalla tostatura scura prima di recarsi sulla scena.

      Quando arrivò, con cinque minuti di anticipo, trovò già lì DeMarco. Aveva parcheggiato nel vialetto pavimentato, sorseggiava il suo caffè appoggiata contro a quella che chiaramente era un’auto del bureau. Sorrise e la salutò con la mano mentre questa le parcheggiava accanto.

      «Ehi» disse Kate smontando dalla macchina. «Scusa se ti ho rovinato la festa.»

      «Sarò sincera» disse DeMarco. «Sono stata contenta quando Duran mi ha chiamata per dirmi che mi stava mandando te.»

      «Il caso ti sta un po’ sfuggendo di mano?»

      «No, non proprio. Ma è il mio primo caso in solitaria e finora non salta fuori niente.» Alzò lo sguardo sul cielo e sorrise. «Lo so che è un semplice lago, ma ti sei mai accorta che persino il cielo sembra diverso vicino all’acqua?»

      «No, non me n’ero accorta» disse Kate guardando su. Capì che DeMarco stava semplicemente cercando di sorvolare sul fatto che, in sostanza, Duran aveva chiamato Kate perché lei non era stata capace di mandare avanti il caso da sola. Si chiese per quanto ancora DeMarco sarebbe riuscita a evitare di dirlo a voce alta.

      «Duran ti ha mandato i dossier?» chiese avviandosi verso la casa. Si trattava dell’imitazione di una casa al mare a due piani, un’altra delle abitazioni che sarebbero state perfette lungo la costa del Delaware. C’era un cartello VENDESI sul fondo del giardino, adornato dal viso sorridente di una bella donna. Il nome – Tamara Bateman – e il numero erano indicati sotto al suo profilo luminoso.

      «Sì, però ho pensato che sentirlo direttamente da te mi avrebbe fatto risparmiare tempo ed evitare un mal di testa.»

      «Pare abbastanza semplice» disse DeMarco. «Due omicidi a Estes a una settimana l’uno dall’altro. L’ultima vittima è quella bella signora che c’è lì.» Fece un cenno col capo all’indietro, verso il cartello.

      «Quando è stata uccisa?»

      «Due giorni fa. Io sono stata chiamata ieri, sono arrivata un po’ tardi per i miei gusti. Ho parlato con quelli dell’agenzia immobiliare, ma non sono stati molto utili. Alcuni erano sinceramente addolorati. Altri troppo spaventati per parlare con un’agente dell’FBI per paura di eventuali ripercussioni sulle vendite. Però mi hanno dato la chiave.»

      DeMarco pescò la chiave dalla tasca mentre salivano i gradini del portico. Aprì il portone ed entrarono. Kate scoprì che la casa era stata completamente svuotata – non c’era neanche un mobile. Si sentiva anche odore di pittura fresca e di una specie di lucido per pavimenti.

      «E lei è stata la seconda?» chiese chiudendosi la porta alle spalle.

      «Sì. Anche la prima era un’agente immobiliare, in una casa proprio come questa. La prima vittima però è stata uccisa in una casa più nuova. Di due anni circa, credo. La casa in cui

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