Oltre Il Limite Della Legalità. Alessandro Ziliotto

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Oltre Il Limite Della Legalità - Alessandro  Ziliotto

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splendide ragazze, ecco che si era sovrapposta nella traiettoria del mio sguardo una creatura mitologica, Medusa. Rimasi impietrito al solo suo sguardo. Non una parola riuscii a pronunciare inizialmente, e la sorpresa mi fece quasi inciampare suoi miei passi. Lei se n’era accorta e aveva accennato un leggero sorriso, nascondendolo immediatamente con l’estremità delle dita. Era così carina e spontanea da provocarmi una tenerezza immensa.

      “Ciao, non sapevo frequentassi questa palestra, ma è da molto che vieni?”

      “Ciao, che sorpresa. Non sapevo che fossi iscritta qui, anche perché se lo avessi saputo sarei venuto decisamente prima. Comunque sì, direi che oggi è il mio primo giorno, vuoi farmi da personal trainer?”

      “Eh eh, non credo che tu ne abbia bisogno, e poi Paolo laggiù potrebbe essere geloso, non so se capisci, appena l’ho salutato era indaffarato a guardare il tuo lato B, io starei attento…a meno che…”

      “A meno che…cosa? Non vorrai mica scherzare, non che abbia qualcosa in contrario contro gli omosessuali, anzi, più ce ne sono e meglio è per me…visto che sono single…tu che dici?”

      “Sei sempre il solito. Certo che molte volte sono proprio uno spreco, ce ne sono molti di così carini…va beh…fa nulla…ora però ti devo salutare, vado, ho il corso di step che mi aspetta, quanto rimani ancora?”

      “Ad esser sincero non lo so, però un’altra oretta sicuramente.”

      “Bene allora, ci vediamo quando esco, anche se sarò irriconoscibile e puzzolente.”

      Beh, secondo me sarai ancora più carina, era quello che avevo pensato ma che non ero riuscito a dirle perché oramai si era allontanata.

      Era stata una vera e fortunata coincidenza. Non mi sarei mai aspettato di vedere Isabel in quella palestra, anche perché non avevo la minima idea di dove abitasse e cosa facesse nella vita. L’avevo conosciuta una sera in discoteca, accompagnata a casa e poi mai più richiamata. A essere sincero non le avevo nemmeno chiesto nemmeno il numero di telefono, per quello ero rimasto pietrificato quando l’avevo vista. Coincidenze della vita, pensai, anche se a esser sincero, credevo che queste, non esistevano affatto. Erano come i tasselli del Tetris, i quali girandoli e guardandoli sotto prospettive diverse riuscivano a incastrarsi perfettamente con situazioni e luoghi a volte improbabili, divenendo una volta posizionati, semplici e naturali. A volte non provocavano alcuna reazione, lasciando il gioco immutato, altre volte lo scombussolavano, semplificandolo all’invero simile, o complicandolo in modo irreparabile, o almeno facendolo sembrare così.

      Una serie di meccanismi e ingranaggi dai quali non possiamo rifiutarci di intrometterci perché così facendo smetteremo di vivere, ma anche allora, quell’ingranaggio continuerebbe nella sua macchinazione, e in modo prestabilito, irromperebbe nella nostra vita in modo semplice o tragico, ma sicuramente inaspettato, magari citofonando alla porta per una promozione pubblicitaria o passando sotto casa portando a spasso il cane.

      Quando però queste coincidenze accadevano nella mia vita, ovvero mi si erano presentate d’avanti, ed io, solamente dopo qualche ora, o qualche giorno, rimembrando su ciò che mi era accaduto, e rendendomene conto a mente lucida, cercavo di darne una spiegazione logica e razionale, e se non ci riuscivo, ovvero ogni occasione, basavo la mia fiducia sul fato, sul destino peccaminoso e crudele che si abbatteva su ognuno di noi. La mia persona si smaterializzava dal corpo e come un burattino comandato da fili invisibili in mano ad una forza superiore, si lasciava guidare e comandare senza nulla potere o nulla fare, se non acconsentire a ogni ordine e movimento impressomi, anche perché se decidevo di intraprendere un’altra strada credevo che la stessa era già stata prestabilita in principio. Insomma tutto ciò che avevo fatto, che facevo, e che un domani avrei fatto, lo immaginavo scritto in un foglio invisibile che potevo solamente scoprirlo giorno dopo giorno. E vedendola sotto questo punto di vista, nulla sarebbe stato nuovo o lasciato al caso e tutto ciò che mi avrebbe circondato, le persone, i paesaggi, gli animali, era parte anch’essi di questo percorso, e volente o nolente non lo potevano cambiare, forse scegliere, anche se quella scelta sarebbe stata esclusivamente e psicologicamente relativa.

      

      

      “Sai, non credevo mi aspettassi.”

      “A dire il vero, nemmeno io. Caspita è passata più di un’ora e non me ne sono accorto, tra un esercizio e un altro il tempo è volato. Ma fatti guardare. Ma tu non dovevi uscire sconvolta, sudatissima e irriconoscibile?”

      “Perché non lo sono?”

      “Beh si, però era per dire che hai rispettato le tue premesse, però sei carina ugualmente.”

      “Grazie, che carino che sei, ma non ci starai mica provando?”

      La domanda mi aveva lasciato, come dire spiazzato, e solamente perché ero già accaldato dalla corsa sul tapine roulant che non arrossì maggiormente.

      “Certo che no, se volevo provarci con te, t’invitavo a cena, non credi.”

      “Ah ecco…vorrei ben vedere.” Esternando un bellissimo sorriso.

      “Hai qualche impegno per questa sera?”

      La domanda mi era uscita schietta e sincera, senza tener conto che non avevo nemmeno i soldi per offrirle una pizza, il massimo che sarei riuscito a permettermi, forse, era un panino al Mc Donalds, sempre che non avesse preso il menù completo. Insomma mi ero inguaiato con le mie stesse mani, per la prima volta, da che la memoria me lo concedeva, speravo che una ragazza non accettasse il mio invito.

      “Che scemo che sei. Comunque sì.”

      Ecco ero rovinato, e ora cosa le avrei detto?

      “Eh…”

      “Ma perché quella faccia? Mi hai chiesto se avevo qualche impegno e ti ho detto semplicemente di sì. Mi spiace. Ora devo scappare, continueremo la conversazione la prossima volta, magari domani se vieni.”

      “Ok. A domani allora.”

      “Buona serata.”

      “Anche a te. Ciao.”

      “Ciao.”

      Mi piaceva. Questo suo atteggiamento cordiale e socievole nei miei confronti, senza sbilanciarsi troppo, e l’aver declinato il primo invito, mantenendo comunque l’argomento aperto per il giorno seguente, garantendomi la sua presenza, era il degno ingegno del sesso femminile. Forse ero io troppo ottimista nei suoi confronti e non capivo come al solito nulla sulle donne, oppure i segnali che mi stava mandando lì stavo percependo perfettamente e dovevo solamente cogliere il momento adatto per farmi avanti.

      

      

      “Che diavolo stavo facendo.”

      Pronunciai a bassa voce tra me e me, forse facendomi sentire dalle persone che passavano lì vicino, le quali effettivamente mi guardarono di sott’occhio quasi fossi uno psicopatico.

      Il mio obbiettivo era incontrare e conoscere “Senna”, cercare di avvicinarlo e in qualche modo agganciare dei minimi contatti con lui, sperando di prenderne confidenza entro poco tempo e invece dopo che Isabel se n’era andata, senza pensarci su due volte, m’andai a fare la doccia prendendo l’uscita sempre con la sua immagine in testa, pensando solamente al giorno seguente, tempo in cui probabilmente l’avrei rivista. Questo sarebbe

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