Apologia della vita politica di F.-D. Guerrazzi. Francesco Domenico Guerrazzi
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Читать онлайн книгу Apologia della vita politica di F.-D. Guerrazzi - Francesco Domenico Guerrazzi страница 19
Intanto i provvedimenti del Governo parevano scarsi ed erano; la fiducia del Ministero nella vittoria, giovanile jattanza; la sfida di guerreggiare una Potenza famosa in armi, e pertinace nei propositi, con sassi e bastoni, fanciullesco vanto. Le armi promettevansi prima senza prefiggimento di tempo, poi a giorno designato e le promesse riuscivano invano; sicchè alla impazienza si aggiungeva il sospetto, al sospetto il furore, e rendevano procellosi tempi già abbastanza turbati. Sopra la fede di commissioni date e di solleciti arrivi, il Generale Sproni livornese, governatore provvisorio di Livorno, e Celso Marzucchi, assessore, promisero le armi a posta fissa più volte, e più volte, loro malgrado, mancarono. Il Popolo notte tempo circonda il Palazzo del Governo, e prorompe in contumelie bruttissime, e in minaccie: tentano ogni via per placarlo, ma il furore vince ogni riguardo; già molto era cotesto, e si temeva peggio: fatto sta, che il Popolo, occupate le porte, impediva la uscita. In tale estremo, o interrogato o spontaneo, chè io non so questo, il Popolo domanda una Commissione di cittadini, affinchè esamini se le incette delle armi sieno vere, ed essendo, ne solleciti lo invio; il conte Larderel, me, ed altri parecchi nominano membri di cotesta Commissione; se il Governo locale assentisse in quel punto ignoro, — chè io stavo giacente in letto per abituale infermità intestinale, inaspritasi, come suole, nella rigida stagione; — quello che so, è, che il Popolo impetuoso mosse in traccia del conte e di me. Percossa duramente la porta, e referitomi quello che da me si volesse, sorgo tosto in piedi, mi getto addosso una pelle, e mi sottraggo per le scale segrete; il Popolo ricusando fede ai servi, che mi dicevano assente, invade la casa, e fruga camere e sale; parte del Popolo stanziava giù nel cortile, sicchè a me era preclusa la via di uscire, nè la condizione delle vesti lo consentiva. Vedendo che il Popolo non se ne andava, e incominciando a travagliarmi il freddo, deliberai tornare in casa, dove arrivato domandai che cosa volessero da me; e uditolo, significai ai circostanti apertamente: la mia salute inferma non concedermi poterli soddisfare; e schivo di subugli, non volere che il mio nome fosse tolto per segno di opposizione al Governo. Allora essi risposero essere appunto il Governo quello che mandava per me, perchè bloccato in Palazzo non rinveniva la via di uscirne. «Se così è, soggiunsi, il Governo scriva, o invii qualche ufficiale, e potendo mi renderò alla chiamata.» Infatti, non andò guari che lo Aiutante Baldanzi venne a invitarmi per parte del Governatore di condurmi al Palazzo, ed io andai. Quivi erano il Governatore, Marzucchi assessore, Bernardi colonnello, ed altri moltissimi, i quali, se io non erro, mi parvero più che mediocremente pensosi di cotesta tempesta popolare. Salutato il Governatore, lo richiesi di quello che da me desiderasse, ed egli non senza qualche commozione rispose: «Io nulla; il Popolo è quello che la vuole.» — «Non è così, risposi; io mi mossi, dacchè ebbi il suo invito, e venni per farle piacere; stando diversamente la faccenda, permetta che io mi ritiri.» Allora egli ed altri con modi cordiali mi esposero la condizione in cui si trovavano, riusciti vuoti di effetto i tentativi per allontanare le turbe tumultuanti; e poichè sembrava che in me ponessero fiducia, mi adoperassi a sovvenirli in quel duro frangente. E con tutto il cuore lo feci. Infermo, curante il freddo che m'inacerbisce i nervi, nel mezzo di una notte d'inverno, forte soffiando il rovaio, vado sul terrazzo, e parlo in questa sentenza: «Il Popolo avere ragione delle armi tante volte promesse, e non mai consegnate, ma non avere ragione di trascorrere a vilipendii, se il mare e i venti contrarii tenevano il naviglio vettore lontano dal porto. Dio dominare gli elementi; non gli uomini. Tutto il momento della lite consistere a verificare se gli ordini per comprare fossero stati dati ed eseguiti. Questo affermare il Governo, e di questo non potersi dubitare; nonostante, la Commissione riscontrerebbe, profferendo il Governo ogni schiarimento desiderabile, e darebbe fedele ragguaglio il giorno prossimo. Per ora non rimanere altro che ritirarci nelle nostre case, obliando gli avvenimenti deplorabili della serata.»
Il giorno veniente mi condussi, per tempo, appo il Generale Sproni, al quale mi legavano vincoli di cittadinanza e di benevolenza (e come i primi non si possono, così confido che neanche i secondi siasi voluto sciogliere in questa procella), e con parole aperte gli favellai: la sera innanzi essermi mosso unicamente per aiutarlo a tôrsi dalla difficoltà nella quale versava; la mia salute, le condizioni di famiglia, il desiderio, e il bisogno di vita pacata dissuadermi da prender parte in cotesti ravvolgimenti. Ma il Governatore, a grande istanza, mi pregava a non ritirarmi dalla Commissione: stessi sicuro; del mio buon volere informerebbe il Governo; lo aiutassi a ricomporre in quiete l'agitata città. Sopraggiunse il Venturi assessore, e mi animava con simili conforti a rimanermi con loro; ogni dubbio deponessi dall'animo: «Ed io, egli dicevami, mi pregio di onestà, e tu da molti anni mi conosci; sicchè non vorrei nè potrei indurti a cosa che ti scemasse reputazione o ti arrecasse danno.» Persuaso a non dimettermi, esposi loro i miei pensieri per trovare modo che la città posasse; e prima di tutto si voleva mettere a parte della Commissione certe persone, che, da qualche tempo, procedevansi piuttosto che poco amorevoli, avverse; e così togliere a un punto le gozzaie tra spettabili cittadini, e lo esempio al Popolo della discordia.[66] — Inoltre, ad impedire il rinnuovarsi dei tumulti, appellati dimostrazioni, che precidendo ogni nervo allo Stato facevano il governo impossibile, la Commissione i desiderii del Popolo ascoltasse, e ne riferisse al Governo in forma di supplica o di petizione. Il Popolo poi avrei desiderato che non si presentasse tumultuante alla Commissione, ma col mezzo di deputati eletti a conferire. Sembravami questa medicina acconcia al male, perchè considerava come il Popolo avesse preso il costume di assembrarsi in moltitudine, ed una volta raunato, gli agitatori